<<su di noi, non può piovere per sempre.>> disse a denti stretti, poggiandosi con le spalle contro al muro. Lo guardavo, quasi come se stessi ammirando uno di quei tramonti che si vedono solo una volta nella vita per quanta bellezza possiedono. Annuii. Poi mi sedetti accanto a lui, anch'io con le spalle contro al muro. Ci guardammo, con gli occhi consumati dalla tristezza. Ci guardammo, a lungo, e forse anche così ci si innamora probabilmente. Ci guardavamo e non uscivano parole, se non intensi respiri. <<stai tremando>> mormorai. <<Anche tu>> rispose lui, facendo una smorfia di dolore. Abbassò lo sguardo, quasi come si stesse arrendendo di fronte la nostra strana condizione. Si torturava le mani, e ogni tanto, le passava nei capelli.
Mi alzai dal pavimento, quasi a fargli capire che anch'io avevo finito le armi per lottare. Poi lui alzò lo sguardo e mi sorrise. E giuro, per quel sorriso, sarei disposta a fare di tutto pur di tenerlo assieme a me. Poi mi indicò la finestra con un dito, ed io seguii la linea trasparente che aveva lasciato nell'aria. La pioggia aveva smesso di bagnare i passanti, il vento aveva cessato di scuotere gli alberi, e il gelo delle anime si lasciò andare ad un caldo e splendente sole di una mattina di metà Dicembre. Poi, una melodia ruppe il nostro silenzio. La sua voce, quella che avrei riconosciuto tra milioni di altre voci. <<Su di noi, la pioggia scenderà sempre. Ma il riparo delle mie tempeste sarai tu, ed io saró il tuo. Ed é per questo che adesso ti chiedo; vuoi essere il riparo delle mie tempeste, o il salvagente delle onde del mare che ho dentro?>>
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