Percy: dalla Casa del Lupo al Campo Giove pt. 12

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Segui l'istinto. Segui l'istinto. Segui l'istinto.

Percy continuava a ripetersi non sempre mentalmente queste parole. Lupa gli aveva spiegato che solo fidandosi di se stesso e dei propri sensi, avrebbe trovato questo misterioso punto di arrivo a lui ancora sconosciuto. Eppure, c'era qualcosa in quella città che non andava.

Mancava poco. Di questo era stato sicuro fin da quando aveva messo piede fuori dalla stazione. Ma non capiva. La mappa del gps non gli forniva più un metodo efficace per concretizzare le proprie sensazioni sul da farsi. Ad ogni incrocio gli sorgeva il dubbio sulla direzione da prendere. Alla fine, la scelta veniva compiuta affidandosi al caso. Presto si perse per le strade di San Francisco.

Cosa stava succedendo?

Andiamo, Percy, si disse. Segui l'istinto.

Il suo radar interiore era come impazzito. Non gli indicava più la via. Non aveva fatto caso a quanto gli fosse stato utile fino a quel momento ma, si sa, ci si rende conto dell'importanza di qualcosa solo quando la si perde. Un po' come con la questione della sua ancora mancante memoria.

Svoltò per la milionesima volta, e si ritrovò in una larga via interamente occupata da un mercatino all'aperto.

Segui l'istinto.

Più facile a dirsi che a farsi. Era come se lì intorno ci fosse qualcosa che interferisse con la sua concentrazione... Legato alla sua vita precedente magari?

Evitò per un pelo di andare a sbattere contro un ragazzo che trasportava una cassa di legno colma di pomodori. Beh, almeno per una volta aveva scampato alla figuraccia. Ah, invece no: la sua quasi-vittima iniziò a urlargli dietro insulti, con parole non troppo cortesi, e facendosi sentire da tutto il mercato. Pazienza, il semidio aveva già subito e avrebbe subito di peggio. Una volta raggiunta l'ultima bancarella, girò a sinistra. Procedette sempre dritto.

Per favore, caro sesto senso, ricominciò a parlare da solo. Riprendi a fare il tuo lavoro: da che parte devo andare per arrivare alla fine di questa tortura?

Sì, perché era questo che gli dava più fastidio: il sentirsi tanto vicino alla meta e nel contempo non avere idea di come raggiungerla. Non tanto la confusione che tutto ciò gli causava. A quella negli ultimi tempi si era abituato. Insomma, si era svegliato tra le macerie di una villa, senza ricordi, e aveva preso indicazioni da un lupo. E quello era stato solo l'inizio.

Finì per ritrovarsi in una zona residenziale. In poche parole, in un luogo inutile. Bambini giocavano a pallone sul pericoloso ciglio della strada, una signora portava a spasso un cane alto quasi quanto Percy e una splendida Lamborghini girava alla ricerca di un parcheggio libero. Niente che potesse interessargli. Oltre all'auto almeno. Cosa non avrebbe fatto per poter guidare quel gioiellino anche solo per cinque minuti...

Eppure, invece che fare dietrofront e tornare verso il mercato, dove avrebbe sicuramente trovato qualcosa di più utile alla propria sopravvivenza –come delle nuove nutelline, anche se ancora non aveva scordato le vecchie- continuò ad avanzare. Chi poteva dirlo, magari quel magico posto che stava cercando si trovava proprio lì da qualche parte. Non sapeva che aspetto avesse, o anche solo la sua funzione, perciò poteva essere qualsiasi cosa. E se il suo istinto quel giorno voleva scioperare, non avrebbe ricavato una ragno dal buco a continuare a percorrere le stesse strade.

Nuovo incrocio, nuova svolta, nuova schiera di case. E nuovo odore. Quello non gli fu difficile da notare. Stava passeggiando per una delle città più inquinate del mondo, ma la puzza dello smog non aveva risaltato tanto quanto quella di sterco che occupava la via. Non arretrò come ogni persona sana di mente avrebbe fatto, ma pregò i suoi dei –chiunque fossero- che il suo radar interiore ripartisse presto e soprattutto che lo conducesse lontano da lì. Non doveva certo essere un caso che nei dintorni non si vedesse nessuno...

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora