25

929 39 3
                                    

Poco dopo ci sedemmo su una panchina con su incise un mucchio di cose, dalle parolacce, agli insulti alle dediche d'amore. Alcun lettere sono incorniciate da cuori e immagino che queste persone ora siano insieme e felici. Perché è quello che auguri ad ogni persona: la felicità. Il questo mondo però credo che nessuno ne voglia per me perché sono costantemente triste.

JUSTIN'S POV

Avevo lasciato da sola qualche secondo Madison per andare a prendere il mio skate in auto e ora stavo tornando silenziosamente da lei per farle uno di quei ridicoli scherzetti che faccio ai miei fratelli coprendole la faccia con le mani.

Arrivai dietro alla panchina su cui è seduta e misi delicatamente le mie mani sui suoi occhi. Subito si allarmò e sussultò, ma poi si tranquillizzo.

"Chi sei?" chiese ridendo.

Non le risposi ma le scostai una ciocca di capelli dall'orecchio e mi avvicinai.

"Dimmelo tu" dissi sussurrando per poi soffiarle nell'orecchio.

La faccia che fece in quel momento era assolutamente da foto. Un misto tra ribrezzo e spavento, ma con anche un pizzico di divertimento.

"Justin!" mi rimproverò lei e nel momento in cui si voltò mi fulminò con lo sguardo. Oh oh. Corri Justin, pensai. E così feci.

"Questa mela paghi!" gridò lei e cominciò ad inseguirmi. Era anche abbastanza veloce, ma io di più. Dopo aver corso per qualche metro in tondo, mi accovacciai dietro a un cespuglio per tenderle un agguato. Che bambino che sei oggi Justin. Forse.

"Justin dove sei?" urlò lei. Mi misi una mano sulla bocca per trattenere le risate. Era davvero una scena comica.

Ad un tratto sparì dal mio campo visivo e pensai che stesse venendo da questa parte così mi preparai a scattare, ma improvvisamente sentì due mani sulle mie costole e dopo un momento di confusione mentale, iniziai a ridere per il solletico.

"Telo avevo detto Justin" mi disse mentre continuava a torturarmi. Non riuscivo a parlare e chiedergli di smetterla, ma poi si fermò e mi guardò con aria di sfida.

"Ti arrendi?" chiese.

"Mai" le risposi e prima che potesse rimettermi le mani addosso mi fiondai su di lei e poco dopo mi ritrovai a cavalcioni su di lei.

Le feci il solletico per un po', ma non era tanto per dispetto, forse lo facevo solamente per vederla ridere. Aveva una bella risata. Dolce e vellutata.

Poi, mi persi ad osservare il suo volto e senza rendermene conto le mie mani smisero di muoversi. Osservavo il suo volto e notai quanto fosse pallida la sua pelle. Aveva qualche lentiggine sulle guance, le labbra si muovevano affannate per respirare e i suoi occhi mi guardavano pieni di desiderio.

Posai le mie labbra sulle sue e subito sussultò. Le succhiai il labbro inferiore e approfittai del momento in cui le sue labbra si schiusero per infilarvi dentro la mia lingua. Ora le nostre lingue erano unite e sembravano danzare a ritmo di una canzone. Aveva un sapore così dolce che a confronto con la mia bocca senza la sua lingua pareva acida.

La guardai intensamente qualche secondo negli occhi e poi con un colpo d'anca lei ribaltò le posizioni e mela trovai a ridere sopra di me.

"Ho vinto" gridò lei contenta. Ma cosa era successo? Tre secondi fa ci stavamo baciando e ora mi ride in faccia. Ma la sua risata è talmente bella e rara che potrei farmi prendere in giro da lei a vita per di sentirla.

Dopo qualche istante mi alzai e notai la mia erezione. Magnifico! Non credo che la noterà e poi tra qualche minuto sparirà, credo.

Dopo qualche istante passato a scambiarci occhiate e sorrisetti, andai a riprendere il mio skate.

Il cantante che entrò dalla mia finestraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora