Un pomeriggio. Aveva solo un pomeriggio per organizzare... cos'era esattamente che voleva fare? Alleggerire a Leo il lavoro in arretrato, diciamo così. L'idea le era venuta mentre portava al suo amico qualcosina anche per pranzo. Si era fatta guidare all'interno della nave per vedere le pareti della mensa in funzione, e aveva notato quanto tutto fosse ancora spoglio. Certo, ogni stanza era ormai stata creata, munita di una porta e tutto il resto, ma non c'era niente che andasse a riempirla. Ecco, di quello avrebbe potuto occuparsi lei. Peccato che il figlio di Efesto fosse stato categorico sul fatto di non volere aiuto, e che, se Jason fosse riuscito ad allontanarlo davvero dalla nave, lei avrebbe avuto solo un paio d'ore per combinare qualcosa. Di sicuro non avrebbe potuto far apparire mobili dal nulla, o farli volare da una parte all'altra del campo per caricarli a bordo. Aveva bisogno di una mano.
-Annabeth?- domandò titubante appena dopo aver aperto la grande porta della cabina di Atena, dove le avevano indicato si trovasse la semidea.
-Sì?- rispose l'altra da un punto non ben definito del grande stanzone. Prima che Piper si decidesse a entrare per andare a cercarla, l'amica le comparve davanti. Piuttosto all'improvviso e senza aver emesso un minimo rumore.
La figlia di Afrodite fece un balzo all'indietro per lo spavento. Poi sospirò. –Cavolo, mi hai fatto quasi venire un infarto.
-Per così poco?- la schernì Annabeth. –Insomma, stiamo per partire per una delle imprese più suicide di tutti i tempi.
Già. La partenza. Non mancava molto. Bastava che Leo giungesse alla fine della sua opera, e poi avrebbero potuto comodamente mettersi in viaggio. Piper non si sentiva pronta. Quei mesi al Campo Mezzosangue avevano fatto sì che iniziasse a considerarlo casa. Non voleva andare via, soprattutto non con la consapevolezza della possibilità di non fare più ritorno. La figlia di Atena, al contrario, non riusciva a parlare d'altro. Continuava a mettere fretta ai preparativi, e aveva tutta l'aria di essere disposta a percorrere l'intera strada da Long Island a San Francisco a piedi, pur di mettersi in moto. Ma chi poteva biasimarla: là c'era il suo Percy Jackson che la stava aspettando. E lei lo aveva cercato per settimane. Per mesi. Ma almeno, si disse la semidea, Annabeth aveva avuto la fortuna di poter avere davvero una storia con il suo ragazzo. Nessuno le aveva modificato la memoria.
Si morse la lingua. Basta pensieri negativi. Il pessimismo non era proprio utile nella situazione in cui si trovavano in quel momento. Doveva guardare i lati positivi delle cose.
L'amica la stava fissando in modo strano. Quanto era stata là, immobile, con la testa tra le nuvole? Di cosa stavano parlando fino a un attimo prima? Ah, giusto, imprese suicide.
-Da quanto ne so- riprese il discorso un po' in ritardo. –Ormai sei esperta in questo tipo di cose.
-Diciamo così- sorrise lei compiaciuta, sorpassandola e uscendo dalla calda e soffocante cabina. Piper le andò dietro. –Solo mi aspettavo un po' più di pace dopo l'anno scorso.
La figlia di Afrodite non fece domande. Era passato troppo poco tempo perché i ragazzi del campo smettessero di parlare della guerra, e dei Titani, e del loro brillante contributo alla causa. Oltre che del modo eroico con cui Percy e Annabeth avevano ucciso Crono. O meglio, di come un certo Luke avesse ucciso Crono, dopo averlo aiutato a risorgere. In effetti, alla semidea la faccenda non era troppo chiara, data anche la confusione con cui i fatti le venivano raccontati dai suoi fratelli. Certo, però, era che non avrebbe mai chiesto ad Annabeth di parlarle di quel mitico figlio di Ermes. Secondo le sue poco attendibili fonti, per lei la perdita era stato un brutto colpo. Piper non avrebbe voluto rigirare il dito nella piaga.
La bionda fu la prima a discendere la brevissima scalinata. Una volta giunta in fondo, però, si bloccò di colpo. Per poco la figlia di Afrodite non le finì addosso.
STAI LEGGENDO
Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omesso
FanfikceNella saga di Eroi dell'Olimpo, come in quella di Percy Jackson, ci sono stati parecchi salti temporali che ci hanno lasciati (o almeno, hanno lasciato me) con un po' di domande. Ho deciso di colmarli inventando ciò che può essere successo verament...