Come il vetro che si infrange

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I capelli color mogano di quella dolce ragazza si ripiegavano su di loro in mille boccoli lucidi che sembravano arricciati boccolo per boccolo da una filatrice dalle mani d'oro. John era però interessato alla sua abbondante scollatura e al seno divino che ormai da qualche minuto era stretto intorno al suo membro in erezione e lo massaggiava con la pelle delicata. Le piccole labbra della ragazza erano schiuse e da esse spuntava rosa la lingua, che stava leccando con desiderio la punta del pene di John. Il piacere invadeva l'uomo dal punto al centro del suo essere e si lasciò cadere mollemente sul letto mentre quel massaggio paradisiaco continuava. Mani, lingua e seno si alternavano per dare piacere all'uomo che guardava il soffitto con espressione estasiata; ogni suo pensiero veniva spazzato via da ondate di sensazioni, lasciandogli solo qualche parola sconnessa e versi gutturali. Tutta la sua libidine scoppiò quando la bocca della ragazza si concentrò sulla punta del suo membro, succhiando forte e la sua lingua cercava di penetrare leggermente nella pelle, mischiando al piacere il dolore, che al posto di fermarlo, lo accendeva ancora di più. Ormai incapace di trattenersi oltre, John allontanò la ragazza da sé prendendola per un braccio e la stese e terra, con la pancia rivolta verso il pavimento; poi si avvicinò a lei e le afferrò i fianchi, facendole scivolare una mano tra le cosce e inumidendosi le dita con i liquidi della ragazza per poi passare la mano tra le sue natiche. La stava desiderando talmente tanto che i suoi muscoli tremavano e John respirava rumorosamente a bocca aperta. Appoggiò la punta del suo pene sulla pelle della ragazza e vi penetrò con lentezza per sentire i loro corpi entrare in contatto e fondersi in un' unica essenza. Il piacere esplose dentro John a partire dal basso ventre e si diffuse come liquido caldo dentro di lui; si muoveva veloce e entrava con forza in lei, procurandosi ondate di piacere continue. LA ragazza appoggiava a terra il suo seno prosperoso e un gomito, mentre con l'altra mano si masturbava con violenza, inserendo dapprima due poi tre dita all'interno della sua parte più sensibile. In questa posizione rimasero a lungo, cercando il massimo piacere e quando entrambi arrivarono al climax, si rilassarono sul pavimento, respirando affannosamente. Il corpo della ragazza sembrava distrutto dall'interno: essa giaceva a terra mollemente, come se fosse stata svuotata di ogni essenza vitale, un sacco vuoto abbandonato, ma con il sorriso stampato in faccia e il rossore sul volto. John, dopo essersi addormentato nella stessa posizione nella quale si era accasciato, andò in bagno, si sciacquò il viso e uscì dalla camera in silenzio, non prima di aver lanciato un'ultima occhiata a quella ragazza ancora stesa a terra che dormiva di un sonno profondo.

Il corridoio era completamente deserto e John non riusciva neanche a sentire i gemiti che solitamente si udivano dalle camere. L'uomo si beò di quel silenzio quasi surreale in quell'hotel animato sempre dalla vita umana. La sigaretta che aveva in mano si stava consumando da sola e la cenere cadeva lentamente sulla moquette rossa: solo ogni tanto era illuminata dal bruciore della cenere generato dal respiro dell'uomo. In realtà non sapeva bene come avesse avuto quel pacchetto che stringeva nella mano, forse era un regalo silenzioso di André. In quei giorni era stati molto insieme e John aveva goduto della vista di quel corpo perfetto, della sensazione della sua pelle sotto le mani; al solo pensiero delle sue labbra e del suo respiro caldo sulla pelle l'uomo si eccitò e si portò la mano sul collo e con gli occhi chiusi cercò di scacciare quei pensieri. Quasi per uno scherzo del destino una testa rossa e riccioluta uscì da una stanza e gli andò incontro sorridendo.

"Hey piccolo" disse André e gli diede un piccolo bacio sulle labbra.

Quel nomignolo glielo aveva dato qualche giorno prima e a John non dispiaceva affatto. L'uomo biondo si scostò una ciocca di capelli dal viso e lasciò la sua sigaretta a consumarsi da sola sul pavimento perché la sua bocca era impegnata a dare morbidi baci sul collo del suo amante.

"Vieni a fare la doccia con me" disse tra un bacio e l'altro.

"Sì... ti devo prima dire una cosa" disse André.

"Dimmi"

"Sono innamorato di te"

Quelle parole caddero come macigni su John. Il silenzio li avvolgeva come le lenzuola tra le quali avevano fatto l'amore molte volte, ma questa volta tutto ciò era soffocante e inaspettato. Non riuscì a trattenerla. Era crudele e senza pietà, ma non poteva farne a meno. Rise. E tutto si frantumò come il vetro. John vide la disperazione in fondo agli occhi del bellissimo ragazzo che gli stava di fronte crescere e distruggere tutto. Era come un piccolo fiore strappato via.

"Non ho mai pensato che potessi innamorarti di me..." disse John, diventando improvvisamente serio e triste.

André teneva la testa bassa e i pugni serrati, mail resto del suo corpo sembrava abbandonato alla decadenza.

"Hey, piccolo..." disse John. Allungò la mano verso il viso di André, ma lui si scostò con un movimento del capo di lato.

Era la prima volta che John usava quel nomignolo e lo aveva fatto inconsapevolmente, come per rimarcare il ragazzo come ancora suo, ma come suo amico. André si mosse dapprima a rallentatore e con fatica. Tentò di dire qualcosa, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca furono un suono strozzato e un sospiro pesante. John lo vide allontanarsi piano, scivolargli via dalle dita quando cercò di fermarlo e poi prendere velocità e correre nella sua camera, incespicando. Non un singhiozzo, né una lacrima. Il vuoto lo aveva divorato.

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