capitolo 3

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Foto di Jack

-Su, ora andiamo in classe- dico a Clara.

Mi infastidisce parlare delle persone alle spalle, siccome riesco a dire la mia opinione al diretto interessato senza troppi giri di parole.

-Sì, dopo a ricreazione ti dico i vari tipi di persone che ci sono in questa scuola, okay?- mi domamda
-No, non ti preoccupare. Per il momento preferisco non aver a che fare con nessuno, ma, se devo proprio, penso che capirò come sono solo parlando con loro-

Dopo averle detto questo, andiamo finalmente in classe, sedendoci subito agli ultimi banchi sperando di non essere notate.

Dopo un po' entra un uomo di mezz' età, con i capelli sbiaditi dal tempo,  gli occhiali a cerchio ed indossa un completo elegante, a completare il tutto c'è una ventiquattrore che tiene in mano.

Presumo che lui sia il professore di Matematica.

Si siede alla cattedra, posando anche la ventiquattrore ed inizia a scrutare i vari volti.
Improvvisamente si volta verso di me

-È lei Katy?- mi domanda

Dopo la domanda fatta dal professore, si girano tutti a guardarmi.

Meraviglioso.
In questo momento vorrei tanto urlare: "I cazzi vostri, no?"
Ma mi rendo conto che almeno a scuola non dovrei comportarmi in questo modo, perciò cerco di ignorare il peso dei numerosi sguardi che ho attirato ed evitare di ricevere una nota disciplinare già dal mio primo giorno.

-Sì, sono io- dico in modo scocciato
-Bene, non vuole presentarsi ai suoi compagni?-
-L' ha già fatto lei per me, riferendo alla classe il mio nome, quindi la risposta è no-

Le sue guancie e il collo si colorano di una sfumatura rossa e appaiono due vene ai lati della fronte.
Sembra essersi alterato, ma non me ne puó fregare di meno.

-Venga a presentarsi subito qui alla cattedra- dice alzando un po' troppo la voce.

Ma cosa importa a lui se mi presento o meno?

-Senta professore, ho detto di no, punto. Lei mi ha già presentata e tutto quello che i miei compagni devono sapere è come mi chiamo- dico con il tipico sguardo freddo che non ammette repliche.
-Bene, se non si vuole presentare, vada pure fuori dalla classe- mi indica la porta.

Cazzo, che rabbia.

Clara, che solo ora sembra essersi risvegliata dal suo stato di trance, mi tira una gomitata per farmi capire che devo presentarmi alla classe, ma se non voglio fare una cosa io non la faccio e basta.

-Con piacere-

A testa alta, vado verso la porta ed esco sotto lo sguardo curioso di tutti.
Dopo essere uscita mi siedo a gambe incrociate a terra, appoggio la testa al muro rivolta verso l' alto e chiudo gli occhi.

Cavolo, solo a me possono accadere queste cose. Io e la mia maledetta testardaggine, anche il professore però avrebbe potuto essere più comprensivo.
Credo che il mio proposito di non riuscire a prendere un rapporto disciplinare sia appena andato a quel paese.

Dopo dieci minuti sento dei passi.
Non apro gli occhi, dal momento che non mi interessa chi sia l' individuo che sta camminando.

-Ma guarda un po', il primo giorno e già ti hanno cacciato fuori?-

In questo momento vorrei uccidermi, fra tutti quanti, proprio questo "coso" doveva passare? La cosa migliore è ignorarlo, non si merita una mia risposta questo coglione.

-Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Poverina si atteggia tanto a fare la dura quando non lo è-

Ora sta mettendo a dura prova la mia pazienza.
D' improvviso non sento più nulla, spero vivamente che se ne sia andato, meglio aprire gli occhi per controllare.

Spalanco gli occhi per la sorpresa, forse sarebbe stato meglio se non li avessi mai aperti. Ora me lo ritrovo ad un palmo dal naso ed i suoi occhi color ghiaccio sono puntati su di me.

-Perché sei fuori? E perché non parli?- mi domanda.

Lo guardo negli occhi con freddezza, ma lui non si muove di un millimetro.

