Blair
Non volevo pensarci troppo. Lo fermai. Gli presi la mano e lui si girò subito portando lo sguardo sulle nostre mani. Lui era incredulo e io davvero in imbarazzo poiché mi guardava dritto negli occhi, ma sapevo che era la cosa giusta da fare.
Iniziai ad avvicinarmi sempre di più: riuscii a sentire il suo respiro sulla mia pelle; il mio cuore per un attimo si fermò, tutto intorno a noi sembrò essere fermo, tutto era in pausa, tranne noi due. I riflettori questa volta puntavano su entrambi.
Presi l'iniziativa e mi feci avanti. Le nostre labbra si stavano per incontrare quando degli squilli interruppero il momento fiabesco e entrambi abbassammo lo sguardo sbuffando.
"Louis, dimmi" risposi alla chiamata di mio fratello, fatta con un tempismo a dir poco perfetto.
"Blair devi correre qui, immediatamente" Louis si trovava a casa nostra e il suo tono era alquanto preoccupante
"Che succede Louis? Mi fai paura"
"Tu pensa a venire il prima possibile" e con queste parole mi abbandonò a tutte le mie paure.
"Luke, era Louis" il mio respiro iniziò a diventare sempre più profondo e affannato fino a quando non iniziai ad ansimare e caddi a peso morto sul letto. Stavo avendo un piccolo attacco di panico.
"Blair, che succede?" si sedette sul letto di fianco a me e mi prese la mano per incitarmi a parlare.
"Ha-ha detto c-che devo correre lì immediatamente. Ho paura Luke. E se è successo qualcosa di grave?"
"Innanzitutto respira. Ti accompagno io. Resterò tutto il tempo con te, non ti preoccupare." annuii, cercando di fare dei respiri profondi, dopodiché mi alzai, presi la borsa e insieme uscimmo dalla stanza e ci recammo in presidenza per chiedere un permesso di uscita.
"Louis, io sto arrivando. Dimmi solo una cosa: è mamma?" sentii un lungo silenzio dall'altra parte del telefono e capii subito la risposta.
Appena arrivammo a casa mia, corsi verso la porta d'ingresso e bussai ripetutamente finché mio padre non venne ad aprirci. Non lo salutai, entrai e corsi spedita verso la stanza dei miei genitori.
"Mamma" mi sedetti affianco a lei, che era distesa sul letto. Cercai di trattenere le lacrime, ingoiando il dolore. Bruciava così tanto.
"Tesoro" mi salutò sorridente, come se non le fosse successo nulla. La ammiravo per questo, aveva una forza incredibile, invidiabile per meglio dire; ha sempre affrontato la vita con il sorriso stampato sul viso, non facendo pesare nulla alle persone intorno a lei e per me era una capacità innata.
"Mi hai fatto prendere un bello spavento" Vederla in quelle condizioni faceva male: un dolore che mi prendeva nel petto e si divulgava man mano in tutto il corpo
"Posso?" chiese Luke, gentilmente, sulla soglia della porta. Sentii lo sguardo di tutti i miei familiari addosso e in quell'istante ero estremamente imbarazzata.
Feci cenno a Luke di entrare e si mise in un angolino della stanza ad osservare mia madre, che lottava sorridente tra la vita e la morte.
"Ragazzi non pensate a me, a voi piuttosto come sta andando a scuola?"
"Mamma, sei seria?" chiese Louis incredulo; io non ero affatto stranita, mia madre era fatta così, noi per lei eravamo la cosa più importante della sua vita e anche in quelle circostanze era capace di concentrare le sue attenzioni su di noi.
"Be' mamma, lui è Luke, un ragazzo che viene nel nostro stesso college" lo indicai e lui si affacciò sorridente, dopodiché si avvicinò e si sedette affianco a me, prendendomi la mano e incrociando le nostre dita
"Ciao Luke, piacere di conoscerti!" disse mamma, tra un colpo di tosse e l'altro. Le accarezzai il viso e le porsi un bicchiere d'acqua.
"Piacere mio, signora Tomlinson"
"Va bene Hemmings come vuoi, ma a me piacevi di più nell'angolo in disparte, dall'altro lato della stanza" sorrise ironicamente mio fratello, indicando il punto della camera in cui si trovava prima Luke.
"Lou, lui è qui per tua sorella non per il comodino della mia stanza" rispose mia madre facendo scoppiare tutti in una risata.
"Lauren, tesoro, è arrivata l'ora di andare in ospedale" ed ecco che mio padre fece la sua entrata, riportandoci alla realtà: era tutto troppo bello per essere vero.
"Aspetta mamma, ti aiuto io" la aiutammo ad alzarsi e insieme la accompagnammo verso la macchina.
"Papà veniamo anche noi, ti seguiamo con la macchina" avvisò Louis nostro padre "Bene Blair tu vieni con me, Luke tu hai la macchina, giusto?"
"Che ne dici se andiamo tutti e tre con una sola macchina?! Forza muoviti, non è il momento di fare il geloso" imprecai contro mio fratello, trascinando entrambi verso la macchina...
Arrivammo in ospedale ed eravamo tutti in attesa che la mamma finisse la sua chemioterapia giornaliera.
"Cos'ha di preciso?" mi chiese Luke sedendosi nuovamente accanto a me
"Leucemia" risposi secca.
Continuai a picchiettare ripetutamente il piede sul pavimento e a mangiarmi le unghie, finché Luke non poggiò una mano sopra la mia gamba per bloccarla e subito dopo mi scansò la mano dalla bocca, ormai rovinata.
"Stai tranquilla" si fermò a guardarmi: lo vidi scrutare ogni mio movimento, finché non riprese a parlare "proviamo a parlare d'altro: di noi, per esempio."
"Di noi?!" chiesi stupita, non era uno dei miei argomenti preferiti.
"Cosa avresti fatto se non fosse squillato il cellulare?" dopo aver captato la sua domanda andai in panico: cosa avrei fatto? Lo avrei baciato. Ma non avrei mai avuto il coraggio di ammetterlo.
"Non saprei, forse ti avrei ringraziato, non ricordo cosa volessi fare" risposi fingendo di aver dimenticato la mia immensa voglia di baciarlo.
"Se lo dici tu.." rispose con aria dubbiosa
"Cosa vuoi insinuare, Hemmings?"
"Solo che n-" mentre Luke mi stava per rispondere, mamma uscì dalla stanza insieme all'infermiere...
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Kiss me
FanfictionQuesta è la storia di due ragazzi, Blair e Luke: Blair è una ragazza di diciotto anni dall'animo buono e sincero, e, come ogni adolescente, in cerca del vero amore. Luke è un ragazzo di diciannove anni, chiuso, scontroso, con un passato ignoto alle...