L'indomani decisi di non andare a scuola. Non ce la facevo a vedere di nuovo Carmine e credo che mi vergognassi anche un po' a vedere Gaia. Così andai in ospedale da Giulia, sicuramente avrebbe avuto bisogno di supporto. Scrissi un sms sul gruppo della classe: "Ragazzi oggi non vengo a scuola, sto poco bene", e subito dopo ne scrissi un altro a Simone: "Non è vero che sto male, ma non ho voglia di andare a scuola e credo che dopo andrò a trovare Giulia. Coprimi con gli altri!". Poco dopo mi rispose: "Non ti preoccupare, ti capisco. Come stai?".
Già, come sto? Sicuramente mi sento meglio di ieri, le parole di Simone mi hanno fatta stare un po' meglio. Però sono ancora molto confusa sulla mia vita e mi sento fragile. Sento che ne devo parlare con una figura a me materna, Laila.
"Ehi Laila, posso parlarti?"
"Certo piccolina, che succede?"
"Hai presente Giulia?"
"Quella tua compagna di classe da cui sei andata ieri?"
"Si esatto lei"
"Si, ho presente, perché?"
"E' malata. Ha un cancro...".
L'espressione di Laila si fece immediatamente cupa e dispiaciuta.
"Dove?"
"Al seno"
"Ascolta Laura, lo so che sei scioccata, ma devi pensare positivo. Innanzitutto lo hanno trovato abbastanza presto, quindi non è troppo tardi per curarlo. E poi ricorda che Giulia non è sola, ha voi che le volete un gran bene!"
"lo so Laila, ma non riesco a non pensarci. Vorrei fare qualcosa per lei, ma mi sento impotente, inutile, è come se ogni cosa che pensassi di fare, di fronte alla sua malattia divenisse stupida."
"Perché dici questo? Guarda che anche se malata, Giulia ha bisogno di fare sempre le solite cose da ragazzina. Se prima di essere malata le piaceva fare una cosa, è giusto che continui a farlo anche adesso. Anzi è fondamentale: sicuramente lei adesso si sentirà smarrita, non saprà più che fare della sua vita, non saprà neanche se la sua vita continuerà o meno... e riuscire a fare ciò che faceva prima le darà l'impressione, anche solo per un attimo, che nulla sia cambiato. E solo tu e i tuoi amici potete realizzare tutto ciò".
"Grazie Laila"
"Figurati piccola mia! Adesso immagino che vorrai andare in ospedale. Vuoi che ti accompagno?"
"Se non ti dispiace si!"
"Va bene, ma... domani a scuola eh!"
"Certo!"
Così mi vestii e raggiungemmo l'ospedale. Era un luogo che non mi piaceva. Quella puzza di disinfettante e quelle tristi pareti grigie avrebbero incupito anche l'animo più felice. Mi avvicinai alla reception e chiesi dove fosse la stanza in cui era ricoverata Giulia. Secondo piano, reparto di oncologia. Che brutta parola 'oncologia'. Celava al suo interno un dolore infinito.
Arrivata al reparto mi misi a cercare la stanza di Giulia. C'erano molte persone, per lo più malati, scavati in viso dalle sofferenze. Ad alcuni mancavano parti del corpo, ad altri mancavano i capelli. Notai che a tutti mancava il sorriso.
Finalmente trovai la stanza di Giulia, bussai ed entrai.
"Ehi, ciao!" la salutai.
"Ciao" rispose fredda lei.
"Come stai?"
"Ah perché, non si vede? Non si vede che sto di merda?"
Stetti lì in silenzio, non sapevo cosa rispondere.
"Scusa" mi disse lei dopo qualche minuto.
"Tranquilla, sono stata insopportabile"
"ma che, quella insopportabile sono io! Tu sei stata fin troppo carina, sei l'unica che mi sia venuta a trovare", disse con un tono di amarezza in bocca.
"Giulia, bisogna capirle. Stanno male per te e non se la sentono ancora di vederti soffrire. Bisogna dare loro del tempo."
"Certo... dare del tempo a loro. Io, la malata, che deve capire loro, le sane... il mondo si sta invertendo proprio! Ma comunque le capisco"
"hai ragione... vedrai che prima o poi vengono a trovarti, sarà questione di tempo"
"Speriamo..." disse lei.
"Io comunque sono venuta qua per portarti questi CD con la tua musica preferita. E poi ti ho portato i trucchi, oggi ti trucco io!"
"Ma Laura, non mi sento in vena di truccarmi... e poi per chi mi devo fare bella?"
"GIULIA -risposi fermamente - innanzitutto devi farti bella per te stessa! E poi che ne sai chi puoi incontrare in reparto, magari un principe azzurro..."
"Ma dai Laura, ma li hai visti? Sono tutti dei cadaveri che camminano, brutti, senza capelli e sofferenti!"
"Grazie eh! Sempre molto carine e gentili le nuove arrivate!" disse una voce a noi sconosciuta. Mi girai e vidi un ragazzo. Rimasi allibita. Era uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto. Nonostante non avesse più i capelli, era molto affascinante. Aveva due occhi color del mare e un nasino all'insù. Era abbastanza alto e notai che si toccava sempre la gamba sinistra.
"Ehm, scusa, non intendevo" cercò di scusarsi Giulia.
"No, no, intendevi benissimo. Ma non ti preoccupare, siamo abituati. Ora forse è meglio che vada, non vorrei farti fare brutte figure se dovessero arrivare altre tue amiche!" e se ne andò.
Guardai Giulia e scoppiammo a ridere: "Che colossale figura di merda!"
"in effetti!"
Dopo un po' Giulia mi chiese: "Quanti trucchi hai portato?"
"Tutti quelli che avevo a casa, sia i miei sia quelli di Laila. Ci sono molti ombretti, alcuni rossetti, fard, fondotinta, matite... perché?"
"Mi è venuta un'idea" disse con espressione fiera di sé.
"Dimmi"
"Stavo pensando che io non ho bisogno di essere truccata, sto bene così, ma magari ai bambini delle altre camere può far piacere di avere il visino trasformato in tigrotto o in principessa. Che ne dici?"
"E' un'ottima idea! Certo che dobbiamo chiedere prima il permesso ai dottori"
I medici furono d'accordo e anzi appoggiarono a pieno e con entusiasmo la nostra idea. "Brave ragazze, quei bambini hanno proprio bisogno di voi!".
E così iniziammo, stanza per stanza, bambino per bambino, malattia per malattia, a dipingere i volti dei più piccoli. Sembrava una cosa stupida, ma la meraviglia di riuscire a strappare un piccolo sorriso da quelle vite buie era un traguardo altissimo e noi ce la stavamo facendo.

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La Decisione
RomanceLaura è una ragazza di 17 anni tradita dal suo ragazzo. Decide di cambiare vita e va a vivere con suo padre. Cambia città e cambia quindi anche scuola. Scuola che sarà teatro di nuove amicizie, di amori, di sfide e, appunto, decisioni. La Decisione...