Luke: in fuga da casa pt. 5

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Capitolo speciale (e non solo perchè imbranata e ho imparato come si mette il grassetto) e lungo. Molto lungo. Sì, ma non per forza, eh u.u. Ehm... capirete. Non preoccupatevi. 



Luke si rialzò. Aveva tenuto poco saggiamente la bocca aperta per parte della caduta, si era riempita di foglie, polvere, chissà cos'altro. Si piegò in due per tossire.

-Ti ha mai detto nessuno di coprirti la bocca mentre tossisci? È maleducato sputacchiare in faccia alle altre persone, sai?

Solo in quel momento si ricordò che durante il volontario ruzzolone di poco prima era stato in compagnia. Talia era ancora a terra proprio sotto di lui e, sì, la traiettoria dei suoi sputacchi era quella.

-Scusa ta...- non riuscì a finire di parlare, fu preso da un secondo attacco di tosse. Si portò una mano alla bocca stavolta, e alla fine si ritrovò in qualche modo un capello corvino tra le dita.

-Che schifo- si lamentò la ragazzina, rimettendosi in piedi per evitare un altro simpatico getto di simpatica saliva. –Puoi andare a soffocare da un'altra parte?

-Guarda che se soffoco è colpa tua, carina- la rimbeccò sventolandole in faccia il capello. Insomma, Luke era abbastanza sicuro che la sua chioma fosse bionda. Non voleva scoprire in che modo fosse ridotta e nemmeno gli interessava, ma almeno di quello era certo.

-Nah- scosse la testa l'altra. –Sei tu che mi sei venuto addosso. Nessuno te l'ha chiesto. Non cercare di dare la colpa a me.

-Sai com'è- il semidio alzò gli occhi a cielo. –Stavi per essere tirata sotto da un treno. Il mio è stato un gesto di carità. Anche se non lo avresti meritato.

-Bugiardo- lo guardò torva. –Tu volevi solo sabotarmi per vincere quella stupida scommessa.

-Ehm... no?- andiamo, era sì un ragazzino idiota, ma non tanto infantile. Non si sarebbe abbassato a un simile livello. Anche se ci aveva pensato.

-Beh, il tuo piano è fallito- incrociò le braccia al petto. –Ho vinto lo stesso.

-Sì? E come fai a dirlo?

-Vieni a vedere, testa di rapa.

La dolce bimba fece dietrofront, tornando in direzione del binario. O almeno Luke interpretò così la cosa. Gli steli delle piante di mais erano praticamente più alti di lui, faceva fatica ad orientarsi. Ma lì dov'erano "accidentalmente" caduti, tutte le povere piantine erano finite massacrate e mezze distrutte, quindi non fu difficile da intuire.

Arrivarono sullo spiazzo aperto del binario. In lontananza era ancora visibile il caro trenino che li aveva quasi uccisi allontanarsi. Talia indicò il cartello dei cinque chilometri.

-Vedi? È ammaccato- disse.

Ed era vero. Uno degli angoli inferiori aveva assunto una strana forma, leggermente ripiegata verso l'alto, un po' arcuata nella loro direzione.

-Vedo- rispose atono Luke. –E allora?

-E allora tu, stupido barone, mentre mi venivi addosso, hai sbattuto contro il cartello. E lo hai fatto perchè ero già arrivata. Semplice, no?

-Io non ho mai sbattuto contro il cartello- protestò il semidio. –Credo che me lo ricorderei.

Insomma, non avrebbe saputo dire di cosa fosse fatto, ma sembrava doloroso aver provocato un'ammaccatura del genere.

-Sì invece, altrimenti da dove arriverebbe questo livido?- senza dire nulla, la figlia di Zeus allungò la mano e la poggiò sull'avambraccio di Luke. Questo sussultò, e scostandosi dalla presa dell'altra si accorse che, di nuovo, aveva ragione lei. C'era un enorme livido bluastro, viola, verde, un po' di tutti i colori dell'arcobaleno là sopra. E faceva molto male. Strano che non l'avesse notato prima.

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora