1 - Sei 20 volte incinta!

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A Bologna le giornate sembravano tutte uguali. Il cielo grigio, la nebbia e il freddo umido di fine Ottobre mi accompagnavano la mattina in Accademia, il pomeriggio mentre studiavo e la sera a lavoro.
Sembrava che quel tempo condizionasse anche i bolognesi, divenuti grigi e cupi come quel cielo.
Ma a me quell'atmosfera non dispiaceva affatto. Mi piaceva camminare per quelle vie e pensare, sentirmi libera, sentirmi finalmente me stessa. E affrontavo il freddo in faccia, sulla bicicletta con la stessa grinta e felicità, ogni mattina. Per la prima volta facevo ciò che desideravo da sempre. Avevo combattutto così tanto per riuscire a convincere mia madre a lasciarmi andare via dalla Sicilia, per studiare all'Accademia del Cinema, che adesso non mi sarei stata lasciata abbattere da niente e da nessuno.
Negli ultimi due anni tra me e mia madre era stata proprio una vera guerra. Lei avrebbe voluto, o meglio aveva calcolato, che dopo il diploma io avrei seguito le sue orme, cioè studiare medicina per diventare una ginecologa, e quindi sostituirla. Io invece avevo un desiderio e una passione che mi ardevano dentro. Mio padre mi aveva lasciato la passione per il suo lavoro, la fotografia e tutto ciò la riguardava.
Lui lo aveva capito prima di me. Infatti prima di morire, cinque anni fa, mi lasciò tutto: studio, attrezzi e macchine fotografiche, che ben presto però, furono vendute da mia madre, che avrebbe fatto di tutto per evitare che i suoi progetti fossero stati intaccati.
Ma la guerra alla fine la vinsi io, o meglio io e mio padre. Ottenni una borsa di studio proprio dall'Accademia del Cinema di Bologna per il corso Direttore della fotografia, Operatore di ripresa e Montaggio. Con grandissima felicità scappai da quel paese, da quella casa, da quella madre e da quel patrigno. Presi il primo volo e me ne andai, a condizione però che mi sarei dovuta "mantenere da sola". Pensava di farmi paura mia madre con quella frase. Pensava che non avrei resistito più di due settimane, dato che a casa mia ero abituata ad avere tutto senza chiedere niente. Ma aveva sottovalutato il mio spirito di adattamento e la mia voglia di essere indipendente. Trovai infatti subito un lavoro come cameriera in un bar in centro, facevo soprattutto i turni serali. Mi stancavo moltissimo e la mattina svegliarsi era un trauma. Ma combattevo, perchè i soldi mi servivano per continuare a sognare...già...perchè quell'Accademia era proprio un sogno diventato realtà.

Quella mattina però, non riuscii proprio ad alzarmi, o meglio se lo facevo correvo in bagno.
Da due/tre giorni non stavo già bene, ma ero riuscita a non pensarci perchè in quel periodo il mio capo doveva licenziare una persona. Toccava a quella che lavorava da meno tempo, cioè io. Ma non era ancora detta l'ultima parola e quindi mi dovevo dare da fare.
Nonostante ci misi tutte le forze alla fine fui licenziata lo stesso. Dovevo subito mettermi alla ricerca di un altro lavoro, ma non ce la facevo proprio a stare in piedi. Così mandai Giulia, la mia conquilina, in farmacia a prendermi qualcosa per stare meglio.
<<Giulia sei tornata finalmente>>, le dissi in tono supplichevole quando la vidi tornare. <<È la settima volta che vado in bagno non ne posso più. E questa nausea continua è veramente snervante>>, mi lamentai buttandomi sul mio letto.
<<Sono stata in farmacia...>>, disse Giulia imbarazzata.
<<Allora? Hai descritto bene i sintomi?>>
<<Si>>, annuì lei. <<Giramenti di testa, nausea, bisogno di urinare, ipersensibilità emotiva...il farmacista mi ha detto che se non sei in menopausa è probabile che....coraggio>>, mi sussurrò porgendomi il sacchetto della farmacia. Quando lo aprii e guardai il contenuto di quel sacchetto lanciai un'occhiata a Giulia.
<<Tu sei completamente scema>>, gli urlai. Poi però mi si accese una lampadina. Oh cazzo....il ciclo non lo vedevo da un mese!
Brava Arianna, ci ero arrivata...un pò in ritardo ma ci ero arrivata.

Mi ritrovai seduta sulla vasca, in bagno mentre agitavo quel test. Giulia mi guardava ansiosa.
<<Sono tranquilla>>, le dissi <<una donna se lo sente quando è incinta>>, forse cercavo di autoconvincermi, piú che convincere lei. E anche quando il test si illuminò di blu cominciai a farfugliare che era difettoso e che non era possibile. Diedi addirittura la colpa alla casa farmaceutica.
<<Vai a prenderne un altro, sicuramente questo è difettoso>>, le dissi convinta.

Il risultato? Stetti tutta la mattinata in bagno tra lacrime, test di gravidanza e la pazienza della mia amica che ad un certo punto mi disse: <<Rassegnati Arianna, sei venti volte incinta>>.
Scoppiai a piangere disperata, scuotendo la testa. Non volevo accettarlo perchè per me era una tragedia. Avevo solo 19 anni, ero incinta e single. Sprofondai tra le braccia di Giulia che cercò di consolarmi.
<<E lui?...il padre...sai chi è giusto?>>
<<Si lo so...ma Giulia...non può essere. Io non posso diventare una di quelle mamme single e disperate>>, le dissi continuando a piangere. Sentivo che la mia vita andava in frantumi, si azzerava completamente mentre tutti i sogni svanivano e i ricordi del mese scorso si rifacevano vivi.
Non riuscivo a capacitarmi di come poteva essere successo proprio a me, che nella mia vita ero stata solo con due ragazzi. Pensavo che cose del genere potessero accadere solo in Tv, in quei film adolescenziali, a 16anni e incinta, al massimo alla vicina di casa, alla compagna di corso...ma non a me. Analizzai in pochi secondi tutto e, in preda a un attacco di rabbia, cominciai a dare calci a quei venti test buttati sul pavimento.
<<Ari cerca di calmarti, vedrai che tutto si risolve!>>, cercò di placarmi Giulia. <<Ma adesso è importante che tu lo dica a qualcuno...a tua madre soprattutto, lei ti può veramente aiutare.... e a lui...>>.
<<Mia madre assolutamente no. Non deve saperlo>>, dissi tagliando corto. Mi avrebbe uccisa, rinfacciandomi tutto.
<<E a lui? Ma chi é Ari?>>, mi chiese.

Le lacrime ribagnarono i miei occhi.

Se solo Giulia avesse saputo cosa mi era successo nello scorso mese, probabilmente sarebbe stata in grado di consigliarmi e aiutarmi. In effetti non avevo un'amica lì, colpa del mio carattere piuttosto riservato, che tende a nascondere tutto. Ed è una corazza che ti crei quando nella vita ti esponi troppo e poi o non ti ritorna niente o ti fai male.
Ma in quel momento capii che era indispensabile avere qualcuno come punto di riferimento. Non si poteva contare su sè stessi sempre, perchè prima o poi si cede. E quello era proprio il mio momento di resa.
<<Non potresti mai immaginare e capire se te lo dicessi su due piedi... perchè nemmeno io ci riesco>>, le risposi sospirando. In effetti non poteva capire, nè immaginare. Il padre era dietro di lei. Avrei potuto dirglielo con un solo gesto.
<<Eccolo lì il padre>>, avrei potuto dire indicando quel poster appeso al muro. Sarebbe impazzita, guardandomi sconvolta.
<<Ma chi dei tre?>>, mi avrebbe urlato. E con un solo nome avrei concluso.
<<Quello che sembra il più furbo, il più simpatico, con un sorriso che ti travolge....Ignazio Boschetto>>, avrei potuto dire. Ma invece no. Non potevo, per il semplice motivo che lui non amava me come io non "amavo lui".
<<Se hai tempo parto dall'inizio>>, le dissi alla fine fissando quel poster.
<<Si Ari, ho tutto il tempo che vuoi per te, raccontami tutto dai. Magari possiamo anche trovare una soluzione insieme>>, mi rispose Giulia dolcemente, tranquillizzandomi e coccolandomi.

Ciao a tuttiii :) Questa è la mia prima storia. Spero che vi prenda come ha preso totalmente me e vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Bacii♡

▪Suo Figlio dentro me▪ Ignazio Boschetto| Il VOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora