Erano quasi le sei e in casa di Giulia erano arrivati tutti: c'erano i suoi genitori, le ragazze e Carmine, tutti ignari della scioccante notizia che Giulia avrebbe dato loro. Eravamo tutti seduti intorno al tavolo, Giulia si prese di coraggio e iniziò a parlare:
"Mamma, papà, ragazzi, vi ho riuniti qua per darvi una notizia che sicuramente non vi piacerà. All'inizio volevo tenerla solo per me, ma è stata Laura ad insistere e a convincermi a dirvi tutto. È qualcosa di più grande di tutti noi e da sola non ce l'avrei mai fatta." Prese il referto del medico e lo porse a qualcuno di indefinito al centro del tavolo. Fu sua madre, impaurita da quel foglio, a prenderlo e a leggere tutto.
"Cosa vuol dire questo?" chiese sua madre sconvolta.
"Mamma, significa che ho il cancro al seno." Rispose fredda Giulia.
In quella sala calò il gelo. Eravamo tutti sconvolti e io lo ero ancora di più nel vedere la freddezza con cui Giulia aveva pronunciato quelle parole, come se non stesse parlando di sé stessa, bensì di un'estranea. Era proprio vero: è nei momenti più bui della tua vita che tiri fuori una forza interiore che non sapevi neanche di possedere. E così stava facendo Giulia: si stava dimostrando forte agli altri, per non farli soffrire più di quanto non lo stessero già facendo, ma bastava incrociare il suo sguardo per vedere che il suo mondo, così come le sue certezze, stavano tutte crollando.
Ad un tratto sua madre si alzò e la abbracciò. Entrambe scoppiarono in un pianto liberatorio, pieno di rabbia e paura. "Figlia mia" le sussurrava all'orecchio. Anche il padre si unì all'abbraccio. A vederli così sembrava la prima volta che questa famiglia piangeva insieme, era come se nella tragedia avessero ritrovato un po' di unione che mancava tra di loro.
Rivolsi lo sguardo verso Ilaria: stava guardando persa nel vuoto. Mi avvicinai così a loro, appoggiando le mie mani sulla spalla di Ilaria e Martina, che si guardarono disperate. Era una notizia troppo grande anche per loro. Carmine invece si avvicinò a Gaia e la abbracciò forte. Stavano provando a darsi forza a vicenda. Stavamo tutti male, per Giulia che avrebbe sicuramente passato un periodo difficile, per i suoi genitori che avrebbero dovuto vedere la propria figlia soffrire e non sarebbero stati in grado di alleviare il suo dolore, e stavamo male per noi stessi che avremmo visto una delle nostre più grandi amiche cadere e non sapevamo neanche se si sarebbe rialzata. Interruppi il momento: "Giulia, dobbiamo andare in ospedale!"
"Lo so Lau, ma preferisco andare domani" mi rispose.
"E invece no" sentenziò sua madre, "ci andiamo adesso, così lo affrontiamo sin da subito questo mostro!"
"Tua madre ha ragione" la appoggiò il padre.
"Esatto! Io e Martina ti aiutiamo a preparare una borsa per il ricovero!" disse Gaia.
"Io ti prendo delle cose che ti potrebbero servire, tipo un libro, della buona musica..." si propose Carmine.
"E io invece ti preparo un buon panino, che chissà cosa ti faranno mangiare in ospedale!" tentò di sollevare il morale Ilaria.
Giulia ci guardava con amore. "Grazie ragazzi, siete speciali!"
"Non ci ringraziare Giulia. Gli amici si vedono nel momento del bisogno, e tu ora hai bisogno, quindi noi siamo a tua completa disposizione!" disse Carmine. Era proprio dolce quando voleva.
In men che non si dice era tutto pronto per il ricovero di Giulia. Andarono solo i suoi genitori con lei e noi ritornammo ognuno nelle proprie case.
Era stata una giornata veramente difficile, piena di emozioni che mi avevano ferita profondamente. Un sacco di domande frullavano nella mia testa: ce l'avrebbe fatta? Cosa potevo fare per farla stare meglio? Si sarebbe sentita sola? Aveva paura?
Troppe domande a cui non sapevo dare risposta. Ero sdraiata sul mio letto, con le cuffiette nelle orecchie. Stavo scoppiando di pensieri che vagavano dentro di me. Allora decisi di andare a correre. Corsi per le strade del centro, fino ad oltre il fiume. Corsi senza una meta precisa da raggiungere. Corsi fino a farmi mancare il fiato. Corsi. Corsi. Corsi ancora. Ero esausta e mi accasciai vicino ad un albero. Ero sola. Scoppiai a piangere a dirotto, così forte che nessuno mi sentiva. Piansi per Giulia, piansi per il mio ex, piansi per mia madre, piansi per Carmine, piansi per me. Piansi perché mi rendevo conto che nel mondo c'era troppa cattiveria e che la felicità aveva ben deciso di farsi un viaggio eterno e di non toccare più la mia vita. Stavo davvero male, ma nessuno mi poteva sentire. Ripresi a correre, per sfogarmi ancora. Solo dopo quattro lunghe ore di corsa decisi di tornare in casa, stremata.
Varcata la porta di casa trovai Carmine.
"Che ci fai qui?" chiesi con la faccia ancora grondante di sudore misto a lacrime.
"E' da due ore che ti aspetta" disse mio padre con aria di rimprovero. Non avevo ancora avuto la forza di dire ai miei quel che era successo.
"Si, ma non ti preoccupare, ho fatto una lunga chiacchierata con tuo padre." Aggiunse Carmine.
"Vieni, andiamo di là in stanza!"
Entrammo in camera mia e lo feci sedere sul letto. "Come mai sei venuto qua?"
"Non ce la facevo a restare da solo in casa con i miei pensieri, volevo un po' di compagnia"
"Capisco. Anche io non ce la facevo a stare ferma in casa e infatti sono andata a correre. Infatti scusami se mi sono presentata in questo stato"
"Ma va, figurati! Sono io che sono piombato qua da te, e forse non dovevo neanche..."
"Perché dici questo?"
"Perché ti ho disturbata"
"Smettila! Anche io ho bisogno di qualcuno oggi e sono contenta che sia proprio tu!"
"Lauraaaaa!" sentii urlare Laila.
"Ehi dimmi!"
"Ascolta, potresti badare ad Aurora mentre io e tuo padre accompagniamo Lorenzo in piscina? Staremo via un'oretta perché andiamo anche a far la spesa con Lucia nel frattempo" mi chiese gentilmente.
"Certo, andate pure!"
"Tanto qua hai anche un bel giovanotto che ti da una mano!" aggiunse mio padre riferendosi a Carmine.
Uscirono e io e Carmine andammo in salotto, dove Aurora stava giocando con i suoi pupazzi. Carmine si sedette per terra e prese uno di quei pupazzi e iniziò a giocare con Aurora, la quale si divertiva moltissimo. Ci sapeva proprio fare con i bambini.
"Credo che ti diverti più tu che lei" lo presi in giro.
"forse è vero. Ma sai, è più forte di me, amo i bambini. Loro mi danno una forza che nessun altro al mondo è in grado di darmi. Quando ero stato male per la questione di mio padre, sono stati i miei fratelli che mi hanno dato la forza per andare avanti. E adesso che la situazione si sta ripetendo, ho bisogno di una forza enorme per andare avanti e sento che solo loro me la possono dare."
"Hai proprio ragione" annuii io. Ci scambiammo uno di quegli sguardi intensi, pieni di emozioni indescrivibili a parole. E così, senza che nessuno dei due se ne potesse accorgere, le nostre labbra si sfiorarono. Dolci, delicate, morbide. Ci staccammo per guardarci nuovamente negli occhi e poco dopo le nostre bocche si unirono di nuovo, in un bacio pieno di passione. Ma cosa stavo facendo? No, non era possibile! Però, caspita, che bel bacio!
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La Decisione
RomansaLaura è una ragazza di 17 anni tradita dal suo ragazzo. Decide di cambiare vita e va a vivere con suo padre. Cambia città e cambia quindi anche scuola. Scuola che sarà teatro di nuove amicizie, di amori, di sfide e, appunto, decisioni. La Decisione...