SVDM

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La guardavo tutti i giorni dalla finestra di casa mia, senza farglielo notare.
Io abitavo al terzo piano, lei al secondo.
Era bella, lei.
Ed io non ero di meno.
Le poche volte che incrociai i suoi occhi, mi intimidirono, per la loro trasparente purezza.
Ci potevi galleggiare in quell'azzurro chiaro dei suoi occhi di mattina, e potevi annegarci nel blu scuro della notte.
Non ebbi mai il coraggio di guardarla per dieci secondi di fila, considerando che al primo già mi sentivo le guance in fiamma, così continuai a fissarla per mesi dalla finestra, al tramonto, finché un giorno non la vidi più.
Lei partì, ed io rimasi a Seattle ad occuparmi di mia madre malata, e dell'azienda di mio padre che cadeva lentamente in rovina.
Faceva male affacciarsi al tramonto e non poter più scorgere la sia figura divina illuminata dai raggi del sole.
Faceva male non poterla mai più rivedere.
E fece del male non poterle dire nemmeno per una volta un 'ti amo' sussurrato a denti stretti, e con il tremolio nella voce.
Fu il mio rimpianto eterno, non averglielo potuto mai dire.
Così iniziai a scrivere dei libri, libri in cui raccontavo dell'amore, delle sue mille sfaccettature e delle sue caratteristiche.
Scrivo ancora oggi, e sapete perché?
Perché mi piace pensare che un giorno potrà sapere quanto io l'amassi, senza bisogno di parole strette sulle labbra.
Un giorno leggerà il mio amore.

Raccolta delle mie citazioni pt.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora