L'amore si muove CAPITOLO 27

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•L'amore si muove • 27.
Erano già passati tre giorni da quando i ragazzi avevano lasciato la Sicilia per raggiungere Roma.
Erano stati tre giorni indimenticabili.
E sarebbero, in teoria dovuti restare di più, se non fosse stato per un leggero cambiamento di programma.                
La direzione era cambiata: Roseto degli Abruzzi.
Erano esattamente le dieci quel mattino.
Stavano cercando di caricare valigie e borsoni sul furgone.
Ignazio già cominciava a lamentarsi.
Ignazio: "Ma picchi amo a fare un viaggio sulo pi un chistiano? Pigghia e parte" (ma perché dobbiamo fare un viaggio per una sola persona? Prendi e parti)
Gianluca: "Ah, grazie."  
Gianluca rise sarcastico.
Ignazio: "Ah, giusto! Non hai la patente." 
Rise.
Anna: "Io si, quindi prendo la tua e se al ritorno la trovi tutta scassata so cazzi tuoi."
Ignazio: "A tia scasso."
Dopo una buona mezz'ora riuscirono a partire e a mettersi sulla strada.
Gianluca voleva passare dalla sua città natale per salutare il nonno che non vedeva da circa un anno.
E poi era sempre bello fare ritorno a Roseto.
Riaffioravano sempre bei ricordi.  
Gianluca: "Contento di tornare a Roseto, Ernè?"
Ernesto: "SUPER!"
Dopo un'oretta riuscirono ad arrivare a destinazione.
C'era meno caldo.
L'aria era più ventilata.
D'altronde Roseto stava proprio vicino al mare.
Roma, invece, era una cappa.  
Erano appena entrati in città.
Stavano tutti col naso appiccicato al finestrino ammirando il paesaggio che si apriva davanti a loro
Iris: "Da quanto tempo." 
Gianluca: "La mia Roseto!"
Ignazio: "Che gran città di merd..."
Dovette frenare di colpo.
Due anziani stavano attraversando la strada.
Ma procedevano  m o l t o  lentamente.
Ignazio: "Se, cà dumane n'allistemo!"
Cominciò a suonare.
Piero: "Ma che suoni? Sono dei vecchietti, un poco ri pacenza!'
Ignazio: "Vene cà, avvicinati."
Piero si avvicinò al parabrezza.
I vecchietti non erano nemmeno a metà strada.
Piero: "Scherzavo, suona."
Piero tornò a posto e Ignazio continuò a suonare.
Anna: "Suona ancora e ti stacco le mani."
Anna e Gianluca scesero dal furgone ed aiutarono i vecchietti a passare la strada.
Vecchietti: "Che giovanotti gentili!"  
Gianluca: "È stato un piacere, state attenti. Una buona passeggiata!"
Stavano per risalire in auto quando la signora li fermò.
Signora: "Ma io vi conosco..."
Anna: "Lei chi è?" 
Signora: "Sono la signora Rose. Voi siete Anna e Gianluca, dico bene?"
Anna: "Oh mio Dio, signora Rose!"
Anna corse ad abbracciarla.
Era proprio tanto tempo che non la vedeva.
Gianluca: "Come sta?"
Gianluca continuava ad abbracciarla.
Le era sempre stata a cuore.
Signora: "Io benissimo, voi? Quella piccoletta che era sempre con voi? E quella pallina di Ignazio?"
Anna e Gianluca si misero a ridere.
Signora: "Questo pomeriggio se non vi annoia a voi giovanotti, potete passare da me per un thè."
Gianluca: "Ci saremo tutti sicuramente!"
Ignazio aveva ricominciato a suonare.
Salutarono la signora e si dettero appuntamento per il pomeriggio.
Quando risalirono li tempestarono di domande.
Iris: "Ma chi era?"
Ignazio: "Già, chi minchia era sta vecchia che mi fice aspittare tri ure?"
Anna: "La signora Rose! Ve la ricordate?"
Eh, si. Se ne ricordavano tutti benissimo.
La signora "drà n'facce", come veniva delicatamente soprannominata da Ignazio.
Stava esattamente di fronte casa del nonno Ernesto.
Proprio vicino alla grandissima quercia,dove stava ancora (o quel che ne restava de) la casa sull'albero.
Ignazio: "Quella che mi fice venire a carie?"
Piero rise.
Piero: "Ci riempiva sempre di caramelle o altre leccornie, che tempi!"
Iris: "Me l'hai salutata?!"
Ad Iris specialmente stava priprio a cuore.
Era bello tornare nei vecchi posti.
I posti nel quale aveva conosciuto non solo gli amici di cui si circondava adesso,ma anche il suo amore.
Anna: "Tranquilla, ci siamo date appuntamento per dopo!"
Quando arrivarono sotto casa del nonno, uscirono finalmente tutti dal furgone.
Ignazio cercava di posteggiare, cercando di non rompere qualche vaso o qualche pianta.
Suonarono.
Aspettarono.
Suonarono.
Aspettarono.
Suonarono ancora.
Poi una voce provenire da dentro.
Il nonno.
"Si, arrivo!"
Quando aprì fu una sorpresa.
Abbracciò i sue due nipoti con le lacrime agl'occhi.
Gianluca: "Nonnino!"
Nonno: "Ma voi che ci fate qui?"
Gianluca: "Eravamo di passaggio, tu come stai?"
Nonno: "Bene, ma entrate, non state li! Oddio quanti siete e come siete cresciuti!"
Nonno Ernesto non vedeva i nipoti da un annetto, gli altri invece da QUALCHE annetto.
Si accomodarono tutti dentro.
La casetta era sempre la stessa.
La nostalgia si cominciava a sentire.
Parlarono a lungo, poi uscirono ed            esprorarono i dintorni.
Tutto sembrava uguale a prima.
Era da li che era cominciato tutto.
Proprio 17 anni prima.
In quel paesino.
In quel luogo.
In quella collinetta di Montepagano.

~Anna

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