Capitolo 48

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Non so da quando sto correndo senza meta, ma le voci che mi pregavano di fermarmi sono sparite già da un bel po'.
   Mi fermo e mi ritrovo in una specie di bosco, di foresta.
Prendo il telefono dalla tasca ma appena premo il tasto per accenderlo si spegne: sarà per la caduta che il caro Owen le ha fatto prendere!
  Alzo la testa: è buio. Non so come farò.
Ad un certo punto sento dei passi dietro di me, ho paura. Mi volto e vedo solo una sagoma, niente di più.
Indietreggio e finisco per cadere.
La sagoma mi porge una mano e io la afferrò. Poi parla.
"Ehm, ciao io sono Tom."
"Io sono Jessica, puoi portarmi fuori di qui?"
"Si, ma cosa ci fai qui alle 9 di sera, tutta sola?"
"Non mi va di parlarne Tom." Dico quasi in lacrime.
"Dove abiti?"
"In realtà sono in vacanza con la mia famiglia e ho un alloggio vicino un bar che mi pare si chiami 'collintson', sai dov'è?"
"Certo che lo so, abito in questa città ormai da anni." Dice.
   In 10 minuti siamo fuori da questa boscaglia, e finalmente siamo in città.
"Come mai eri lì?" Le chiedo a mia volta.
"Vengo per chiarirmi i pensieri, ma sai, io so la strada di casa!" Scherza.
Forzo un sorriso.
    "Ecco siamo arrivati."
E infatti vedo la mia abitazione.
"Grazie, Tom. Spero di rivederti."
"Ciao Jessica" e se ne va.
Mi faccio coraggio e busso alla porta.
Viene ad aprire la signora Dallas.
"Oh Jessica, tutto bene? Finalmente sei tornata! I tuoi genitori, Emily e Owen sono andati a cercarti, dove ti eri cacciata?"  Mi fa entrare.
"Scusi signora Dallas, non mi va di parlarne." Salgo di sopra e in corridoio trovo Jake.
Mi abbraccia.
"Ero preoccupato che non saresti tornata."
"Tranquillo piccolo. Ora devo riposare." Dico dandole un bacio suo capelli.
  Entro in camera e mi ci chiudo dentro. Non posso credere che solo perché mi sia concessa una sigaretta dopo 1 anno, Emily reagisca così.
Lei ha sempre odiato vedermi fumare, ma ora non vedo il motivo perché mi abbia dovuto insultare.
    Sento bussare alla porta.
"Jess, apri sono Emily."
A quanto pare la signora Dallas non poteva fare a meno di avvisarli.
"Jess, apri questa dannata porta." Ora è Owen, e sento in sottofondo i singhiozzi di Emily.
Non rispondo.
"Jess, ti do tre secondi, se non vieni ad aprire la butto giù, e sai che lo farei benissimo."
Voglio vedere fin dove arriva.
  All'improvviso sento una botta e la porta cade a terra.
Senza dire una parola, senza nessuna forza in corpo, li oltrepasso senza spiccicare parola e vado in bagno.
   "Jess per favore apri." Emily.
Apro.
"Cosa diavolo vuoi?" La guardo inespressiva.
"Sai che non lo pensavo."
"Ma lo hai detto.." Cerco di spiegare.
"Ero arrabbiata, mi fa male vederti farti del male."
"Emily lo so che era sbagliato. Ma c'erano diversi modi per dirlo, senza aggredirmi." Sto piangendo.
Mi abbraccia subito senza darmi il tempo del decidere il da farsi.
"Scusa." Sussurra.
Silenzio. La abbraccio e basta.
A rovinare il momento c'è Owen.
"Emily puoi lasciarci soli?" È troppo convinto, e questa cosa non mi va giù.
Emily mi guarda per il mio consenso e io annuisco.
"Cosa c'è?" Inespressivitá portami via.
"La vuoi smettere di essere sempre arrabbiata con me?"
"Tu non me ne dai motivo!"
"Jess, smettila di negare i tuoi sentimenti e cerca di vivere. Voglio avere una vita con te e so che anche tu lo vuoi."
"Ma non c'è futuro con te Owen! Non vuoi un matrimonio ne figli."
"Se mi perdoni, se mi permetti di starti accanto, sarò disposto a portarti all'altare"
"Ma io non voglio che sia una cosa forzata. Non voglio costringerti.
Io voglio diventare un futuro mamma, voglio sposarmi, voglio avere una casa, e tu non puoi darmi nessuna di queste cose." Mi scende una lacrima.
Mi guarda intensamente. "Si, forse hai ragione." Dice abbassando lo sguardo e andandosene.
    Io mi sono arresa da tempo, lui si è arreso ora, e possiamo alzare bandiera bianca. Il gioco è finito.

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