capitolo 19

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"NON ANDARE PIÙ A CERCARE QUEL PENNUTO" urla furioso Lucifero, con quel tono di voce alto si sente la stanza tremare.

Esatto, ora siamo nella sua stanza, mentre questo cammina gesticolando nervosamente, con occhi iniettati di rosso sangue e le corna alla massima estensione.

"Oh ma guarda! Da quando decidi tu cosa devo fare?!" Chiedo cercando di mantenere la calma in qualche modo.

"SENTI RAGAZZINA, IO SONO IL TUO RE, TE LO ORDINO." ed ecco che i suoi canini si allungano fino alla massima estensione.

"Io di certo non mi faccio mettere i piedi in testa da un pallone gonfiato!"

Vedo che alza una mano stringendolo in un pugno e sfrecciarlo in mia direzione, istintivamente mi copro il viso incrociando le braccia.

BAM. Sentì un forte rumore, che mi fa bloccare il cuore dalla paura. Si, paura...stranamente.

Abbasso lentamente le braccia tremanti e mi trovo il viso di Lucifero, noto anche una grossa crepa al muro di fianco a me.

Il suo respiro caldo sfiora le mie labbra, in quel momento mi rendo conto che i nostri visi sono poco distanziati.

I nostri respiri affannosi si incrociano, creando una tensione elettrica che in qualche modo non fa distaccare i nostri sguardi.

Abbasso di poco lo sguardo notando le sue labbra leggermente carnose e sensuali, mi fa salire la voglia di baciarlo, sentirlo mio.

Il suo odore mi invade le narici, fa crescere in me la sete, di gustare la sua densa linfa.

Mi avvicino lentamente, non accorgendomi del gesto che sto compiendo, lui invece rimane immobile con le sue braci puntati sulle mie labbra.

Arrivo al punto di far sfiorare le labbra, mi sento il cuore sobbalzare dalla gioia.

Ormai sono persa nella sua tale bellezza, impossibile da evitare, vorrei che questo momento non finisse mai.

Improvvisamente noto che cammina con passo felino, fino a far combaciare i nostri corpi l'un l'altro..

Così caldo, robusto e al solo tatto sento i suoi muscoli scolpiti, la cosa si fa imbarazzante, ma allo stesso tempo eccitante.

I miei canini si estendono assieme alle corna, siamo completamente immobili con le nostre labbra piene di desiderio e voglia ormai ravvicinate.

Aspetta..in questo modo gli do solo la soddisfazione!

Si, confesso che ho voglia di baciarlo a trasmettergli tutto quello che provo, ma se questo significa dargliela vinta, allora ha scelto la persona sbagliata.

Come ben sapete, io non sono una che da le soddisfazioni altrui.

Ma prima che faccia io qualcosa, questo si allontana col sorriso stampato in faccia compiaciuto.

ACCIDENTI DOVEVO FARLO SUBITO LA MOSSA.

"Credo che possiamo finirla qui con le chiacchiere" dice in modo sensuale sopratutto calcando la parola chiacchiere.

"Guarda, non vedevo l'ora" rispondo incrociando le braccia al petto mentre i nostri canini e corna tornano allo stato naturale.

"Sei sicura ragazzina?" Chiede soddisfatto.

"Ovvio, sicurissima" pronuncio queste parole fin troppo orgogliosa.

"Allora perché non mi hai fermato?" Arriccia il labbro verso l'alto.

Da quel gesto devo dedurre che non ci sta credendo per niente.

"Perché..volevo solo stare al gioco." Cerco di essere più credibile possibile.

"Certo, lo deduco" i suoi occhi tornano ghiacciai e profondi "non dare troppa confindeza a quel pennuto." Diventa improvvisamente serio.

"Dammi un valido motivo."

"Ma quanto sei stupida? Non lo capisci che l'intento di quei stupidi pennuti è convincere non solo le anime di pentirsi dei loro peccati, ma anche ai demoni."

"Perché ti importa così tanto di me?"

"A me? Importare di te?" Ed ecco che scoppia in una grossa risata "semplicemente ci tengo al mio popolo, non voglio darla vinta a quei innocenti poveri pennuti" dice quasi con disgusto quando si parla di loro.

Confesso che mi sento un forte peso al petto, come se quelle singole parole mi avessero ferita il cuore.

"Bene." Mantengo lo sguardo fiera "io posso fare quello che mi pare, nessuno mi da il diritto di non farlo."

"Io si. Perché sono il re."

"Ma questo per me non è valido come motivo!" Sbuffo pesantemente.

"Vedi di non fare la bambina" cammina tranquillo e esce dalla stanza "ci si vede."

Esco anche io e la mia curiosità mi distrugge fino a prendere la decisione di seguirlo.

Chiudo la stanza e vado nella sua direzione all'apparenza indifferente, mentre dentro mi sto riempiendo di dubbi.

Appena lo vedo fermarsi, rallento il passo, in modo da non far sembrare che lo stessi seguendo, ma ecco che vedo Luxe nel corridoio, tempismo perfetto!

"Luxe!" gli vado incontro.

"Ehi Siria.." dice assonnato.

"Come mai quella faccia?"

"Ho lavorato molto ultimamente e le ore di riposo sono diminuite..ho tanto sonno!" Si stiracchia come un bimbo.

Mentre chiacchiero con lui il mio occhio punta al re degli inferi che bussa alla porta indirizzandomi un sorriso divertito.

Ad aprirlo infatti, si tratta di una demone, vestita in modo molto provocante, si nota persino l'intimo di pizzo, per quei orribili vestiti cortissimi.

"Oh" esclama aprendosi subito in un grosso sorriso "maestà che onore vederla" fa la voce da oca, come se vuole farsi passare per una povera innocentina demonietta.

"Anche per me." Risponde semplicemente.

Intanto Luxe mi parla, le sue parole entrano in un orecchio ed escono dall'altro, al momento sono impegnata ad ascoltare quei due..

"Ma prego si accomodi sire" dice facendo cenno con una mano di entrare mettendo in mostra leggermente il seno.

"Certo" dice sicuro e fa il primo passo.

"COSA?!" Urlo da far saltare in aria Luxe, che sicuramente non si sarebbe aspettato questa reazione improvvisa "TU NON ENTRI DA...QUELLA!"

"scusa quella ha un nome." Commenta questa mentre passa i suoi capelli ramati da un lato della spalla.

"Io ti chiamo come mi pare."

"Come ti permetti?!"

"Senti, tieni quella bocca chiusa!" Gli urlo contro, mentre Lucifero sorride divertito per la scena.

"BASTA SIRIA." Mi tira il braccio il mio migliore amico.

"LASCIAMI GLI VOGLIO DARE UNA LEZIONE." Mi dimeno come una stupida, però in confronto a esso, ha la forza maggiore nelle situazioni come queste.

"SMETTILA DI FARE LA BAMBINA." Risponde nervoso, ed ecco che aumenta la forza e mi tira il braccio fino a trascinarmi via, nonostante sia stanco per il lavoro.

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