Luke: in fuga da casa pt. 1

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Il mostro non accennava a indietreggiare, e Luke decise di non mostrarsi da meno. Il vicolo di Westport dove stava avendo luogo lo scontro non era affatto spazioso, ma proprio per quello il semidio ci aveva condotto l'avversario, consapevole delle grosse dimensioni di quest'ultimo. Strinse la presa sulla spada, poi lanciò con lo sguardo una muta sfida al lestrigone di fronte a lui. Ne aveva già sterminati un paio d'altri, solo qualche minuto prima, eppure il superstite non accennò a un minimo di esitazione quando si lanciò in avanti nel tentativo di colpirlo. Uno sforzo vano: Luke schivò agilmente ogni suo goffo attacco, impedendogli perfino di giungere a sfiorarlo. Poi passò alla controffensiva: spiccò un balzo al di sopra di uno dei cassonetti più vicini, brandì l'arma e sfruttò la forza di gravità per imprimere maggiore potenza al fendente. Il povero lestrigone fu presto solo un piccolo mucchio di polvere.

Il semidio si passò un braccio sulla fronte, cercando di scacciare le goccioline di sudore. Non che sbarazzarsi di quel coso fosse stato complicato, ma era da ore che correva da una parte all'altra della città nella speranza di non farsi ammazzare. E, beh, ancora una volta gli era andata bene. La lama della spada era parecchio rovinata, e probabilmente non sarebbe rimasta tutta intera ancora a lungo. Ma il ragazzino non aveva intenzione di liberarsene. Aveva da poco scoperto di avere talento nel maneggiarla, sicuramente molto più che con il pugnale, la prima arma in bronzo celeste che aveva mai avuto la possibilità di procurarsi. Doveva trovarne un'altra, al più presto.

I suoi pensieri fuorno interrotti dalla voce di un uomo, proveniente da poco fuori il vicolo.

-Buongiorno, signora Castellan. Ha bisogno di una mano?

Un'ondata di panico si abbattè sul semidio. Sua madre era lì? Davvero? Quando aveva preso la decisione di tornare nella propria città natale, era dipeso tutto dal fatto che pensava di poter trovare qualcosa di utile –semidivinamente parlando- nei pressi della discarica. Quando a nove anni era scappato di casa, era lì che aveva avuto per la prima e ultima volta accesso a delle armi. Delle armi vere. Da qualche parte nei dintorni doveva aver vissuto un mezzosangue, ma non era quello il punto. Sua madre era lì. Tutto il resto non aveva importanza. E no, quella frase non doveva assolutamente assumere una connotazione positiva.

-Luke!- sentì esclamare da una voce spaventosamente familiare.

Per un attimo credette che la donna fosse riuscita in qualche modo a scorgerlo, e in quel caso sarebbe stato senza dubbio un disastro.

-No, signora- rispose però l'uomo, molto cordialmente. –Sapete benissimo che vostro figlio è sparito un paio d'anni fa... Io sono il signor Smith, mi occupo della macelleria, ricorda?

-Mio figlio non è sparito- ribattè tranquillamente May Castellan. –Tornerà. Me l'ha promesso.

-Ma certo che tornerà- decise di assecondarla il macellaio. –Comunque, vuole che l'aiuti a tornare a casa?

I due avevano cominciato a muoversi. Sentendoli avvicinare, Luke ricorse all'unica soluzione che gli venne in mente. Ossia si nascose dietro al grande cassonetto di poco prima. Ma come accidenti aveva fatto, in una città tanto grande, a incontrare proprio l'unica persona al mondo che cercava di evitare, considerando anche come questa usciva sì e no una volta ogni mille anni?

-Non voglio andare a casa- protestò la donna, con un tono così simile a quello di una bambina che al semidio scappò quasi un sorriso. Quasi.

-È pericoloso andare in giro da sola- fece notare l'altro.

-Anche il mio Luke è in giro da solo... eppure sta benissimo. Presto tornerà a casa.

Il diretto interessato, che per la cronaca no che non sarebbe tornato, trattene il respiro quando si accorse che i due stavano superando il vicolo.

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora