Flashback

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Passare del tempo libero ad ammirare opere è un buon modo per cullare la mente. Esplosioni di colori ti circondano e tutto è lì, fermo, in attesa che tu possa fermarti e coglierne il significato. Di tanto in tanto mi concedo serate come queste, dove giovani artisti cercano di affermarsi nel mondo dell'arte o della fotografia. In particolare un quadro ha attirato la mia attenzione; uno di quelli che lo guardi e sembra una foto, perfettamente perfetto.
Rappresenta un vicolo di un paesino di campagna, di quelli che li vedi e te ne innamori ma in cui non vivresti più di un fine settimana; gli unici colori utilizzati sono il bianco e il nero in tutte le loro tonalità.
Resto li, di fronte a quel quadro, pensando a dove potrei appenderlo nel caso lo compressi... quando una voce attira la mia attenzione.

"Come ha detto scusi? "
Mi ritrovo accanto un giovane ragazzo, più o meno sulla ventina che fissa il quadro quasi quanto me. Indossa un abito elegante beige con scarpe e papillon rossi.

"Dicevo che osare con un po' di colore sarebbe stato meglio" ripete.

"Disse l'uomo dalle scarpe rosse. Lei è un artista?" chiedo.

Lui si volta e mi incanta col suo enorme sorriso.

"Preferisco l'arte tridimensionale. Sono un architetto." spiega, riportando la sua attenzione sul quadro.

"I palazzi sono tutti cupi e grigi" mormoro.

"In effetti." ammette "lei invece?"

"Io cosa? " chiedo confusa.

" Lei è un'artista?" sembra... Imbarazzato.

"Oh, no. Diciamo che nel mio lavoro l'arte è la tecnologia."

Intrattenere una conversazione con uno sconosciuto su quanto l'energia rinnovabile fosse utile al paese era davvero deprimente. Meglio tenerla per quando dovrò scaricarlo.

"Capisco. Ha intenzione di comprarne qualcuno?"

"Non stasera."

"Qui di fronte c'è un piccolo bar. Ha l'aria di qualcuno che ha bisogno di un caffè."

La sua attenzione adesso è pienamente concentrata su di me. Lo fisso per qualche secondo pensando a cosa fare.

"Io non bevo caffè mi dispiace" faccio spallucce.

"Dovrebbe." mi prende sotto braccio e ci dirigiamo verso l'uscita.

"Non è molto gentiluomo" mi lamento mentre percorriamo i pochi metri che ci separano dal bar.

"Neanche vecchio, ma continui a darmi del lei." si lamenta fingendosi offeso.
Guarda davanti a sé e continua a tenere il mio braccio unito al suo, come per evitare che io scappassi.

"Scusa. Questione di abitudine" mi difendo.

"Non dirmi che sei uno di quei vampiri immortali che sono vissuti nel 1900..."

"In effetti la cosa positiva del ventunesimo secolo è l'invenzione del reggiseno, non immagini quanto fossero fastidiosi i corpetti." lo interrompo.

Di nuovo un sorriso gli riempie la faccia e i suoi denti perfetti escono allo scoperto. Apre la porta del bar e mi indica di entrare con un gesto molto teatrale.

"Per noi due caffè" ordina alla cameriera.

"Ma io non bevo caffè" piagnucolo.

I miei piedi iniziano a ringraziarmi per essermi finalmente seduta. Dovrebbero inventare degli eventi in cui è obbligatorio presentarsi con le pantofole.

"Con gli amici si beve il caffè" replica. Toglie la sua giacca poggiandola su una delle sedie accanto al tavolo insieme al papillon.

"Oh, quindi siamo amici? E come si chiama il mio amico? " chiedo.

" Ha importanza? Ti ho vista, ho capito che avevi un problema e ora siamo qui che aspettiamo il nostro caffè." replica allargando le braccia, come per indicare che la cosa è ovvia.

"Quindi io avrei un problema? Senti Superman forse dovresti trovare qualche altra donzella da salvare, perché questa non te la da." cerco di reggere il suo sguardo per fargli capire che non sono una stupida.

"Per quanto tu possa essere molto bella e sexy, non sei il mio tipo. Hai un qualcosa che mi affascina? Si. Penso che il tuo sia un cervello interessante visto il modo in cui osservavi quell'opera? Si. Voglio portarti a letto per una sveltina? No. I miei sono gusti particolari."

Lo osservo ripetendo nella mia mente ogni singola parola cercando di capirne ogni tassello.

"Cosa c'è non sono abbastanza? " ribatto offesa.

La cameriera porta i due caffè e va via.

"Sono gay" mormora.

"Cosa? " per un attimo la mia lucidità va a farsi un giro.

" Hai presente il maschio a cui piace un altro maschio?" ironizza.

"Dio ma perché i migliori se ne vanno e i più belli li fai gay!" sbotto.

La mia reazione lo diverte molto, non sembra ne offeso e ne arrabbiato.

"Forse perché le migliori sono sempre al lavoro e le più belle allo specchio." ribatte sorseggiando il suo caffè.

Forse in caffè è proprio quello di cui ho bisogno.

"Miquel" urla quando scendo dal taxi.

"Cosa?"

"Il mio nome è Miquel."

"

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TalAid - Una Scommessa D'amore Pt IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora