19. Verità

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Una dannata pistola.

‹‹Cazzo›› esclamò Jader. ‹‹Ehi...›› me la tolse dalle mani e io mi spostai vicino alla porta, mettendo distanza tra noi.

Stava succedendo tutto troppo velocemente. Ero stata in quel bar e avevo visto che effetto faceva a quei ragazzi sentire il nome di Jader. Anche se mi aveva appena detto di frequentarlo raramente, tutto quello che mi aveva raccontato Teo sembrava avere ancora più senso ora che avevo scoperto la pistola. I ragazzi normali non se ne andavano in giro con le pistole. Probabilmente anche se si possedeva un regolare porto d'armi era illegale portarsele in giro.

Dio, la testa stava per esplodermi.

‹‹Perché vai in giro con una pistola? Che cosa sei, me lo spieghi? Un criminale?››

Jader mi fissò negli occhi e mi sentii gelare fin dentro le ossa. Capii che stava per dirmi la verità. E che non mi sarebbe piaciuta.

‹‹Sì.››

Rimasi per qualche secondo smarrita. ‹‹Sì, cosa?››

‹‹È così. Sono un criminale, un delinquente, un mafioso... Chiamami come ti pare.›› Le sue parole suonarono dure, rabbiose.

‹‹Che stai dicendo, Jader, mi stai prendendo in giro?››

‹‹Vuoi sapere cosa faccio? Vuoi sapere se quello che ti ha detto il tuo amico è tutto vero? Sì, è così. Gestisco io il traffico di droga in questa maledetta città. Faccio anche il lavoro sporco per il mio capo.››

‹‹Uccidi le persone?››

‹‹No. Ma qualche volta ci sono andato vicino.››

Rabbrividii. ‹‹Jader, perché mi stai dicendo queste cose?››

‹‹Non era quello che volevi sapere? Quello che faccio?››

‹‹Sì, ma tu non fai davvero quelle cose.››

‹‹Oh, sì invece.››

‹‹Chi diavolo sei, me lo spieghi? Perché... La persona che conosco io non farebbe mai una cosa del genere.››

Jader aveva la mascella serrata, così serio non lo avevo mai visto. Ma a quelle parole si voltò a guardarmi e sembrò addolcirsi.

‹‹Sono sempre io.››

‹‹Sai, mi sembra di non conoscerti affatto.››

Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi e ad un tratto non riuscii più a controllarle. Quella distanza tra noi mi stava uccidendo, avrei tanto voluto che mi abbracciasse e mi dicesse che era tutto uno scherzo ma la realtà era quella.

Lui era un malvivente e tra noi era finita.

Con un gesto nervoso le asciugai e distolsi lo sguardo da lui.

Jader mi accarezzò la guancia umida ma mi ritrassi.

‹‹Ti prego Dafne, non piangere. Mi fa male vederti così.››

‹‹Perché non me lo hai detto subito? Non avresti dovuto nascondermi una cosa così grande.››

‹‹Perché?›› rise amaramente, ‹‹perché mi sono innamorato. Non volevo che mi guardassi come stai facendo ora. Non volevo perderti. Tu... sei la cosa più bella che mi sia capitata.›› Mi sorrise ancora, un sorriso triste. Si passò le mani tra i capelli. ‹‹Lo sapevo che avrei dovuto dirtelo, ma speravo... di riuscire a mettere a posto un po' di cose prima.››

Sospirai e rimasi in silenzio per un po'. ‹‹Vorresti dirmi che stavi pensando di cambiare vita?››

Jader scosse la testa. ‹‹Non posso prometterti che succederà. Se non vuoi più avere a che fare con me, lo accetto. Lo comprendo.››

‹‹È così Jader. Io non so più chi sei. Mi hai appena detto che sei uno spacciatore, che minacci le persone. Non voglio stare con una persona così.››

Scesi dalla macchina. Se fossi rimasta un secondo di più mi sarei gettata tra le sue braccia. Anche Jader fece lo stesso. Era a pochi centimetri da me.

‹‹Dafne...›› Sollevò la mano, come a volermi accarezzare ma la lasciò ricadere lungo il fianco. ‹‹Non volevo ferirti. Mi odio per quello che ti ho fatto.››

Rimanemmo pochi istanti a guardarci negli occhi. Istanti carichi di dolore.

‹‹Addio Jader.››

Mi incamminai verso casa e non mi voltai più indietro.


Non lasciarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora