La mela e il sacrificio

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Questa volta era in una stanza completamente bianca, o almeno gli sembrava di essere in una stanza perché lo spazio poteva estendersi all'infinito. Non aveva nulla intorno a sé se non il suo corpo, i cui contorni erano sfuocati. All'improvviso una figura emerse da quello spazio indefinito, come se fosse stata plasmata direttamente da quel nulla che lo circondava. Quella figura leggiadra era Alba, che avanzava verso di lui con un sorriso splendente e i suoi lunghi capelli neri che volteggiavano nell'aria: era avvolta da una leggera nebbia biancastra che non nascondeva le sue bellissime forme e i suoi piedi sembravano quasi non toccare il terreno. A John quella apparizione sembrava quella di un angelo mandato dal Paradiso per salvarlo. L'uomo voleva a tutti i costi correre verso quella donna, abbracciarla e e perdersi tra la foresta dei suoi capelli, con il sapore di quelle due colline rosse e sprofondare nel pozzo dei suoi occhi. Ma si trattenne; non sapeva neanche bene perché lo stava facendo, le sue gambe però non si staccarono dal quel pavimento interdimensionale e rimase solo a guardarla. La donna si avvicinò a John tanto che i loro respiri parvero mischiarsi tra loro: il cuore di John batteva all'impazzata mentre la sua mente era bloccata su quei pochi centimetri che li distanziavano. La donna si avvicinò ancora di più e fece scivolare le sue labbra lungo la bocca di John, le sue guance e sul suo collo. Un improvviso dolore gli bloccò il respiro in gola e il suo cuore saltò un battito; provò a parlare, ma il solo suono che gli fece gelare il sangue nelle vene. Stava morendo, lo sentiva fino al centro del suo essere, ma non voleva. Eppure stava arrivando e non poteva fare nulla per evitarlo: guardò Alba dolcemente e alla fine si lasciò andare. Morte amica, morte sorella... compagna di vita.

John si risvegliò nel suo letto, sudato e con le lenzuola attaccate alla pelle. Le mani dell'uomo corsero subito al collo, dove fino a poco tempo prima dovevano esserci stata una lacerazione profonda e sanguinolenta; in quel momento però la pelle era intatta e cosparsa solo da un velo di sudore. Rassicurato almeno in parte da quella scoperta, il biondo stava per andare a farsi una doccia, quando una voce femminile lo fece sobbalzare.

"John Smith, forse mi sbagliavo su di lei" disse una voce, riconoscibile tra mille altre e forse l'unica in quel mondo a riuscire a spaventare davvero John fin dentro al midollo. John si girò lentamente, una goccia di sudore gelido gli scese lungo la schiena, e vide la bellissima donna che avanzava verso di lui.

"E' proprio un peccato... era molto più divertente la parte, diciamo animalesca della sua personalità... Non pensa anche lei?" disse la donna con voce seducente, avvicinandosi sempre di più all'uomo: riusciva a sentire i suoi passi leggeri sul pavimento rimbombare dentro di sé.

Natasha fece un sospiro scocciato e schioccò le dita e le luci si accesero all'improvviso, ferendo John agli occhi, che si piegò istintivamente in avanti e si protesse il viso con le mani. La donna ridacchiava per la debolezza di quel verme che aveva di fronte e la risata di propagò nella stanza, rimbalzando sulle pareti ed assumendo una inflessione roca e spaventosa. Solo dopo qualche secondo gli occhi di John si riabituarono alla luce e l'uomo si fermò a guardare con aria malevola la donna, ma nonostante tutto la trovò bellissima: aveva indosso un elegante vestito nero in pizzo e velluto, accollato e il cui tessuto semitrasparente si scuriva verso la gonna per diventare nero pece; dal collo partiva una sottile venatura a forma d'albero rovesciato che intrecciava tutta la sua figura e ne evidenziava le forme; la pelle color perla contrastava con le tonalità scure del vestito mentre solo le unghie e le labbra spiccavano con forza per il loro colore rosso acceso. Natasha gli sorrideva e rigirava in una mano una mela rossa, di tonalità simile a quella delle sue labbra, intatta e perfetta, tranne in un punto dove era stato staccato un morso. John fissò la mela con stupore: era la stessa che aveva morso quando era andato nel giardino, ora distrutto dalla violenza e dall'ingordigia dei suoi ospiti. A quel pensiero all'uomo venne un conato, che respinse nello stomaco a forza deglutendo rumorosamente. La donna smise si muovere la mela, che presto si rattrappì fino a marcire completamente e poi a trasformarsi in polvere; questa presto si sparse per la stanza come mossa da una brezza leggera.

"Oh, saresti potuto andare via molto tempo prima, ma qualcosa ti ha trattenuto... o dovrei dire qualcuno, vero?" disse Natasha, scrollando vi dalle dita anche gli ultimi residui di polvere.

"In fondo sono contenta che tu sia ancora qui..." rimase un momento in silenzio, scrutando con espressione soddisfatta le emozioni di John scorrere sul suo viso "... per vedere questo momento"

E con un sorriso, la donna uscì dalla sua stanza. John non poté fare altro che seguirla nel corridoio, dove nel frattempo si erano riuniti tutti i presenti di quel piano, perché tutti in fondo sentivano quando Natasha stava arrivando e ne erano impauriti, ma anche curiosi e spinti da una forza estranea a seguirla. Tra quelle persone c'erano anche alba e André, entrambi in un angolo del corridoio e vicini al portone della grande sala circolare. Il silenzio era surreale e la donna dai capelli corvini che li aveva oscuramente chiamati a sé era al centro del corridoio e stava in attesa di qualcosa. All'improvviso le porte della sala circolare si spalancarono e la Regina uscì, circondata dai suoi fedeli servi nel suo bellissimo vestito leggero come l'aria. La Regina camminò lungo il corridoio, fino ad arrivare di fronte e Natasha, con uno sguardo fiero e il passo leggero, poi si fermò di fronte a lei. John notò perfettamente come la Regina in realtà non fosse altro che la schiava di un potere più grande, che neanche lei poteva contrastare e udì perfettamente le parole che il Potere sussurrò.

"Inginocchiati" mormorò Natasha e subito la Regina obbedì al suo comando. La scena era tesa in quel singolo punto dove la mano del Potere incontrava la fronte della Regina. La donna in piedi prese in una mano i capelli dell'altra, mentre il suo vestito ancora svolazzava e poi le tirò indietro la testa; solo Alba aveva notato un oggetto luccicante nell'altra mano del Potere, mentre tutti gli altri erano concentrati sull'altra.

"Sarò immortale!" esclamò la Regina, ridendo follemente prima che una lama luccicante piombasse su di lei e le squarciasse la gola, in un taglio netto e preciso dal quale sgorgava sangue a fiotti. Presto il suono della risata della Regina si bagnò di sangue, traformandosi in un rantolo di morte. Natasha lasciò andare la presa sui capelli della giovine, il cui corpo esamine si accasciò riverso sulla moquette rossa, inzuppandola del liquido scuro che colava dal suo collo. Nessuno osava muoversi, tutti i respiri erano cessati nello stesso momento in cui il primo sangue era iniziato a scorrere e le bocche aperte in un urlo muto. Il vestito della donna non era stato minimamente intaccato dal sangue sparso e non vi era alcuna piega, ma al contrario era rimasto impeccabile come se non fosse mai stato indossando.

"Benvenuti all'inferno" disse la Regina con un sorriso, allargando le braccia.


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