XI.

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Finalmente anche l'ultima campanella era suonata. Non vedevo l'ora di essere tranquilla a casa di Giulia affinché lei mi dicesse tutto. Durante tutta la mattinata l'avevo osservata bene e mi sembrava normale, esattamente come tutti i giorni.

Ci avviammo verso casa sua: abitava un po' distante, a venti minuti di cammino dalla scuola, ma questo non mi pesò più di tanto, perché durante il viaggio ci mettemmo a parlare della temutissima interrogazione di chimica che si sarebbe tenuta due giorni dopo e così il tempo volò: senza nemmeno accorgermene eravamo arrivate. Giulia aprì la porta e mi disse: "Accomodati pure, siamo sole in casa. Fa pure come se fossi a casa tua!".

"Grazie. Sono a lavorare i tuoi?"

"Si. Almeno possiamo parlare con più calma..."

"Hai ragione" annuii. "Dai sediamoci e dimmi tutto!"

"Non preferisci prima mangiare?" mi chiese.

"No. Hai dovuto già aspettare troppo tempo prima di potermi parlare, non ne sprechiamo più!".

La sua faccia diventò subito seria. Era come se un'ombra fosse passata davanti ai suoi occhi, che si spensero improvvisamente. "Va bene... aspettami qua, torno subito", disse. Sparì per qualche secondo in quella che presupponevo fosse camera sua e ne uscì tenendo in mano una busta. Io la guardai con aria interrogativa.

"Ieri è arrivato questo, ma non ho ancora avuto il coraggio di aprirlo". Mi porse la busta. Aveva la mano che le tremava.

"Che cos'è?" le chiesi prendendo la busta e osservandola.

"E' il referto dell'ultima visita che ho fatto".

"Quale visita?" Chiesi allarmata.

"Era da un po' di mesi che avevo un dolore particolare al seno e mi sono spaventata. Sono andata in ospedale e mi hanno prescritto di fare questi esami e ieri sono arrivati i risultati." Disse tutto d'un fiato.

"Non ne sapevo nulla..."

"In realtà sei l'unica a saperlo, oltre a me ovviamente"

"Ma come? Non hai detto nulla neanche ai tuoi genitori??"

"no, non volevo che si spaventassero."

"Dovevi dirglielo!" La guardai storta e lei abbassò lo sguardo. "Hai ragione! Ok? Hai ragione! Ma ho paura! Non ti ho chiamata qua per giudicarmi, ma per aiutarmi! Se sai solo giudicarmi vai pure a casa e qua ci penso io!" e scoppiò a piangere.

"Vieni qua Giulia!" e la strinsi tra le mie braccia "Scusami, non dovevo dirti quelle cose in questo momento! Sono stata pessima! Piangi, sfogati, ma vedrai che non sarà nulla! C'è solo un modo per scoprire la verità: prima apriamo la busta e prima risolveremo il mistero! Dai asciugati le lacrime e apriamo la busta"

"Va bene" disse singhiozzando, " ma aprila tu. Io non ce la faccio"

"Ok, ma dimmi cosa devo guardare"

"Devi dirmi se in basso a destra c'è scritto positivo o negativo"

"ok". Presi la busta e la aprii delicatamente. Giulia mi guardava speranzosa e disperata allo stesso tempo. Avevo nelle mani il suo futuro e questo mi rendeva molto agitata. Estrassi la lettera dalla busta, la aprii velocemente e scorsi con gli occhi tutta una serie di scritte tecniche incomprensibili ai più. Sul fondo imperava una scritta in grassetto, evidenziata rispetto a tutte le altre: POSITIVO.

"Quindi?" mi chiese impaziente Giulia.

"C'è scritto 'positivo'. Che vuol dire?"

"Cazzo..." fu l'unica parola che riuscii a dire. Si bloccò e rimase a fissare il vuoto. Allungai la mia mano, le sfiorai la sua per cercare di darle conforto, ma lei rimase lì, inerme. Poi vidi che una lacrima le stava scendendo sulla guancia. "Capisci Laura, ho il cancro al seno" disse con una voce che non lasciava trasparire emozioni. Quella lacrima fu raggiunta da tantissime altre e si trasformarono in un pianto ininterrotto. La abbracciai e restammo lì senza dire nulla per più di un'ora. Nel silenzio dell'assenza delle nostre parole, sentivo i suoi pensieri e le sue paure. Dopo un'ora fu lei a parlare: "Laura, non voglio che nessuno lo sappia."

"Ma Giulia, non puoi affrontare tutto da sola! È qualcosa di più grande di te e devi chiedere aiuto alle persone che ti vogliono bene!"

"non voglio essere un peso per loro e non voglio neanche che mi considerino come una malata. Voglio essere trattata come la solita Giulia! Non so neanche se sopravviverò a sta merda e voglio pensare che almeno me ne andrò senza aver fatto soffrire gli altri! E poi io non sono da sola, ho te."

"Giulia non lo dire neanche per scherzo! Non morirai, toglitelo dalla testa!" con quelle parole cercavo di convincere più me stessa che lei.

"Eh no Laura. Il cancro è una brutta bestia e non sempre si esce vincitori"

"Ma noi lo combatteremo insieme e insieme lo vinceremo!"

"Lo spero...".

La abbracciai nuovamente forte.

"Adesso dobbiamo andare in ospedale, non so se devo essere ricoverata o se dovrò fare delle sedute di chemio..."

"Andiamo subito dal dottore allora, è l'unico che può dirci cosa dovrai fare per curarti!"

"Mi accompagni?"

"Ovvio Giulia! Non ti lascio mica da sola in un momento del genere! Ah, prima di andare, ti devo chiedere una cosa..."

"Dimmi!"

"Perché hai chiesto aiuto proprio a me? Voglio dire, hai tantissime amiche e invece ti sei aperta con me, anche se ci conosciamo da appena una settimana. Non riesco a capire perché"

"Lo so, sembra una cosa strana, e forse lo è anche... però non me la sono sentita di chiedere aiuto alle altre: come ti ho detto prima non voglio che ne sappiano niente, non voglio farle soffrire. Però appena è arrivato il referto ho avuto paura, mi sono sentita debole e ho capito che dovevo chiedere aiuto a qualcuno. Tra tutti ho scelto te perché anche se ci conosciamo da poco mi sei sembrata una ragazza seria con cui si può parlare."

"Ho capito. Anche se forse sarebbe giusto che anche gli altri sappiano, soprattutto i tuoi genitori!"

"Lo so, ma ora non ce la faccio a dar loro una notizia del genere. Li farei soffrire troppo."

"Allora facciamo così Giulia. Adesso andiamo dal dottore, vediamo cosa ti dice e poi appena torniamo a casa ne parliamo sia con i tuoi, sia con gli altri. Li invitiamo tutti a cena e glielo diciamo. Se loro sanno ti possono stare accanto e lo sai anche tu che è importantissimo essere circondati di persone che ti amano quando si è malati. Loro ti possono aiutare a guarire!"

"Hai ragione Laura. Allora manda un sms a tutti dicendo di venire a cena da me che gli devo parlare. Ora però andiamo dal dottore!"

"Perfetto allora!".

DAL DOTTORE

Eravamo nella sala d'attesa. Davanti a noi solo una persona: nella sfortuna eravamo state fortunate, almeno la nostra angoscia sarebbe finita da lì a poco. Giulia agitava freneticamente una gamba.

Dopo una decina di minuti toccava a noi. Entrammo nello studio del dottore che ci fece accomodare.

"Ciao Giulia, come mai qua?" chiese il dottore.

"Per questo" e gli porse i fogli con tutti i risultati delle analisi fatte in precedenza e il referto.

Lui lesse tutto attentamente e la sua espressione felice sul volto svanì improvvisamente lasciando il posto ad una triste e preoccupata.

"Dottore allora che ci dice?" chiese Giulia con una voce che lasciava intuire un briciolo di speranza.

"Dico che bisogna andare subito in ospedale: là sicuramente dovrai ripetere degli esami e solo dopo aver ricevuto i risultati di quegli esami ti potranno dire cos'è meglio fare, se asportare chirurgicamente il seno, o se fare la chemio o qualunque cosa riterranno opportuno fare."

"Morirò?"

"Non si può dire Giulia. Se lo prendiamo in tempo non ti abbatterà, ma tu devi curarti, devi circondarti di persone che ti amano e devi metterci tutte le tue forze per combattere questo mostro. Solo così è possibile sconfiggerlo!"

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