Capitolo 7

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Venne verso di me, aprì il camerino e mi ci mise con forza dentro, poi lo chiuse e venne vicino a me, si avvicinò a me, troppo vicino a me. Mi baciò, un bacio pieno di passione, mi sembrò durare un infinità, mentre durò meno di un minuto. Avevo mille farfalle che volavano nel mio stomaco, le mani mi sudavano e non sapevo cosa fare, una parte di me, quella più cosciente, voleva staccarlo e tirargli uno schiaffo talmente forte da far rimanere l'immagine della mia mano stampata sulla sua guancia per ore; il mio cuore però vinse infatti continuai il bacio, sperando però in futuro di ricevere spiegazioni sulla sua bipolarità. Ci staccammo da quel bacio nel momento in cui sentii due voci, mia mamma e quella di James.

--Tesoro in che camerino sei?-- disse mia mamma, poi entrò nel mio e continuò la frase --Com'è bello quel vestito!

--Sei bellissima, Jess.

--Infatti lo è.-- disse James. E come prima né io né Theresa potevamo credere all'affermazione di James.

--G...grazie-- balbettai io diventando un pomodoro.

--Prendi questo allora?-- chiese mia mamma.

--Se dite che mi sta "così bene" allora lo prendo.

--Levalo che lo portiamo alla cassa, tu James aspetta qui con lei.-- disse Theresa.

James si mise così seduto al suo posto di prima, mentre io mi levai il vestito, lo passai a mia madre o a Theresa, non vidi bene e mi vestii.

--Sei vestita?-- chiese James.

--Mi mancano solo le scarpe da mettere e ho fatto.-- una volta che dissi questo James entrò.

--Ti devo delle spiegazioni no?

--Si, si--

--La verità è che provo qualcosa per te, ma tu mi rendi fragile, sentimentale, e io non sono mai stato così capito? Te l'ho detto l'altra volta, io sono uno stronzo, non sono abituato a sdolcinatezze o roba del genere, non me ne frega delle ragazze.

--Ah.-- mi ero solo illusa, non ci potrà mai essere qualcosa.

--Ma con te è 'diverso!

--In che senso?

--Tu mi spingi ad essere migliore, vorrei proteggerti da tutto quello che ti fa rattristare e piangere-- riprese fiato e poi continuò --Ma so che sono io la causa principale della tua tristezza.

--James, ognuno di noi può diventare ciò che vuole, se tu vuoi essere uno stronzo fai tu, ma se vuoi migliorare scaccia via i pregiudizi che hai su te stesso e vivi la tua vita, mostra il vero te, poi se sei uno stronzo come dici cavoli tuoi!

--E' che io non ce la faccio Jessie-- Il mio nome pronunciato da quella bocca, lo rende ancora più bello. Nessuno eccetto la mia famiglia mi aveva mai chiamato così.-- Ti prego aiutami, piccola.-- Mi aveva veramente chiamato piccola?

--E come dovrei fare?

--Amarmi.

--Fino a ieri mi dicevi di dimenticarti e ora mi dici di amarti?

--Ti prego-- stava piagnucolando ora.

--James, io non faccio che pensare a te, ma non mi riesco proprio a fidare del tuo atteggiamento bipolare-- stavo urlando, non tanto forte, ma quasi --Se vuoi la mia fiducia, la devi guadagnare.

--Farei di tutto pur di migliorare, io prima non ero così, ci sono diventato!

--Cosa?-- ora mi doveva altre spiegazioni.

--Beh diciamo che...

--Ragazzi, ci siete? Dai su che dobbiamo andare-- disse mia mamma.

--Si eccoci-- dissi io. 

Uscimmo fuori dal negozio e posammo i vestiti in macchina. 

--Che ne dite di andare a mangiare tutti insieme? E' già ora di pranzo-- propose Theresa.

-- Va bene!--disse mia madre.--Ragazzi, per voi va bene?

--Si, ma prima devo finire un discorso con Jess.--Disse James.

--Okay, noi iniziamo ad andare a quel ristorante di fronte, ordiniamo anche per voi, tanto penso che conosciamo i vostri gusti.--Disse Theresa.

--Grazie.

Le mamme entrarono nel ristorante e James prese la mia mano e mi girò verso di lui.

--Sai com'è morto mio padre?--

--Emh, no--

--Mio padre mi picchiava, e spesso faceva lo stesso con mia madre, ero timido prima, poi ho dovuto mettere una corazza che non riesco più a levare!-- scoppiò a piangere e io lo abbracciai, era così fragile in quel momento.

--Se non vuoi continuare, non ti preoccupare, capisco...

--Devo, penso mi faccia bene aprirmi.-- sciolse l'abbraccio-- Mio padre aveva un'altra donna, lo beccai a fare cose "brutte" con lei, a casa mia mentre mia madre era a lavoro.

--Mi dispiace, ma com'è morto tuo padre? Se posso?

--Mia mamma ha pensato di denunciarlo, lui ha provato ad ucciderla -era un poliziotto e quindi aveva una pistola- l'ha mandata in coma e quando hanno scoperto che era stato lui, non appena mia mamma si è svegliata, gli stavano per levare il lavoro, e in più mandarlo in carcere per tentato omicidio, e si è ucciso

--E tu hai visto e vissuto tutto questo?

--Si.--Scoppiò in lacrime.

--Quando ti ho vista -penso sia stata amore a prima vista- e mi sei subito piaciuta-- fece un piccolo sorriso e mi accarezzó una guancia --So che tu mi puoi rendere migliore, ti prego.

--Emh... io ...non..

--Ti prego, lo so che anche tu provi qualcosa per me! Stammi vicino, non allontanarti, è difficile sopportarmi, lo so, ma fallo, forse un giorno potrei essere un uomo migliore, ma solo con il tuo amore potrei esserlo!

--Va bene.

Lui mi baciò.

--Ma ora di preciso cosa siamo?-- chiesi io.

--Giusto, Jessie, "proviamo" a stare insieme?

--Si.

Lo abbracciai e lui mi prese in braccio e mi fece fare un giro, come nei film. Entrammo nel ristorante, e le nostre mamme non ci fecero domande, meglio così, visto che non avrei saputo rispondere. Una volta finiti dal ristorante io andai a prendere la macchina insieme a James.

--Questa sera usciamo okay? Gli altri me l'hanno chiesto, e l'altra volta con te non è stata tanto male!

--Va bene!

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