9 - Parlami di te.

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La mattina seguente mi svegliò il citofono. Avevo dormito tutta la notte sul divano con lo stereo acceso a fare da sfondo ai miei sogni.
Aprii a Giulia ancora assonnata e quando sfregai gli occhi me la ritrovai davanti mentre agitava un sacchetto.
<<Buongiorno!!>>, urlò allegra, stordendomi.
<<Siamo di buon umore stamattina eh! Vedo che guardare le foto di Piero ti fanno bene>>, le dissi sbadigliando.
<<Sfotti sfotti! E io che ti ho portato un pò di cose! Ma ancora dormi? È tardi...ma Ignazio dov'è?>>, disse la ragazza veloce entrando dentro come un lampo.
Ci misi qualche secondo per capire tutte quelle frasi. Erano le undici, Ignazio non era ancora tornato a casa. Avevo capito che la sua non era una vita normale.

Dopo aver fatto tappa fissa in bagno per la solita nausea che non mi abbandonava mai, Giulia tirò fuori dal sacchetto cornetti caldi, quaderni e fogli vari, dei libri.
<<Sono passata dall'Accademia e ho chiesto a qualche tuo collega dove trovare gli appunti delle lezioni così puoi studiare... e poi ti ho preso questi...>>, mi disse porgendomi due libri contenta.
<<Il linguaggio segreto dei neonati>>, lessi dubbiosa. << I papà vengono da Marte, le mamme da Venere: Il manuale per i genitori a uso terrestre>>. Alzai lo sguardo verso Giulia che mi guardava soddisfatta.
<<Erano quelli più convincenti...>>, disse.
<<Stai scherzando vero?>>, le chiesi scioccata agitando quei libri.
<<Non ti piacciono? Se vuoi li vado a cambiare>>, mi rispose veramente convinta. Ma non aveva capito che io avevo il rifiuto per quei libri che pretendevano di spiegare come fare la mamma a me che da poco avevo accettato il fatto che lo sarei diventata. Pensava che adesso mi mettevo a leggere un manuale!
<<Ma secondo te io leggerò mai una cosa del genere? Sono libri inutili!>>, dissi sfogliando le pagine in modo superficiale. Ma il mio sguardo su soffermò tra quelle le righe.
<<Oh guarda c'è un test per vedere la mia capacità di adattamento a un bambino>>. Dissi cominciando a leggere quelle pagine molto incuriosita. Giulia si sedette accanto a me, fiera con quello sguardo da "Te l'avevo detto". Passammo la mattinata a leggere insieme quel libro. Io non sapevo per niente a cosa andavo incontro. Avevo sentito parlare mia madre ma in realtà non sapevo niente del parto, dell'allattamento...probabilmente non sapevo nemmeno come tenere in braccio un bambino. Quel libro trasformò "l'idea di essere una mamma" in una cosa reale, tangibile.

Ignazio tornò a ora di pranzo esausto. Aveva passato le ultime dodici ore a lavorare, progettare il prossimo tour. Andò direttamente a dormire mentre Giulia preparò il pranzo per me e per lei e poi andò via.
Io continuai a leggere quel libro tutto il pomeriggio finchè Ignazio si svegliò.
Mentre mangiava un panino sentivo il suo sguardo su di me che leggevo.
<<Non sapevo volessi leggere quei libri>>, mi disse tra un boccone e un altro.
<<Nemmeno io fino a stamattina...è interessante sai?>>, dissi totalmente presa.
<<Mah...>>, rispose lui poco convinto.
In quel momento alzai la testa e lo guardai. Con una faccia stanca e il ciuffo in disordine stava divorando quel panino. Era poggiato al lavello della cucina, di fronte a me con un pantalone grigio di tuta e una maglietta aderente nera. Non riuscivo a guardare il suo corpo per più di tre secondi. Troppi ricordi e sensazioni che tendevo di reprimere. Eravamo stati due calamite, dotati di un'attrazione uno verso l'altro incredibile. Ricordavo che non riuscivamo a stare vicini senza avere un contatto, ed ecco che era successo tutto questo. Ora la situazione era ben diversa. Eravamo due estranei, ma con un peso e una responsabilità enorme, un figlio. Non dimenticavo però, che due calamite non possono perdere la loro forza magnetica. Essa può reprimersi ma mai sparire. Per questo mi tenevo a distanza a lui.

I miei pensieri vennero interrotti quando notai i fogli sul tavolo che Giulia aveva preso all'Accademia. Non li avevo ancora guardati.
Me li feci passare da Ignazio che si sedette accanto a me.
Tra quei fogli di appunti di lezioni c'era una busta chiusa. Quando la aprii e lessi il contenuto rimasi in silenzio a fissare quel foglio. L'Accademia organizzava uno stage a New York per fare da aiuto-montaggio ad un video musicale.
Comprendeva tutti i miei sogni: viaggiare, conoscere gente nuova, montare un video musicale, lavorare con il computer e la fotografia.
Fui immediatamente delusa e triste perchè quei sogni difficilmente li avrei più realizzati.
<<Ti sarebbe piaciuto vero?>>, mi chiese Ignazio leggendo anche lui quel foglio.
Gli occhi si fecero un pò lucidi ma cercai di trattenermi. Da allora in avanti chissà quante altre rinunce avrei dovuto fare. Quindi dovevo essere forte.
<<Era il mio sogno...>>, risposi amareggiata strappando tutto.
<<Non fare così...non devi rinunciare mai ai tuoi sogni>>, mi fermò.
<<E invece si! - obiettai - dove può sperare di arrivare una giovane mamma alle prese con pannolini, biberon e ciucci?!>>, mi lamentai.
<<Secondo me..avere un figlio non vuol dire che la tua vita è finita>>, mi disse Ignazio alla fine. Averlo lì accanto a me, a pochi centimentri, mi metteva un pò in imbarazzo. Probabilmente anche per lui era la stessa cosa perche ci furono interminabili secondi di silenzio in cui ci guardavamo cercando di prendere un qualunque discorso, senza riuscirci.

▪Suo Figlio dentro me▪ Ignazio Boschetto| Il VOLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora