Papà era partito e la nostra avventura era appena partita. Ero sveglia da dieci minuti e accanto a me Carmine dormiva beato. Mi sentivo sola, molto sola. Sapevo di non esserlo realmente, perché in quella nuova città avevo trovato una nuova famiglia che mi sosteneva sempre. Laila era stupenda con me: anche se non ero sua figlia biologica, lei mi trattava esattamente come se anche io fossi provenuta dal suo grembo. Non considerava come una sua pari e sapevo benissimo che questa non era una cosa scontata. Anche con i miei nuovi fratellini mi trovavo bene, poiché loro mi avevano accettata sin da subito, facendomi sentire a casa. Nella nuova città avevo anche trovato una nuova famiglia, quella di Carmine. Con Carmine mi trovavo davvero bene, era come un fratello per me. Era quella persona con cui puoi parlare di tutto e sai sempre che non ti giudicherà mai. Era quel fratello maggiore che non avevo mai avuto. E sua madre era fenomenale: dolce e presente nella vita del figlio. Nonostante tutto ciò che aveva passato, a causa della morte prematura del marito, riusciva sempre ad essere allegra e con il suo sorriso era in grado di contagiare tutti. E poi i due fratellini di Carmine erano l'amore in persona.
Nonostante fossi circondata di persone che stravedevano per me e che avrebbero fatto di tutto per me, io in quel momento mi sentivo sola. Papà era partito e il mio fragile equilibrio interiore stava crollando come un castello di carte. Sentivo tanta confusione nella mia testa, troppe domande che mi frullavano. Chi sei tu veramente? Stai facendo le cose giuste o stai sbagliando tutto nella vita? Che obiettivi hai? Cosa farai l'anno prossimo, finita la scuola? Pensi di essere una brava figlia? Una brava amica? Una brava persona? No, non ero niente di tutto questo. Ero solo un disastro capace di provocare dolore a chi mi stava intorno.
"Buongiorno!" sussurrò Carmine, mettendo fine ai miei pensieri.
"Ben svegliato!"
"Che ore sono?"
"Le sette credo"
"E che ci fai già sveglia a quest'ora?"
"Non riuscivo a dormire..."
"Già, ti capisco. Vieni qua" allungò il suo braccio destro, facendomi segno di appoggiarmi sul suo petto.
"Tornerà presto" aggiunse.
"Lo so, ma nel frattempo?"
"Nel frattempo ci sono io che penso a te e ogni volta che sarai triste tu mi chiami e io verrò da te a sostenerti."
"Lo so, ma non è la stessa cosa"
"Non sono tuo padre, e mai potrò esserlo. Ma pensa solo che tu tuo padre potrai rivederlo..." una lacrima gli scese dagli occhi. Quanto ero stata scema? Ero proprio una bambina viziata! Lamentarmi perché mio padre era appena partito, quando il mio migliore amico il padre non ce l'aveva proprio... che stupida!
"Oddio scusami!" gli dissi, mortificata.
"Non ti preoccupare, non è colpa tua".
Verso le dieci e mezza andammo insieme a Gaia, Ilaria e Simone a trovare Giulia in ospedale. Arrivati lì, a pochi passi dalla porta della camera in cui si trovava la nostra amica dissi: "Ragazzi, voi entrate pure, io devo un attimino parlare con Ilaria. Ti puoi fermare un attimo?"
Carmine aveva capito di cosa si trattava, mentre gli altri mi guardavano incuriositi.
"Va bene" mi rispose Ilaria.
"Allora noi andiamo, ci raggiungete tra poco" disse Simone e si incamminarono.
"Cosa devi dirmi?" mi chiese Ilaria.
"Niente, volevo chiederti come stai"
"Perché questa domanda in questo momento scusa?"
"Perché ultimamente ti ho vista un po' nervosa e credo che in questo nervosismo centri la situazione che sta vivendo Giulia"
"Non è una cosa che ti interessa"
"Scusami, ma io credevo che noi fossimo amiche..."
"Lo pensavo anche io, ma ultimamente ho capito che devo rivalutare il significato di amicizia. Sai, sono successe delle cose che mi hanno fatto capire che quello che io intendevo per amicizia non è la stessa cosa che intendono gli altri" e si voltò, iniziando ad incamminarsi verso la stanza di Giulia.
"Alludi al fatto che Giulia, che tu consideravi la tua migliore amica, abbia parlato della sua malattia prima con me che con te?" la provocai.
Si girò, guardandomi negli occhi. "Si, alludo proprio a quello", disse con un tono di voce fermo, cattivo, arrabbiato.
"Ilaria, ancora non conosci la tua migliore amica? Giulia aveva paura, voleva essere forte per non farvi soffrire, ma all'ultimo non ce l'ha fatta e ha dovuto, suo malgrado chiedere aiuto. Non ha chiamato te semplicemente perché sapeva che ti avrebbe dato un dolore troppo grande. Non ti voleva nascondere nulla, ma non voleva neanche farti soffrire! Era disperata, aveva paura. Prova a metterti nei suoi panni"
"Nei suoi panni io non avrei parlato con una sconosciuta, ma mi sarei confidata con la mia migliore amica"
"Si, ma anche se questo avrebbe portato alla tua amica una sofferenza enorme? Non voglio che tu mi risponda subito, ma ti prego, pensaci. Giulia ha bisogno di te più di chiunque altro in questo periodo, ha bisogno di te per guarire e sentirsi meglio. In questa situazione nuova e sconvolgente, lei ha bisogno di ritornare a vivere dei momenti di spensieratezza con le persone che riempivano le sue giornate prima della malattia e questa sei tu! Fallo per lei, cerca di superare questa tua convinzione, parlatene insieme, piangete insieme, falle capire che tu le vuoi bene e che sei sempre tu, la sua migliore amica. Caspita Ilaria, lei non sa neanche se sopravviverà da qua ad un mese, non c'è tempo per inutili rancori!"
A quella frase Ilaria non ce la fece più e crollò in un pianto disperato. La abbracciai. "Ho paura" disse tra un singhiozzo e l'altro.
"Lo so, ma tu sei forte. Non puoi fare molto dal punto di vista medico per Giulia, puoi solo rallegrarle le giornate che passa chiusa qua dentro. Puoi fare in modo che questa degenza non si trasformi in un incubo."
"Andiamo da lei allora!" disse, più carica di energie di prima.
"Asciugati prima le lacrime" le dissi porgendole un fazzoletto. Ci era tornato il sorriso sul volto.
"Grazie"
"Un'ultima cosa: non pensare che io mi voglia mettere in mezzo a voi due. È l'ultimo dei miei pensieri!"
"Ora lo so. Sei una persona d'oro e mi chiedo come possa aver solo minimamente pensato ad una sciocchezza del genere"
"Non lo so, ma non ci pensiamo. Ora andiamo da Giulia, si starà chiedendo dove siamo finite!"
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La Decisione
RomanceLaura è una ragazza di 17 anni tradita dal suo ragazzo. Decide di cambiare vita e va a vivere con suo padre. Cambia città e cambia quindi anche scuola. Scuola che sarà teatro di nuove amicizie, di amori, di sfide e, appunto, decisioni. La Decisione...