22. Giustificazioni

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Avevo la testa confusa, come se fossi stata reduce da una sbornia colossale.

Non sarei andata all'università quel giorno, però avevo bisogno di uscire; in casa rischiavo di impazzire.

Jader era andato avanti con la sua vita, io invece faticavo, e non poco, a dimenticarlo.

Mi faceva rabbia tutto questo. Lo odiavo. Odiavo me stessa per avergli permesso di entrare nella mia vita.

Ignorai i messaggi di Vicky che mi chiedeva se avessi voglia di passare la giornata insieme. Non ne avevo.

Saremmo finite a parlare di Jader, di quello a cui avevamo assistito la sera precedente e io non volevo. Anche se quelle immagini le avevo stampate nella mente e si ripetevano in un loop infinito.

Dopo pranzo andai in libreria da mia madre. Girai tra gli scaffali, presi qualche libro a caso e lo sfogliai. Era una di quelle giornate senza senso e non vedevo l'ora che terminasse.

Chissà quanto tempo ci vuole per scrivere un romanzo, pensai.

‹‹Tesoro, oggi non vai all'università?››

Alzai lo sguardo e incontrai quello preoccupato di mia madre. Forse la stavo esasperando con quel mio girovagare. Riposi il libro che avevo in mano e mi avvicinai alla porta.

‹‹No, oggi no. Vado al bar...››

Una motocicletta si era fermata dall'altro lato della strada. Il ragazzo, ancora in sella, aveva tolto il casco e voltato la testa in direzione della libreria.

Jader.

Proprio lui. Di nuovo.

Mi seguiva davvero? Così apertamente?

‹‹Chi è?››, chiese mamma guardando nella mia stessa direzione.

‹‹Nessuno. Vado da Teo.››

Uscii prima che potesse chiedere altro. Nel frattempo Jader era sceso dalla moto e stava venendo da me. Alzai la mano e lo salutai, poi mi infilai nel bar. Lui si bloccò, ricambiò il saluto e ritornò vicino alla motocicletta.

Teo stava pulendo un tavolino e sua madre era dietro al bancone, intenta a preparare un cono gelato ad una bambina.

‹‹Ehi›› mi fece Teo, ‹‹c'è il tuo amichetto fuori.››

‹‹Ho visto.››

‹‹Non vai da lui?››

‹‹Sta andando via.››

‹‹Dici? Secondo me ti sta aspettando.››

Mi voltai e lui era ancora lì, appoggiato alla moto, con le gambe incrociate e le mani in tasca. Perché era lì? Perché? Che voleva da me?

Teo si avvicinò. ‹‹Cosa hai intenzione di fare?››

‹‹Stanotte l'ho visto baciare un'altra ragazza.››

‹‹E per questo adesso non vuoi più vederlo. Mi sembri un tantino esagerata.››

Lo guadai. ‹‹Esagerata?››

‹‹Sì. Sei stata tu a lasciarlo, non puoi pretendere che non veda nessun'altra.››

‹‹Sai benissimo perché l'ho lasciato.››

‹‹Non sto dicendo che hai sbagliato, sto dicendo che sbagli ora se non gli dai la possibilità di parlare con te solo perché lo hai visto con un'altra.››

Infastidita, guardai fuori. Guardai Jader.

Non era il bacio con Camilla il problema. Teo aveva ragione, ero stata io a chiudere la storia e non avevo più il diritto di incazzarmi per una cosa del genere. Il problema ero io. Avevo paura di non riuscire a dirgli addio una seconda volta, di non essere forte abbastanza.

Non lasciarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora