51

33 3 0
                                    

Prospettiva di Jade
Una volta che le fu passata la crisi, prese la cartelletta con dentro tutte le carte del viaggio di Alicia. Li, oltre ai documenti dei viaggi e del lavoro, c'erano tutti i numeri di telefono da contattare in caso di necessità o problemi. C'erano nomi di dirigenti, presidenti, ambasciatori, medici dell'ospedale da campo e semplici organizzatori. Li chiamò tutti nonostante fossero circa una decina e perse un sacco di tempo. Purtroppo tutti le diedero la stessa risposta 'Al momento ne sappiamo quanto lei signorina, ci dispiace..abbia fede' e mettevano giù.
A ogni chiamata era più disperata di prima e Ice almeno quanto lei. Alla fine si sedette sulla sedia senza più forze prendendo il telefono per fare delle ultime telefonate, alla sua famiglia. Dovevano sapere. Sperava solo fossero forti e preparati.

Prospettiva di Alicia
Fece in tempo a chiudere il computer per non mostrare a Jade ciò che stava accadendo. Si voltò e vide una parete distrutta, macerie ovunque, feriti in grave pericolo, alcuni schiacciati dai detriti. Le orecchie fischiavano per il forte rumore che aveva preceduto tutto quel caos. Si era appena realizzato il suo peggior incubo.
Il tempo di riprendersi da quella consapevolezza che scattò immediatamente per salvare chiunque fosse ancora vivo. Portarono sul retro i soldati che avevano in cura, alcuni ancora sui lettini altri in carrozzina, altri ancora, nonostante dolori e punti, aiutarono i compagni più in difficoltà.
Quando riuscì a mettere in salvo tutti i pazienti intorno a lei, si avvicinò al computer portatile per portarlo via, ma il tetto crollò all'improvviso distruggendo ciò che vi era sotto e sbalzandola a un paio di metri distanza.
L'unico mezzo efficace con cui avrebbe potuto contattare Jade era appena andato distrutto. Lo fissò sconvolta mentre qualcuno la chiamava: avevano bisogno di lei. Si costrinse ad alzarsi e a seguire il medico cercando di non pensare al problema su come chiamarla. Il pensiero di non sentirla fino al momento di tornare era una tortura.
Nel giro di 10 minuti il salvabile era stato salvato, per molti purtroppo non c'era stato nulla da fare.
Alicia osservò quel disastro, quei corpi maciullati, tutto quel sangue e tutto quel lavoro andato perduto. Ciò che più la colpì era che quei corpi fino a pochi minuti prima erano persone..persone che appartevano a una famiglia e che erano li per servire il proprio paese. E ora? Cosa era rimasto di loro? Una medaglietta al collo che indicava a chi era appartenuto quel cadavere. Non erano nemmeno certi che sarebbero venuti a recuperarli per dargli una degna sepoltura visto l'attacco in atto e l'avvicinamento del nemico. In parte anche perché molti corpi erano andati letteralmente in pezzi e recuperarli sarebbero stato praticamente impossibile.
Cercò di scacciare la rabbia e soprattutto il magone perché sarebbe toccato a loro molto probabilmente informare i familiari ed essere presenti ai funerali. Non riusciva a lasciare le emozioni a casa ed era ciò che l'ha sempre spaventata da quando aveva scelto l'indirizzo universitario. Sapeva che il suo cuore buono l'avrebbe fottuta, ma quel lavoro era tutto per lei.
I soldati prepararono una strada sicura per portare lontano i feriti, in primis i più bisognosi di cure.
Alicia fu incaricata di portare i feriti più gravi insieme a un collega, entrambi scelti per la loro prestanza fisica. Mentre si muovevano, intorno a loro sembrava esserci l'inferno: colpi assordanti, polvere ovunque e grida strazianti.
Alicia cercò di chiudersi in una bolla per non lasciarsi coinvolgere e per portare a termine il compito affidatole.
Tre ore e mezza dopo era tutto finito. Niente più spari. Niente più urla. Niente più sangue ovunque, come fossero pozzanghere.
Avevano portato i soldati in un edificio militare di proprietà dell'ambasciata italiana. I medici e infermieri che, come Alicia, erano rimasti coinvolti nell'operazione, si erano ritirati in piccole stanze per dormire e farsi una doccia calda.
Alicia prese dalla tasca la piccola foto che le regalò Jade prima di partire. Guardò il suo sorriso contagioso e i suoi occhi vivaci. Le scese una lacrima: in quel momento avrebbe tanto voluto vederla sorridere e sentire la sua voce rassicurarla. Aveva chiesto per fare una telefonata, ma i militari erano impegnati a organizzare un'azione e avevano bisogno di tutti i mezzi di comunicazione a loro disposizione.
Guardò le pareti di quella piccola stanza, i vestiti puliti che le avevano portato e quella foto. Pianse come una bimba mentre era scossa da forti tremori. Ora che l'adrelina era passata, si rese conto di tutto ciò che era successo, di ciò che aveva rischiato: la vita, di non rivederla più, di non poterla sposare e di non poter creare una famiglia. Guardò la foto e si fece forza grazie all'abbraccio rappresentato nella foto, in cui le teneva le mani sui fianchi mentre poggiava il petto contro la sua schiena.
-Non temere piccola...torno..te lo prometto..-
Uscì dalla stanza e scese giù nel salone principale, pieno di militari e forze speciali. Si rivolse a uno di quelli che a prima vista sembrava un generale o comunque una delle cariche maggiori.
"Mi scusi.."
"Si mi dica" si rivolse a lei gentilmente uno degli ufficiali.
"So che ho già chiesto prima per poter telefonare o avere una connessione Internet, ma.." il soldato non le fece finire la frase.
"Ho sentito prima mentre raccontava all'altro ufficiale di ciò che le è successo e ci è dispiaciuto molto non accontentarla, ma in quel momento non potevamo dirle ciò che stava accadendo..non potevamo creare subito il panico"
"A cosa si riferisce...?" Alicia era terrorizzata per la risposta che stava per ricevere.
"Hanno interrotto ogni comunicazione, funzionano solo i nostri dispositivi, che non permettono telefonate purtroppo"
"Ok.." Alicia cercò di mantenere la calma, ma sapeva che Jade in quel momento era alla ricerca di qualcuno che potesse metterle in contatto, anche solo per sapere che si era salvata "..potete almeno farci partire? Per tornare a casa..mancano ancora una ventina di giorni, ma qui ho visto personale specializzato per queste emergenze"
"Ecco l'altro problema.."
"Cioè..?" Alicia si sentì il cuore in gola.
"Hanno dei commilitoni nella zona dell'aeroporto: è circondato. Mandarvi la significherebbe firmare la vostra condanna a morte"
Alicia si sentì mancare a quelle parole. Non l'avevano preparata a una situazione del genere e lei non aveva preparato la sua piccola a tutto ciò.
"Q-questa..s-significa..c-che.."
"Per assurdo siete più al sicuro qui con noi"
Alicia sospirò distrutta e l'uomo davanti a lei se ne accorse. Le mise una mano sulla spalla per farle coraggio.
"Non si preoccupi..faremo tutto il possibile per riportavi a casa sani e salvi" i suoi occhi erano sinceri e sicuri così decise di fidarsi, di credergli. Le spuntó un lieve sorriso al pensiero che sarebbe tornata a casa.
"Ora le devo chiedere di non dire nulla agli altri..l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è il panico"
"Non si preoccupi..mi informerà se ci sono sviluppi?" chiese piano.
"Certamente, di questo può esserne certa..ora mi scusi devo proprio andare. Si riposi, ne ha bisogno" detto ciò si allontanò di corsa.
Alicia guardò il vuoto temendo il peggio.

My Fable~Bisogna volerlo in due..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora