Capitolo Settimo SINNERMAN

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Ammetto la mia ignoranza, non conoscevo la canzone di Nina Simone, Sinnerman, nonostante le numerose versioni.

Entro in macchina, ci salutiamo con un bacetto al volo, accende l'autoradio, e parte Nina, con questo spiritual implorante.

«È una delle mie canzoni preferite, credo sia meglio iniziare a conoscerci anche in queste piccole cose.»  Si girò verso di me, con un sorriso disarmante e mi strizzò l'occhio. È questo suo ammiccamento che mi frega, oltre ai suoi occhi verdi, i capelli scuri, folti, e il fisico atletico e nerboruto. Aspetto insignificante penserete, al contrario di me, occhi diarrea a ventaglio, capelli radi e tinteggiatissimi neri, un fisico da damigiana tendente alla pianta grassa, e per finire un dente ogni quarto d'ora.

Ascolto tranquillo la canzone, interminabile per la verità. I silenzi sono imbarazzanti fra due persone che dovrebbero chiarirsi, quindi, fremevo per la fine della canzone.

«Ho davanti agli occhi l'immagine del nostro primo incontro, tu con la tua simpatia travolgente tenevi banco e rallegravi tutti.» disse. «Ricordo che, mentre ti guardavo e ridevo, pensavo alla tua vivacità, al tuo coraggio, alla tua allegria. Volevo diventarti amico, la tua energia mi travolgeva. Quando, poi, i nostri rapporti hanno cominciato a prendere forma, ripetevo a me stesso che, se una persona splendida e intelligente come Nick, mi ha accettato nella sua vita, sono davvero fortunato. Mi sento importante perché tu mi consideri, in qualche modo, un tuo amico.»

«Ma sei sicuro fossi io? Ti starai confondendo con qualcun altro,» mentre dentro di me pensavo, "Chist''o vero fa? 'O me sta cuffianno?" (Questo fa sul serio? O mi prende in giro?).

«Perché ti meravigli? È quello che penso.» E iniziò a parlare delle altre volte che mi aveva salutato ed io rispondevo con una totale indifferenza. Non l'ha detto, ma sicuramente avrà pensato ogni volta: "me pare a sore d'o cazzo" (Credo sia la sorella di quel baldo giovanotto che, quando esce fuori, è sempre arzillo e tosto.)

Mentre raccontava, pensavo. Possibile che mi sia sfuggito questa bestia da monta? Eppure non faccio uso di droghe o ero sempre ubriaco? Mah! Meglio non bere più, anche perché, se stasera mi chiederà di sposarlo, devo iniziare una dieta rigorosa e non voglio far attendere molto Karl Lagerfeld per le misure del mio manichino, che farà anche da fotografo alla cerimonia.

Arrivammo al pub, al momento di scendere dall'auto, iniziò a piovere. Pioggia? Altro che sottile pioggia autunnale, ca ciorta mia? 'Na grandinata ca nun ferneva maie! So arrivate tutte sfregiata into 'o pub.

Durante la cena, ogni tanto lanciavo un'occhiata di sottecchi a Robb e, vedevo che mi fissava con aria vagamente divertita.

Dopo aver finito di mangiare, Robb si appoggiò allo schienale della sedia, con aria soddisfatta e sorrisetto ironico. Aveva quei capelli scuri ancora tutti scompigliati per la pioggia, ma con quella camicia azzurro chiaro, che delineava le sue spalle e i suoi pantaloni blu, che aderivano in maniera fantastica alle sue gambe muscolose, immaginate la mia libido voluttuosa.

«Mi hai detto a malapena due parole stasera!» rilassandosi sulla sedia.

«Cosa ti piacerebbe sentire, un inciucio o un monologo di Shakespeare?»

«E se fosse un brano tipo "Mi piaci terribilmente?",» mormorò Robb.

Cercai di controllarmi, ma non potetti fare a meno dell'imbarazzo.

«No,» gli risposi secco.

«No, che cosa?»

«Che mi piaci terribilmente.»

«Mi risulta, invece, che lo hai dichiarato anche pubblicamente.»

Cazzo, sono stato sgamato, mi aveva detto che odia i social network, che non è iscritto, soprattutto, a facebook. Cazzo, come me ne esco? Che figura di merda. Terra inghiottimi. Metterei la testa nel frullatore. Vorrei essere investito da un camion. In poche parole, vorrei scomparire. Ora. In questo preciso istante.

Lui, invece, sembrava uno squalo dopo un pranzo di bagnanti, un sorriso a sessantaquattro denti.

«Non preoccuparti.» Continuò non curandosi del mio imbarazzo e del mio sguardo altrove.

«Sei arrabbiato con me?» dissi con voce timida.

«Non particolarmente. Mi ha infastidito che hai scritto alcune nostre cose personali. Tanto, posso sempre negare.» E rise.


Nota

"Sinner Man" o "Sinnerman" viene accettato come uno spiritual tradizionale afroamericano, di fine ventesimo secolo. Il testo descrive del tentativo di un peccatore di nascondersi dalla giustizia divina nel Giorno del Giudizio. "Sinnerman" è una delle canzoni più famose di Nina Simone, la versione definitiva di circa dieci minuti, arrangiata da lei, è contenuta nel suo album Pastel Blues (1965). Il suo vero nome è Eunice Kathleen Waymon. Nasce a Tryon, nel North Carolina nel 1933, sesta di otto figli. Sua madre era un ministro della chiesa Metodista Battista, suo padre si alternava in una serie di lavori, barbiere, camionista, cuoco, ma la crisi economica del 1929, farà sentire le sue conseguenze anche nella famiglia Waymon, soprattutto perché, la cittadina Tryon, dove Nina visse la sua infanzia, era una località, per buona parte, basata sull'economia turistica. Nina cominciò a suonare il piano prestissimo, la musica in famiglia era parte della vita di tutti i giorni: suo padre suonava la chitarra e l'armonica e dirigeva un coro in chiesa. Sua madre suonava il piano e cantava, i fratelli e le sorelle, tutti impegnati in cori di gospel o blues.

L'amore al primo stadioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora