Percy: dalla Casa del Lupo al Campo Giove pt. 11

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San Francisco doveva essere una destinazione molto richiesta, da Martinez, infatti il treno era pieno di gente. Strano: era un giorno nel bel mezzo della settimana e Percy era quasi completamente sicuro che non fossero in corso feste o un qualsiasi tipo di ricorrenza che avrebbe previso vacanze o visite in altre città. Tra l'altro, l'orario non era ottimo per pendolari diretti al lavoro o studenti in viaggio verso quel magico mondo chiamato a scuola, l'unica cosa che il semidio non rimpiangeva della vita normale che avrebbe potuto avere.

Vagò alla ricerca di un posto per un po'. Aveva purtroppo idea che la sua permanenza su quel treno sarebbe durata a lungo, e voleva trascorrerla nel modo più comodo possibile. Alla fine trovò spazio accanto a una ragazza che aveva più o meno la sua età, intenta a fissare il paesaggio al di fuori del finestrino con le cuffie alle orecchie. Si lasciò cadere accanto a lei, che lo ignorò completamente, se mai aveva notato la sua presenza. Davanti a loro, un paio di signore parecchio avanti con l'età smanettavano con degli aghi da uncinetto parlando del più e del meno. Sarebbe stato un viaggio noioso. Cercò una posizione comoda. La morbidezza del sedile non gliela rese un'impresa impossibile, ma il semidio continuò a muoversi, non sapendo che altro fare. Non riuscendo proprio a stare fermo per più di una manciata di secondi. Alla fine si arrese a trascorrere le prossime ore ad ascoltare gli interessantissimi discorsi delle care vecchiette di fronte a lui.

Perse un po' il filo del racconto dopo aver scoperto che il ragazzo della figlia del genero del cugino Paul della donna che sedeva accanto al finestrino –soprannominata Nonna Dolcetto, perché continuavano a caderle caramelle da quei pozzi senza fondo che erano i tasconi del suo lungo abito- aveva dimenticato di prenderle un regalo per il giorno del loro primo anniversario e aveva cercato di rimediare con un banale mazzo di fiori, a cui tra l'altro lei era allergica. Questioni vitali, insomma.

-E poi cos'è successo?- chiese molto interessata l'altra signora, che stava lavorando a maglia sullo stesso calzino da quando Percy si era seduto lì, ed era ancora praticamente all'inizio dell'opera. Forse l'avrebbe chiamata proprio Nonna Calzino, se non gli fosse venuta in mente un'idea migliore.

-Gli ha sbattuto in faccia il mazzo di fiori e l'ha piantato in asso davanti al cinema- rispose Nonna Dolcetto, perdendo un'altra caramella a causa di una curva un po' brusca.

-Ha fatto benissimo- ribattè l'amica. –Questi uomini... Non prendono mai sul serio le cose importanti...

-Hai proprio ragione- concordò l'altra.

Il semidio decise di trovarsi un altro modo per passare il tempo, quando quelle due cominciarono a fare una lunga lista senza fine dei tantissimi difetti del genere maschile. Ma che poteva fare? La ragazza accanto a lui era ancora lì, immobile come una statua, lo sguardo sul paesaggio che scorreva in fretta al di fuori della vettura.

Aprì lo zaino, controllò e ricontrollò le proprie cose, tanto per occupare le mani in qualche modo. Quando ebbe la certezza, anche se l'aveva fin dall'inizio, che fosse tutto a posto, si arrese a richiuderlo e lo riappoggiò in terra davanti al proprio sedile. Cambiò per la millesima volta posizione. Iniziò ad abbassarsi fingendo di prendere qualcosa dal proprio bagaglio per raccattare il maggior numero di regalini che Nonna Dolcetto si lasciava dietro. Nascose le carte del suo agognato bottino in una tasca laterale della borsa che la ragazza teneva sulle gambe. E quella incredibilmente non si accorse di nulla. Ma... ma era sicuro che fosse viva?

Quando il suo personale repertorio di cose da fare finì si appoggiò semplicemente allo schienale. Forse avrebbe potuto schiacciare un pisolino. Nah, non aveva sonno. Poteva riflettere sulle sue prossime mosse da fare una volta giunto a destinazione. Per poco non scoppiò a ridere. L'attività celebrale non gli era molto gradita, e comunque, la tattica che aveva assunto fino a quel momento –l'improvvisazione- aveva sempre funzionato a dovere. E se si fosse presentato alle due dolci anziane per provare a intervenire nei loro discorsi? Come se lui avesse qualche genero di cui parlare. Anche se la memoria non gli aveva ancora fatto il piacere di tornare, ne era abbastanza sicuro.

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora