Quant'è piccolo il mondo visto dall'alto, le persone sembrano più piccole di formiche, e la terra è lunga, sembra infinita, ma so che sto per andare su un enorme isola, quindi, prima o poi la terra dovrà finire. Già, l'Inghilterra mi aspetta, così come mi aspetta l'altra parte della famiglia che non vedo da molti e molti anni.
I miei pensieri vengono interrotti da mio fratello che mi richiama all'attenzione --Jessie, ci sei, dobbiamo allacciarci le cinture, stiamo per scendere!
--Si, ci sono Nate.
Allaccio la cintura e metto a posto le cuffiette e spengo l'ipod. Subito mio fratello inizia a parlare, ma perché, non poteva continuare a dormire!
--Com'è secondo te?
--Cosa?-- chiesi guardandolo, devo ammettere che mio fratello non è per niente male, è alto, con capelli castani chiari e occhi dello stesso colore dei capelli.
--L'Inghilterra.
--Non lo so, da come la descrivono mamma e papà sembra bellissima, ma noi di certo non la possiamo ricordare, quando ce ne siamo andati avevamo uno e due anni.
Mio fratello è un anno e mezzo più grande di me, e siamo molto uniti, gli voglio molto bene, ma a volte è troppo iperprotettivo nei miei confronti, ma so che lo fa solo per il mio bene. I nostri genitori ci hanno cresciuto come fossimo gemelli, quello che faceva lui lo facevo anche io, e questo ci ha uniti ancora di più.
--Jess, siamo arrivati!-- disse euforicamente mio fratello --Muoviti a prendere le tue cose!
Presi il mio zainetto e controllai di aver preso tutto quanto. Scendemmo dall'aereo e ci dirigemmo a prendere i bagagli, mio padre e mio fratello erano davanti e stavano facendo un'interessante discussione su quali fossero le squadre di calcio più brave europee, mentre io camminavo in silenzio con mia madre.
--Jess, sei emozionata?
--Un pò.
--Andrà tutto bene, ne sono sicura-- disse lei abbracciandomi con un braccio --Amore, mi passi la mia valigia?
Mio padre allora le prese la valigia, mentre mio fratello mi passava la mia.
--Hai detto a tuo fratello a che ora sarebbe atterrato l'aereo?
--Si, mio fratello sta già fuori l'aereoporto, mi ha appena inviato un messaggio.
Mio zio, Jonathan, il fratello di mio padre sarebbe venuto a prenderci, per portarci a casa sua a conoscere la sua futura moglie. Mia zia morì dodici anni fa, per causa di un tumore, e sono molto felice che mio zio abbia finalmente ritrovato la felicità.
--Jessie, muovitiiii!
Mio fratello mi prese per un braccio e mi iniziò a trascinare fuori dall'aereoporto. Lì fuori c'era mio zio che ci aspettava, non lo vedevo da tre o quattro anni, cioè da quando ci è venuto a far visita in Italia.
--Jason, da quanto tempo.-- disse mio zio abbracciando mio padre.
Poi abbracciò mia madre --Sei sempre più bella, Rose.
Passò dopo a mio fratello --Da quanto tempo e quanto sei cresciuto!
E infine a me. --Però, non pensavo diventassi così bella! Se fossi in te Jason, la terrei chiusa in casa!
--Ho provato, ma la madre me l'ha impedito.
Mia madre tirò un piccolo schiaffo sul braccio di mio padre, ma lui è sembrato quasi non accorgersene. Entrammo nella macchina di mio zio e ci dirigemmo verso il centro di Londra. Mio zio abitava in una piccola villetta, non molto grande vista dall'esterno, ma l'interno era fantastico. Era abbastanza moderna e molto grande.
Appena entrati, mio zio urlò.--Theresa, siamo in casa.
La futura moglie di mio zio abitava con lui da circa due mesi. Dalla cucina uscì una signora bellissima, era poco più bassa di me,e aveva capelli biondi scuri e occhi verdi, indossava un grembiule da cucina e da quello capii che prima stava cucinando.
Mio zio passò subito alle presentazioni. --Lei è Theresa, Theresa loro sono Jason, Rose, e loro due sono i miei nipoti Nathaniel e Jessamine.
--Piacere.
--C'è da dire una cosa però-- disse mia madre a Theresa --Loro due non stravedono per i loro nomi, quindi chiamali Nate e Jess.
--Non è che non stravediamo per i nostri nomi --Si difese mio fratello --Solo che non sono molto adatti a due ragazzi della nostra età.
--Nate, Jess, perché non andate fuori in giardino?-- disse mio zio, poi si rivolse a mio padre --Noi andiamo in salotto.
--Noi due andiamo in cucina-- disse Theresa trascinando mia madre. --Così potremmo conoscerci meglio no?
--Certo!
Theresa era simpaticissima, aveva un sorriso bellissimo, si vedeva che era socievole.
--Andiamo Jess!
Andammo fuori al giardino di mio zio e subito trovammo qualcosa da fare.
--Jessie, ho trovato un pallone da calcio!
Mi avvicinai a lui e iniziai a calciare il pallone. --Prendi il pallone se ci riesci!
Iniziai a correre, e mio fratello provava in tutti i modi a prendere la palla.
--Jess, mi arrendo, non ce la faccio più!
--Non ci casco, ti conosco troppo bene da sapere che è tutta una scusa!
Si stese per terra allora io buttai il pallone dall'altra parte e mi misi sdraiata con la testa sul suo petto. Eravamo stesi sull'erba, era estate, ma qui non faceva caldo, si stava bene.
--Perché domani non ci andiamo a fare un giro?
--E con chi Nate, io e te?
--Perché no?
--Vabbe.
--Dai riprendiamo a giocare. --Si alzò e mi porse la mano, ma io mi alzai senza il suo aiuto. --sto io in porta!
--Preparati a non vedere la mia palla!
--Disse il ragazzo che non riesce mai a fare goal!
--Vedremo!
Giocammo per una mezz'oretta quando un ragazzo uscì in giardino.
--Che state facendo con il mio pallone?
Era un ragazzo che non avevo mai visto in vita mia. Era alto dieci centimetri più di me, aveva degli occhi chiari e i capelli marroni. Era muscoloso e indossava una canottiera con dei pantaloncini. Con lui c'era un altro ragazzo alto come me, anche lui aveva gli occhi chiari, ma i suoi erano celesti.
Subito mio fratello si giustificò --Non sapevamo fosse tuo...
--E poi che ci fate a casa mia?
Casa sua? --Casa tua?
--Si, casa mia.
Mentre lo disse si passava una mano tra il ciuffo castano che aveva. C'erano però molte cose che non capivo ancora di lui, numero uno, perché diceva che era casa sua??
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Sei uno stronzo, ma ti amo.
Teen FictionNon sapevo che la cosa che mi mancava fossi tu, un ragazzo così arrogante quanto dolce, così bello quanto egoista, così altruista quanto stronzo. Mi hai rubato il cuore, però hai capito che quello era l'unico modo per farti amare. Non ti sopporto, m...