Capitolo 45

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Siamo appena arrivati dopo lunghe ore di aereo. Siamo davanti a una villa con dei fiori e un giardino da urlo. Il signor Dallas apre la porta e ci fa entrare. Giriamo per la casa che è carina, poi andiamo nelle camere e io prendo la prima che trovo. È piccola e angusta. Mi so scegliere proprio bene le stanze.
Una voce dietro di me interrompe i miei pensieri.
"Prendi quella laggiù. Questa è troppo piccola, la prendo io." Owen.
"Ah, da quando ti importa di me?" Sono davvero stuzzicata dal fatto che sull'aereo ha fatto come se non contassi nulla.
"Da sempre Jess, ricordati i primi giorni non ti ho mai trattata male. Poi si, ho fatto cazzate ma tutti ne fanno! Io non sono perfetto!"
"Ah. Mi avevi detto che tuo padre è morto. Allora se è morto come cavolo fa a essere qui?!" Urlo.
"Dovevo trovare una scusa per farmi perdonare dal mio comportamento, e siccome quel poveruomo era morto, ho cercato di inventare una cosa." Dice deluso.
"Da quando ti ho conosciuto non fai che raccontarmi bugie su bugie, te ne rendi conto!?" Urlo quasi con le lacrime.
"Sono stato un cretino, avevo solo paura di perderti.."
"Mi hai perso ugualmente." Dico andandomene nella stanza la cui mi aveva indicato.
Apro la porta mi ci infilo dentro e la sbatto. Poggio la valigia e sistemo tutte le cose cercando di pensare alle cose belle, che nell'ultimo periodo da quando si è messo di mezzo alla mia vita una certa persona, vengono a mancare.
Emily entra dalla porta.
"Non fate altro che litigare voi due eh?"
"Già."
"Che vuoi fare ora che abbiamo finito?"
"Vorrei andare a fare una passeggiata da sola se non ti dispiace."
"Nono per niente. Io resto qui a finire delle cose." Dice guardandomi con aria comprensiva.
Esco dalla stanza e avverto mia madre che sarei uscita a fare una visita al luogo. Mia madre esita un po' poi mi dice:
"Sei sicura di potercela fare?"
"Si mamma, il trauma cranico è una vecchia storia aromai."
"Eh va bene, mi fido di te." Mi dice sorridendomi a metà.
"Ma torna a casa per sei, okay?"
Annuisco ed esco di casa.
  Mi incammino nelle strade di Londra che ormai conosco, e fatta ora di tornare a casa me ne torno.
  Busso alla porta e mi viene ad aprire Emily.
"Tutto okay?"
"Si sì." Le dico.
"I genitori sono usciti a fare la spesa, a casa siamo solo io, tu Jake, Ashley e Owen e Sharon" Mi informa.
Annuisco e vado di sopra, poi mi sento tirare e mi ritrovo in una stanza.
Owen chiude la porta alle mie spalle.
"Ma che diavolo fai? Sei impazzito?" Dico per andarmene.
"Sono impazzito da un bel po', Jess." Dice guardandomi di traverso con una faccia buffa.
"Si sì, allora impazzisci pure ma non coinvolgermi nel tuo esaurimento." Dico divincolandomi dalla sua stretta.
"Mi fai male." Dico stizzita guardandolo male.
Mi prende delicatamente i polsi e me li blocca con una mano.
"Non esci da qui finché non la smetti di essere arrabbiato con me."
"Bene, allora non usciremo." Le dico io convinta.
"Senti Jess," dice passandosi una mano nei capelli. "Io ho fatto tutto questo per non perderti. Si okay, non è tutto giustificabile ma gran parte."
"Ah sì? Quindi: ti saresti ubriacato per non perdermi, saresti venuto a casa mia a dirmi tutte quelle cose per non perdermi, avresti mentito su tuo padre per non perdermi, ti saresti lasciata ballare una spogliarellista intorno per non perderti, mi avresti chiesto di starti lontana per non perdermi, mi hai fatto soffrire per non perdermi?"
"Ti ho detto che non è tutto giustificabile. Io rovino sempre quello che tocco, tutto. Ti prego credimi io ti amo Jess.."
"Ah, mi ero dimenticata che avrei potuto perdere la vita se quell'auto non si sarebbe svoltata subito. È stata più la caduta fortunatamente, ma se mi avrebbe presa sarei morta per te!" Dico.
"Jess mi stai facendo morire con queste parole. È vero, io sono un combina guai pazzesco, faccio tutto senza pensare, ma sappi, che se c'è qualcosa che faccio di giusto, questa cosa è amarti!"
"Si sì come no." Ironizzo.
"Jess ti prego.." Mi dice.
"ti rendi conto?! Mi stai chiedendo di perdonarti qui, ora. Ci vuole tempo Owen, ci vuole tempo per guarire un cuore malato Owen." Le dico stufata.
"Promettimi che ci proverai almeno.."
"Promettimi che non mi farai soffrire." Faccio di rimando.
"Te lo prometto."
"Ora mi lasci?" Le dico guardandolo e lasciandomi sfuggire un sorriso.
"Si ma prima.." Dice avvicinandosi e poggiando all'improvviso le mie labbra sulle sue. Dio quanto mi è mancato! Mi è mancato da far paura. Mi gusto questo fantastico momento e appena mi allontano cala un vuoto in me che prima non mi accorgevo di avere. Lui mi abbraccia, questo abbraccio mi è mancato parecchio, queste braccia intorno al mio corpo.
Non voglio pensare a cosa succederà. Per una volta voglio provare a godermi il presente.

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