Luke: in fuga da casa pt. 2

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Un bambinetto giocava a palla con il padre. Continuava a ridere sguaiatamente, mentre con tutto l'impegno di questo mondo cercava di afferrare al volo l'oggetto fallendo miseramente ogni singola volta che gli veniva lanciato. Il paparino mostrava molta pazienza nei suoi confronti, evidentemente la fastidiosa e stridula vocina del figlio gli aveva fatto partire l'udito già da tempo. A un certo punto, il bimbo inciampò, e scoppiò in lacrime. Come fosse riuscito a farsi male sulla soffice sabbia lo sapeva soltanto lui. Fatto sta che il padre lo prese in braccio, lo solleticò e riuscì e ridonargli il sorriso, prima di avviarsi in direzione della moglie, stesa sotto a un ombrellone poco distante.

Luke osservò la scena con una punta di fastidio. Odiava quel bambino, e non solo perché a causa sua aveva ricevuto già un paio di pallonate addosso.

Sospirò, scostandosi leggermente di lato per liberare il passaggio a due ragazze. Era seduto sui gradini insabbiati che collegavano il freddo asfalto della strada alla spiaggia lì davanti. Era passato qualche mese da quando aveva trovato per caso –perché si era ripetuto centinaia di volte che fosse stata lì per caso, nonostante fosse evidente il contrario- quella spada, si era fatta estate e le cose andavano meglio. O almeno dal punto di vista della sua sopravvivenza. Con un'arma decente tra le mani, gli era diventato molto meno difficile fare a fettine i mostri. Per quanto riguardava la sua salute psicologica... non ne aveva idea. Aveva trascorso settimane intere tra gli stessi boschi del Connecticut che lo avevano accolto quella fatidica mattina di un paio di anni prima, solo il più lontano possibile da casa. Aveva deciso costruirci un rifugio, in caso di necessità, e lo aveva riempito con parte delle armi che aveva trovato nella cassa, più quello strano cioccolato dorato che aveva scoperto possedere qualità guaritrici straordinarie. Poi, lentamente aveva continuato il proprio viaggio, senza una meta precisa. Si era imbattuto nella vicina città di Fairfield e, beh, non l'aveva ancora lasciata. Aveva bisogno di rimanere un po' in mezzo alla civiltà, dopo tanto tempo di natura e mostri dalla dubbia intelligenza.

La vocina del bambino che rideva stava realmente iniziando a fargli sanguinare le orecchie. Forse in fondo, la civiltà non era proprio il massimo.

Luke cercò di ignorarne il rumore, e portò la propria concentrazione al mare. Certo, gli era già capitato di vederlo, in passato: anche Westport era una città costiera, e durante le sue fughe ci era passato spesso accanto, ma non aveva mai avuto l'occasione di... insomma, di vivere una normalissima gitarella in spiaggia, prendere il sole, fare il bagno, e scottarsi per aver scordato la crema solare. Mamma Castellan non era proprio il tipo da promuovere queste attività, e in seguito aveva avuto cose più importanti a cui pensare, come ad esempio non farsi ammazzare o bazzecole del genere. Avrebbe potuto rimediare in quel momento, certo, ma non aveva il coraggio di provare a raggiungere la fine della scalinata. La spiaggia era gremita di gente felice, che rideva, scherzava, giocava in compagnia. Lui era solo. E non era proprio in vena di divertirsi. Stava finendo per cadere in depressione.

Sbuffò, poi si rialzò e si spazzolò i vestiti pieni di sabbia. Fece dietrofront e quasi investì un'altra di quelle odiose famigliole felici mentre tornava sui suoi passi e risaliva la scalinata.

-Scusate...- mormorò, aggirandola.

Si sentì richiamare, chiedere dove si trovassero i suoi genitori, ma con passo spedito tornò in strada. Non li aveva più, dei genitori. Suo padre non lo voleva e l'aveva abbandonato, e lui aveva fatto la stessa cosa con la madre. Un rapporto normalissimo, insomma.

Si appoggiò alla ringhiera del marciapiede, che ancora dava sulla spiaggia, e le gettò un'ultima occhiata. Era ufficiale: la detestava, era troppo piena di colori e allegria. Eppure ancora non riusciva a separarsene. Poteva chiudere gli occhi, e immaginare di essere un ragazzino normale, che stesse vivendo una vacanza normale. Poteva ignorare la presenza della spada al suo fianco, e fare finta che lo zainetto che aveva in spalla contenesse salvietta, crema, occhiali da sole. Suo padre sarebbe presto arrivato dopo aver parcheggiato la macchina e avrebbero cominciato a giocare insieme, come il bambino frignone continuava a fare con il suo vecchio. Solo meno rumorosamente, se possibile. Ma poi, non era sicuro di come avrebbe preso il ritorno alla realtà. Si era abituato all'idea di vivere per strada, di non avere praticamente famiglia né amici e tutto il resto. Ma mentre in un primo momento gli era sembrato un sogno potersene stare alla larga dalle occhiate furtive che i cittadini di Westport gli lanciavano ogni qualvolta girava per le strade con la madre, ora la solitudine aveva l'unico effetto di deprimerlo.

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora