Luke: in fuga da casa pt. 4

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Aver resistito all'impulso di uccidere quella ragazzina era la cosa migliore che Luke avesse mai fatto. Ok, Talia era una peste. Faceva quello che voleva e quando voleva, non ascoltava mai e aveva una particolare attrazione per le imprese suicide. Le piaceva mettersi in pericolo anche quando non ce n'era alcun motivo. E la cosa al semidio sarebbe andata benissimo, se solo non lo avesse trascinato nei guai insieme a lei ogni volta. Un giorno, ad esempio, si trovavano in un parco giochi. Così, tanto per. Avevano avuto voglia di trascorrere il tempo come bambini normali, anche se erano un po' cresciutelli per quelle cose.

-Giochiamo a nascondino- aveva esclamato lei.

-Dei, scordatelo- aveva replicato lui, il cuoricino colmo di gioia.

-Conti tu.

E poi era scappata via. Luke era stato inizialmente al gioco, seppur di malavoglia, ma quando era arrivato alla fine della conta, si era ritrovato la figlia di Zeus sotto al naso.

-Potevi almeno nasconderti meglio- aveva commentato.

Lei aveva riso. Poi gli aveva mostrato qualcosa: in mano reggeva una spilla dorata luccicante.

-Dove l'hai presa quella?- l'aveva rimbeccata il semidio.

-L'ho... trovata- aveva mentito spudoratamente lei, infilandosela in tasca.

Poco lontano, una bambina aveva iniziato a piangere. Una donna in tailleur elegante a sbraitare, denunciando un furto.

-L'hai trovata, eh?- le aveva lanciato uno sguardo eloquente.

-Suvvia, quella dolce signora sarà piena di soldi da scoppiare, sicuramente non soffrirà tanto per un inutile pezzo di metallo.

-Se vale centinaia di dollari credo possa soffrirci eccome.

E a quel punto la bimba li aveva indicati.

-Corri!- aveva riso Talia, afferrandolo per un braccio e buttandosi a tutta velocità verso l'uscita del parco. Ecco, la parte suicida era arrivata dopo, per strada. Erano stati quasi investiti più e più volte, avevano creato un ingorgo tale di auto che ci saranno volute ore per sbrogliarlo. E tutto per una stupida spilla. D'oro, sì, ma che non potevano rivendere. Erano ragazzini, senzatetto, qualunque orefice o gioielliere a cui si sarebbero rivolti avrebbe capito da dove proveniva. Utilità zero. Grazie, Talia, per la bella esperienza.

Di positivo, però, c'era che era utile avere finalmente qualcuno che ti guardasse le spalle, e su cui contare. In verità, la fiducia di Luke nei confronti della figlia di Zeus era ancora minima: non aveva niente contro di lei, al contrario, ma il fatto che non fosse mai in grado di mostrarsi seria non aiutava certo il semidio ad affidarle la sua stessa vita. Tranne in battaglia, paradossalmente. Lì riuscivano sempre a prendere a calci i deretani dei mostri in tutta armonia. E nell'universo greco l'armonia è importante.

-Quindi...- esordì Luke. Stavano seguendo il percorso di un binario ferroviario, ed era stranamente un po' che nessuno dei due apriva bocca. –Come saresti finita a vivere per strada, esattamente?

-Cocco, se tu vivessi in una famiglia come la mia capiresti- rispose semplicemente lei. Stava cercando di camminare sulla scalanatura in metallo del binario, quello stretto spiazzo rialzato che lo delimitava. Le braccia in fuori per mantenere l'equilibrio, l'espressione concentrata, non sembrava aver voglia di entrare più nei dettagli. Avevano fatto una scommessa: non sarebbe mai riuscita a percorrere un chilometro senza cadere. Un chilometro era lungo, e la sfida era nata da una mala interpretazione di Talia di una semplice osservazione. Era determinata a vincere.

-Avevi una madre tanto terribile?- chiese di nuovo Luke, pensando però alla propria, di madre. Ancora si sentiva in colpa per averla abbandonata.

-Nooo- replicò la semidea, esagerando con enfasi. –Ha solo abbandonato ai confini del mondo il mio fratellino di pochi anni. Un angelo proprio.

Eroi dell'Olimpo: ciò che zio Rick ci ha omessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora