Percy: dalla Casa del Lupo al Campo Giove pt. 1

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La prima cosa che il ragazzo registrò, era che la testa gli stava scoppiando.

-Ahia- si lamentò aprendo gli occhi e sedendosi per poi massaggiarsela.

Si trovava su dei freddi gradini di pietra, molto duri e scomodi. Doveva essercisi addormentato sopra, ma perchè? Avrebbe potuto andare a casa e buttarsi a letto, che sicuramente sarebbe stato più caldo e soffice dell'alternativa a cui era ricorso. Un attimo: ma dove si trovava? Dov'era casa sua? E, cosa un tantino più preoccupante: lui chi era?

Non ricordava il suo nome, o la sua età. Non ricordava la sua vita. Indossava dei jeans e una maglietta arancione, con una scritta davanti che però era troppo rovinata perchè fosse leggibile. Aveva la strana sensazione che fosse qualcosa di importante. Chiuse gli occhi e cercò in modo disperato un appiglio nella sua mente che lo ricongiungesse al suo passato. Nulla. Solo un'immagine sfocata e un nome, che lo aveva accompagnato in tutti i lunghi sogni confusi che aveva fatto di recente.

Annabeth.

Ma chi era? Doveva essere importante per lui, ma... non sapeva proprio cosa pensare. Che avesse sbattuto la testa? Che quella fosse una breve amnesia momentanea, che sarebbe passata con il tempo? Non sapeva perchè, ma ne dubitava.

Sbuffò, e decise che in quel momento la priorità fosse capire cosa stava succedendo. Si alzò dalla gradinata e diede un primo sguardo a ciò che lo circondava: una casa diroccata, abbandonata da anni e apparentemente deserta. Intorno, il niente. O almeno, niente che potesse congiungere alla civiltà. Qualche albero rinsecchito qua e là, un prato in fiore. Doveva essere primavera. Salì gli scalini e attraversò un arco di pietra. Sui muri e per terra notava degli strani segni. 'Come se si fosse svolta una battaglia', si disse, per poi rendersi conto di quanto fosse assurda quell'idea. Battaglia? Tra chi, per che cosa? Era un periodo pacifico in America, o almeno così credeva. Quei danni non potevano essere stati causati da una banda di vandali, ma era impossibile che fosse altrimenti.

Gli venne in mente di controllarsi le tasche, tanto per accertarsi di non avere un documento, magari, che potesse rivelargli la sua identità. Niente, solo una penna a sfera. Perchè andava in giro con una penna? Seccato dalla frustrazione, la prese e la scagliò via con tutte le sue forze. Non vide dove atterrò.

-Non una mossa molto intelligente, cucciolotto- disse una voce.

Il ragazzo si voltò, ma non vide nessuno. Tutto, dalle assi crollate ai muri mezzi distrutti e crepati, era esattamente come prima. Eppure era sicuro di non essersela immaginata.

-Chi ha parlato?- domandò, titubante.

Nessuna risposta. Ok, la botta in testa lo stava facendo andare davvero di matto. Spinto dalla curiosità, però, decise di addentrarsi sempre più in quella che una volta, capì dalle dimensioni, era stata una villa. Tese un orecchio pronto a captare ogni minimo rumore, ma tutti quelli che percepiva erano causati da lui. La polvere era smossa in alcuni punti, e molto più marcata in altri. C'era davvero stato qualcuno lì, di recente. Uno strano cigolio lo avvertì in tempo della caduta di una parete. Riuscì a levarsi dal luogo dell'impatto senza rimanerci secco. Per fortuna. Dopo aver dato un'occhiata a tutto il piano terra e non esistendone altri, si arrese. La sua mente gli aveva giocato un brutto scherzo.

Attraversò l'arco di pietra, ma non appena fu fuori dall'edificio si accorse di non essere passato dallo stesso punto dell'entrata. Non si trovava davanti all'immensa gradinata, ma a una grande piscina vuota. Enormi zolle di terra ne ingombravano l'interno, insieme a della fanghiglia. Sulla sponda, era accovacciato un grosso lupo.

Stranamente, il ragazzo non sentì l'impulso di indietreggiare. Non avvertiva neanche una sensazione di pericolo. Non se ne spiegava il motivo, considerando che la bestia avrebbe potuto saltargli addosso da un momento all'altro e scuoiarlo vivo.

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora