Perso

269 7 0
                                    

John sollevò la testa, allargò le braccia e accolse con un abbraccio il sole nascente all'orizzonte che gli accarezzava la pelle bronzea. Si sentiva come un dio sceso in terra, che tesse le fila della sua vita e delle vite delle persone che lo circondano, potente e incontrastato. La sua mente volava lontano, dispersa in una fitta matassa di pensieri abbandonati che non avrebbe mai recuperato; gli occhi parevano vitrei e spenti, mentre il corpo si muoveva al ritmo della danza tribale e antica della passione, travolto e sommerso da corpi nudi, che si avvolgevano, univano e disgiungevano di continuo. Per John era la terza volta in cui era nella stanza circolare e insieme a lui vi erano molte persone insieme a lui, ma non erano veramente lì. Quello che li ospitava era un universo parallelo, come un grembo materno caldo e accogliente, che li proteggeva dai sentimenti e dai pensieri. John era circondato da gemiti e sussulti e come se si fosse risvegliato da un sonno profondissimo, si accorse di nuovo di quello che stava facendo e riprese a dare piacere alla giovane che aveva sotto di lui. Dopo poco la abbandonò per una giovane bionda. Il paesaggio intorno a lui era desolato eppure così vivo. Di fianco a lui una donna matura si stava dando da fare succhiando il pene di un uomo la cui faccia era nascosta dal corpo di una ragazzina e quest'ultima stava masturbando un uomo alla sua sinistra. Questo strano serpente di persone si richiudeva e ricadeva su se stesso, si muoveva mostruosamente.

John affondò il suo viso tra i prosperosi seni della bionda, che godeva urlando. Le baciò i seni, le leccò i capezzoli e con una mano le afferrò i capelli setosi, annusandone il profumo insozzato da molti altri profumi di persone, uomini e donne, non importava. Si perse in quella confusione, entrando in lei con desiderio, come un animale che brama la sua preda, per soddisfare i suoi bisogni, e non sentiva alcun rimorso, perché quelli ormai non gli si addicevano, li aveva abbandonati come una pelle vecchia della sua vecchia vita. Sentiva a malapena le poderose mani che lo accarezzavano e rendevano duro di nuovo il suo membro, allungando il suo piacere; non si accorse della presenza di un'altra persona dietro di lui, che ballava con lui la lenta litania, almeno finché quest'ultimo entrò in lui.

Entrò dentro di lui, dove John non credeva di poter essere violato. Il suo ano bruciava e il suo corpo si sentiva sottomesso e vulnerabile, forse per la prima volta da quando si trovava in quell'hotel e la cosa non gli piaceva. Il pene dello sconosciuto entrava ed usciva, lasciandolo ogni volta senza fiato. Le lacrime si erano affacciate sul bordo dei suoi occhi, ma non riuscivano a scendere. Sentiva le mani di quell'uomo sulla pelle, tenergli i fianchi e i suoi testicoli sbattere con forza sul suo corpo.

Non aveva mai considerato di poter perdere la propria verginità anale, non l'aveva mai considerata, eppure proprio in quel momento gli veniva portata via. Era passato molto tempo da quando aveva perso la verginità. Aveva poco più di sedici anni e a malapena sapeva quella che stava facendo, la ragazza era la sua migliore amica e la sua ragazza da quasi un anno. Erano rimasti a casa loro, mentre gli altri erano tutti andati al ballo scolastico della scuola, nella palestra. I suoi genitori erano due medici, ed entrambi erano fuori casa per lavoro e si sarebbero fermati fuori anche per qualche giorno per una importante conferenza su nuove tecniche mediche per curar le malattie genetiche. Loro erano rimasti sul divano a guardare dei film per quasi tutta la notte, fino a che la ragazza si cambiò: aveva su un pigiama bellissimo, ma lei poi se lo tolse per lui. Si guardarono tutto il tempo, si accarezzavano e ridevano, come i ragazzi che aveva visto il giorno prima nella camera trasparente. Era stato molto dolce e il suore gli aveva battuto così forte che sveva creduto di poterlo togliere dal suo petto e regalarlo alla sua ragazza. Le mani gli formicolavano e sentiva una piacevole sensazione nel fondo dello stomaco. Quel momento gli è sempre sembrato perfetto, sublime e indiscusso, radicato nella sua mente.

Lentamente si rese conto, però, che non solamente provava dolore e vergogna per quello che stava facendo, ma anche piacere, un piacere diverso da quello che aveva sempre provato, più selvaggio, animalesco e profondo. Questa sensazione lo lasciò ancora più amareggiato e si sorprese di sentirsi gemere dal piacere, in sincronia con la ragazza che ancora stava penetrando sotto si sé. I tre si unirono in un unico corpo in movimento, nella danza di corpi che avevano attorno, storditi da quelle sensazioni che li avvolgevano come delle braccia.

Sin HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora