Il coach si tenne forte all'imbracatura che avevano utilizzato per ricoprire l'Athena Parthenos, quando partirono. Non aveva mai viaggiato nell'ombra. Un po' scontato, dato che le uniche due persone in grado farlo si trovavano lì. No, aspetta, ora la ragazzina romana era rimasta con gli altri fuori dalla Casa di Ade, dove li avevano lasciati, mentre loro si stavano dirigendo chissà dove. Non la ragazza pretore, l'altra. Quella che una volta aveva beccato sul ponte a flirtare palesemente con quel cetriolo di Leo Valdez. Hazel. Ecco, lei. Poi, da quanto ne sapeva il satiro esistevano anche bestie infernali in grado di teletrasportarsi. Ma erano grandi e cattive, molto feroci e praticamente impossibili da catturare e addomesticare. Lo dicevano al Campo Mezzosangue. Beh, per lui non sarebbe stata affatto un'impresa difficile: era sicuro di poter mettere KO un mastino infernale adulto solo con la mazza da baseball e le sue mosse di kung-fu. Non esistevano più i semidei coraggiosi di una volta.
Il viaggio nelle ombre gli diede una strana sensazione. Come quando affronti il giro della morte sulle montagne russe, dopo esserti rimpinzato di schifezze. In estrema sintesi, non riuscì a trattenere i conati di vomito.
Poi tornò la luce. Si fa per dire, visto che era notte, ma pur sempre un miglioramento si notava. La prima cosa che vide una volta fuori, fu il cielo. Ok, qualcosa non tornava. Se ricordava bene, alla partenza si era aggrappato a un braccio della dea, quello proteso in avanti e che ospitava sul palmo della mano la statuetta alta come una persona di Nike. E lo sguardo era diretto al terreno. Non aveva cambiato posizione. Cosa ci faceva il cielo per terra?
Hedge era ancora impegnato a rifletterci quando la forza di gravità prese a fare il suo lavoro. Dalla parte sbagliata. O forse no. Anche se il cielo adesso era in basso, non significava che dovessero precipitare in quella direzione. Giusto?
Prima che potesse rendersi realmente conto di quale fosse il motivo di tutto ciò, la statua barcollò un po', poi si bloccò. Gruppi di foglie si alzarono lì intorno.
-Ho capito cosa sta succedendo!- esclamò il coach, pieno d'orgoglio per la sua nuova scoperta.
-Ma davvero?- domandò sarcastico Nico di Angelo, da qualche parte sotto di lui. Evidentemente era rimasto così frastornato dal brusco cambiamento da non ritenere possibile che nell'universo esistesse un qualcuno con la mente tanto geniale da risolvere il caso. Per sua fortuna, Hedge era quel qualcuno.
-Ma naturalmente- disse, con tono professionale. –Posso affermare con certezza che siamo arrivati dall'altra parte della Terra.
Ci fu un fruscio di foglie. Poi la voce di Reyna-ho-il-cognome-troppo-lungo-perché-qualcuno-lo-ricordi risuonò forte e chiara.
-Dall''altra parte della Terra?
-Ovvio, no? Il cielo è in basso. Avete mai visto un mappamondo? Anche al Polo Sud il cielo è in giù- affermò, congratulandosi con se stesso per l'intuizione geniale.
-Interpretazione interessante- commentò il ragazzino. E come dargli torto? –Ma non potrebbe semplicemente essere che la statua si è ribaltata durante il viaggio?
-Ma no, razza di infedele! Ti assicuro che siamo in Antartide.
Come osavano metterlo in dubbio? Era lui l'adulto in questione, e a ciò seguiva il fatto che avesse sempre ragione. Sempre.
-Fa un po' caldo per essere in Antartide- fece notare la figlia di Bellona. A Hedge il nome di quella divinità faceva sempre morire dal ridere, anche se non se ne spiegava la ragione. In ogni caso, non poteva permettere che due bambini andassero a intaccare le sue sacre rivelazioni. Anzi, avrebbero dovuto adorarle come si fa con gli dei. Come si faceva con gli dei... oggi nessuno andava più a pregare nei templi.
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Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omesso
FanfictionNella saga di Eroi dell'Olimpo, come in quella di Percy Jackson, ci sono stati parecchi salti temporali che ci hanno lasciati (o almeno, hanno lasciato me) con un po' di domande. Ho deciso di colmarli inventando ciò che può essere successo verament...