-Mi rispondi?-

Sbuffo scocciata.

-Non sono affari che ti riguardano, e comunque non ti parlavo perché non sei interessante, chiaro? Ed ora se non ti spiace vorrei restare sola-
-Quindi secondo te non sono un ragazzo interessante?- dice con una lieve sfumatura di divertimento nelle sue iridi azzurre.
-Esattamente, ora mi lasceresti in pace?-
-No, prima devi dirmi perchè sei fuori-
-Perché lo vuoi sapere?-

Ignora la mia domanda e continua a fissarmi.

-Sono fuori perché un vecchio decrepito mi voleva far presentare alla classe. Io ho mi sono rifiutata di farlo e lui a quel punto mi ha detto che se non mi fossi presentata, sarei dovuta uscire fuori dalla classe. Dunque, questo è il motivo per il quale sono qui, adesso puoi andartene, grazie.-

Finalmente si allontana un po' da me e, lasciandomi attonita, esplode in una fragorosa risata.

-Perché ridi?-

Alle mie parole ride solo di più.

Non comprendo quale sia la sua fonte di divertimento. In ogni caso, si diverte veramente con poco.

-Ti rendi conto che voleva farti solo presentare alla classe e tu sei uscita per non farlo?-
-Non mi piace raccontare i fatti miei a degli sconosciuti ed ora vattene, non voglio parlare con te- dico infastidita.

Jack fa un ghigno ed assume uno sguardo serio e profondo.

-Dimmi, hai saputo chi sono?-
-Sì e non me ne può fregar di meno di un ragazzo che è conosciuto solo per il nome del suo paparino- gli dico guardando il soffitto, trovando tutto ciò davvero poco stimolante.
-Lo sai vero che se voglio posso farti cacciare da questa scuola?-
-Lo sai vero che ci sono altre mille scuole e questa non è l' unica?- lo imito.
-Se non te ne vai tu, me ne vado io- mi accingo ad alzarmi, ma una mano mi blocca il polso.
-Che cazzo vuoi ancora?- dico irritata
-Sei sempre così acida?- dice con un ghigno strafottente.
-Sì, sempre con le persone che mi stanno sul culo e tu sei una di quelle-

Strattono il polso dalla sua presa, ma in una mossa mi scaraventa contro il muro e il suo petto è praticamente attaccato al mio. Più o meno dal momento che sono molto più bassa di lui.

-E così vuoi un altro bel calcio sulla tua zucchina, vedo che ci stai facendo l'abitudine-

Provo a dargli una ginocchiata, ma il mio tentativo fallisce, visto che mi blocca le gambe con le sue.

-Ormai ho imparato la tua tattica- mi dice facendo sfiorare i nostri nasi.

Non preoccuparti, tanto ne ho un' altra mio caro.

Metto le braccia dietro il suo collo e a quel contatto sento dei brividi.
Jack mi libera le gambe, credendo che io voglia baciarlo, quando le nostre labbra si sfiorano, gli do finalmente quella ginocchiata che tanto bramavo.
Immediatamente si piega per il dolore facendo un mugulio ed io scoppio a ridere.

-Tanto lo sai che te la faró pagare vero?- dice in un sussurro.

Io mi avvicino a lui e poi mi piego sussurrando.

-Aspetta e spera-

Mi ritraggo e lo guardo con un sorrisino, mi giro per andarmene però, ancora una volta, le sue mani mi bloccano, ma questa volta le gambe.
Prima che io possa fare qualsiasi cosa,
cado a terra.

Oddio sento un dolore lancinante al sedere!

-Ma sei scemo?!-
-Devo ricordarti cosa mi hai fatto tu?-

Si indica e dopo un po' si rialza porgendomi la mano, ma io gliela tiro facendolo cadere su di me.

Giuro che non erano esattamente questi i miei piani.

-Dillo che lo hai fatto di proposito-
-Dài spostati, quanto cavolo pesi?-
-Mi dispiace, ma questa è solo un assaggio della mia vendetta- dice facendomi un occhiolino.
-Quindi farmi morire sotto di te la chiami vendetta?-

Tra amore e odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora