Capitolo Ventesimo

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In questo capitolo c'è il famoso salto temporale che si usa perchè fa chic in un libro... ritorniamo alla prima sera in cui Robb e Nico si conoscono.

Raggiunsi i miei amici dopo aver lasciato Robb con il fiato sospeso, li trovai sbuffando e impazientiti perché volevano lasciare la festa. Ormai non c'era più nessuno e non avevano alcuna voglia di rientrare a casa, brilli com'erano, decisero così di fare un salto in spiaggia. E mi ritrovai di nuovo su quella spiaggia chiarificatrice d'animi, che aveva stenebrato la mente dai miei soliti pensieri puerili, quando, all'improvviso, due braccia possenti mi cingono la vita da dietro e mi alzano. Paura. Schianto. Do un urlo da femminella isterica impazzita. «Ahhhhhhh...». Mi rimette giù. «Che cazzo...» urlai sbraitando. Io e lo sconosciuto predatore cademmo sulla sabbia umidiccia, io, a faccia in giù, e l'estraneo sopra di me.

«Ehi! Non dire parolacce...» mi sussurrò all'orecchio. «...sei una signora!»

Oh my God! Era lui, Robb! Quel suo possente corpo su di me, la sua voce penetrante, il suo tocco forte e vigoroso m'inebriarono, come anche i decilitri di alcool che fluttuavano nel mio corpo. Era così accattivante da far cadere ai suoi piedi anche la clausura monacanda più incallita. Ero completamente steso a terra e sotto di lui, posizione piacevole se non fosse per i vestiti. Dolce e affascinante, premuroso e carezzevole, potevo abbandonarmi al suo passionale amore, desideroso com'ero.

«Lo vedi come consapevolmente ti sottometti a me?»

Un piglio di lucidità mi fece capire che aveva solo voglia di scherzare e divertirsi.

«Convinto!»

«Dai andiamo a bagnarci i piedi a mare, non importa se l'acqua sarà ghiacciatissima.»

Presi al volo l'invito, non volevo sembrare la bambina egocentrica e schizzinosa, dovevo dargli una chance dopo essermi comportato da vera bitch! Mi afferrò per mano e c'incamminammo sulla riva. Rimasi in silenzio, la sua mano calda e robusta stringeva la mia, mi diede sicurezza e complicità, come ci conoscessimo da anni.

«Allora mi dici cosa ti è successo stasera? Chi o cosa ti ha fatto arrabbiare?» mi chiese, interessandosi del mio malumore.

«Tu...» risposi fermo e deciso.

Con quell'aria interrogativa e perplessa, disse «Volevo solo divertirmi un po'...»

«Scemo. Scherzo...» e continuai «anche se, veramente, mi dà fastidio che la gente pensi che noi "femminielli" siamo pagliacci al circo. Scimmie che divertono e allietano la gita scolastica. Sempre lì a divertire e non per scambiare una semplice parola.»

«Scusa non era mia intenzione» mi rispose Robb «...però, dai Nico, a una festa si va per divertirsi, non per argomentare discussioni sui lemuri del Madagascar.»

«Ah? Ma che cazzo sono? Ah, ah...» E rido come un matto.

«Che bello, finalmente, ti sento ridere.»

Ci togliemmo scarpe e calzini, arrotolammo al ginocchio i nostri pantaloni e scambiandoci lo sguardo per darci coraggio, dicemmo entrambi «Facciamolo!»

L'acqua sembrava stranamente tiepida, era solo impressione poiché l'aria era più gelida e pungente, mi ritrassi subito, Robb, invece, non curante, scherzava con l'acqua, si girò verso di me, diede un calcio all'acqua e mi schizzò. «Ma sei scemo?» gli gridai contro. Continuava ad ignorarmi. «Fin da bambino ho sempre amato giocare con l'acqua... mi diverte, mi rilassa, non so spiegarti... » e diede un altro calcio all'acqua e mi bagnò leggermente. Stufo e vendicativo, anch'io presi a schizzarlo, mi bagnai più io che lui. E iniziammo a ridere come due idioti, un'intimità fraterna e gioiosa che mi fece stare bene quella notte.

«Robb, ti dispiace se andiamo in macchina a riscaldarci. Inizio a sentire freddo.»

«Riscaldarci? Che intenzioni hai?»

«Di accendere il motore e poi la stufa... mi dispiace, caro, ma, essendo, cattolica, apostolica e napoletana, devo arrivare vergine al matrimonio!»

«Se vabbé ciao!»

«Dubiti? Il mio secondo nome è Immacolata.»

«Ah Ah Ah...» anche il suono della sua risata era accattivante. «Vedi che sei divertente, anche se ne dici di cretinate.»

«Come ti dicevo prima, le persone m'invitano a cena solo perché vogliono divertirsi, che io faccia il comico.»

«Come sei pessimista! Non pensi che t'invitino solo per il piacere di stare con te? Che sei una bella e positiva persona?» mi rispose Robb.

«No.»

«Allora sei da ricovero.»

«In realtà, sono uscito da poco... e le pasticche che prendo non fanno tanto effetto, forse te ne sarai accorto...» parlai con voce triste e sommessa e di una finta serietà che lui mi credette.

«Scusami non credevo avessi avuto problemi...» Robb mi guardò intenerito e come un cucciolo spaesato, mentre io scoppiai in un'altra risata fragorosa.

«Sei uno stronzo.» Mi disse con quel sorriso che mi fece squagliare come una grassa scrofa al sole.

«Sono poco ricettivo. Scusami, di solito non bevo, però è stato un bene. Ho avuto il coraggio e la prepotenza di avvicinarmi e scherzare con te. Non sono solito ad aprirmi con gli altri.»

«Sì, sì, ti credo, raccontala a qualche ragazza che vuoi portarti a letto.»

Arrivò la telefonata di Livio. «Cessa dove stai? Raggiungici che andiamo via!»

Ancora una volta lasciai Robb, ci scambiammo il numero di cellulare, mai usato fino all'invito della famosa cena.

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L'amore al primo stadioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora