-Come mai sei qui?- mi chiese James che era sdraiato accanto a me sul suo letto.
-Io e mia mamma abbiamo aiutato la tua a fare i segnaposti per il matrimonio e restiamo qui a mangiare, allora tua mamma mi ha chiesto di venirti a svegliare.-
-E' stato il risveglio più bello di tutti--Sentii le mie guance arrossire e lui subito iniziò a prendermi in giro--Come sei bella pomodorino.
--Ma tu e mio padre vi siete messi d'accordo per chiamarmi ambi due allo stesso modo?
--probabile, ma sei bellissima quando diventi rossa.-- fece un attimo di pausa e poi continuò --Tipo ora, ma non ti senti di andare a fuoco?
Scoppiammo a ridere e io gli tirai uno schiaffetto sul braccio --Stupido!
--Il tuo stupido!-- mi baciò, e in quel momento entrò Theresa.
--Che belli che siete, ma è meglio che voi scendiate a mangiare!
Theresa uscì dalla stanza e James riniziò a prendermi in giro.
--Sei ancora più rossa di prima.
Si alzò dopo avermi dato un bacio, si mise una maglietta e mentre la metteva gli dissi.
--Comunque mi piace questo James.
--Anche a me, ma non riuscirò mai ad essere così.
Mi avvicinai a lui, presi la sua testa tra le mie mani.
--Basta che provi, anche sbagliando prima o poi riuscirai ad essere come vuoi essere.
--Okay.
Andammo in silenzio in cucina e trovammo Theresa e mia mamma mentre mettevano i piatti a tavola.
--Buongiorno James-- disse mia mamma --Jess, ti ho messo il piatto lì, Theresa di voleva mettere il doppio della pasta.
--Basta e avanza quella, anzi è anche tanta.
--Ma non è niente!-- disse James.
--Io non mangio tanto.
--Non si è mai riuscita a finire una pizza!-- disse mia mamma.
Mangiammo in silenzio, e ogni tanto James rispondeva male alla mamma, e io gli mandavo occhiatacce e lui chiedeva subito scusa.
--James, oggi devi andare a lavoro?-- gli chiese la mamma. Lavoro? Non sapevo lavorasse, ma in fondo sarebbe strano il contrario.
--Si, ma devo andare solo due ore, dalle quattro alle sei.
--Ah okay, ceni qui?
--Non lo so poi ti faccio sapere.
Dopo questa breve conversazione ricalò il silenzio, pure perchè avevamo finito di mangiare. Allora mi alzai e iniziai Theresa a sparecchiare.
--Non ti preoccupare facciamo tutto io e tua mamma, voi due andate.
Detto questo Theresa prese il piatto dalle mie mani e lo mise nella lavastoviglie. James allora mi prese per mano e mi portò in camera sua. Mi misi seduta sulla sedia alla sua scrivania e lui sul letto.
--Che lavoro fai?-- gli chiesi girata di spalle.
--Sapevo che me l'avresti chiesto-- Poi fece una piccola pausa --Lavoro in una palestra, così lavoro e mi posso tenere anche allenato, anche se ultimamente mi alleno poco, forse dovrei riprendere i ritmi dei primi tempi.
--Come ti allenavi i primi tempi?
--Passavo tutto il mio tempo in palestra o con gli altri, non stavo mai a casa.
--Capito. E ora?
--Passo più tempo di prima, da quando vivo qui avrò mangiato massimo dieci volte qui.
Restammo in silenzio. Lui si andò a fare una doccia, mentre io guardai la sua camera. Aprii qualche cassetto e trovai un vecchio album di foto. C'era lui circa otto, nove anni fa. Lui che suonava la batteria, la chitarra, lui con un completino da calcio, lui che tirava un pallone in porta. Lo vedevo felice, avrà avuto di e no sedici anni, non di più, forse di meno.
--Che guardi?-- mi girai di scatto e lo vidi in pantaloncini con i capelli bagnati.
--Ho trovato quest'album e lo stavo vedendo.
--Sono tutte foto di quando avevo quindici anni, sono passati otto anni ormai, non ricordavo neanche di averle.
--Suoni la chitarra?
--Si, l'ho iniziata a suonare a otto anni.
--E la batteria?
--A undici.
--Per quanti anni hai giocato a calcio?
--Tredici anni.
--Wao.
--E tu quanti anni hai fatto di calcio?
--Dieci, e dodici di danza.
--Wao.
Continuammo a parlare, fino a quando lui non dovette andare a lavoro, e io allora mi andai a fare un giro. Misi le cuffiette all' iPod e iniziai a camminare per Londra. Trovai successivamente una panchina vuota e mi misi seduta con le gambe incrociate.
Ad un certo punto mi si avvicinò un bambino di circa 5 anni che piangeva.--Ei piccolo, che hai fatto?-- dissi togliendomi le cuffiette.
--Ero... mi sono per... mia sorella-- disse piangendo, non avevo capito niente.
--Piccolo, vieni qui-- lo presi in braccio e lo misi sulle mie gambe --Calmati, spiegami tutto.-- gli asciugai le lacrime e lui parlò.
--Ero con mia sorella in giro-- iniziò singhiozzando --e non l'ho trovata più--
--Com'è tua sorella?
--Ha i capelli come i tuoi. Ed è più o meno come te, ma è più bassa.
--Jason!-- disse una ragazza correndo venendo verso di noi.
--Emma!-- il bimbo scese e abbracciò la ragazza.
--Grazie mille -- disse la ragazza verso di me.
--Di nulla, tuo fratello è così carino!
--Io sono Emma.
--Io sono Jess.
--Ultimamente sono molto distratta-- disse lei sedendosi vicino a me.
--Se vuoi ti puoi sfogare, è sempre meglio parlare con gli sconosciuti.
--Jason, perché non vai a giocare alle altalene? --il bambino corse subito via. --Mia mamma è morta partorendo mio fratello e mio padre non c'è mai. Penso abbia un'altra donna. E io devo badare a lui e in più lavorare.
--Mi dispiace.
--E tu? Come mai una ragazza come te è qui sola soletta?
--Il mio ragazzo è a lavoro, vivo in questa città da meno di una settimana, mio fratello ha già una fidanzata e l'unico amico che ho è innamorato di me e mi sento in disagio.
--Ti capisco.
Restammo a parlare per un'oretta, poi ci scambiammo i numeri e ognuna di noi andò per la sua strada.
Spazio autrice
Ciao! So benissimo che questo capitolo fa schifo, ma ho poche idee e questo capitolo è di passaggio.
La vera storia sta iniziando!
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Sei uno stronzo, ma ti amo.
Teen FictionNon sapevo che la cosa che mi mancava fossi tu, un ragazzo così arrogante quanto dolce, così bello quanto egoista, così altruista quanto stronzo. Mi hai rubato il cuore, però hai capito che quello era l'unico modo per farti amare. Non ti sopporto, m...