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Ieri è stata una serata stupenda, difficile da dimenticare. Ma sicuramente per lui non significava niente ciò che era successo, infatti avevo capito che era meglio mantenere le distanze. Ognuno sarebbe tornato nel proprio gruppo, lui in quello dei 'popolari' e io in quello degli 'sfigati', o almeno questa era la mia etichetta. Ogni tanto mi capitava di vederlo passare sotto casa mia, questo perché abitavamo vicini. Ma non ci ho mai fatto troppo caso a lui, anche se aveva tutta l'aria di un ragazzo misterioso. E poi i miei genitori dicevano che era meglio non averci a che fare perché aveva una brutta reputazione.

"Amber, mi stai ascoltando?" Vidi Samantha scuotermi la mano davanti alla faccia, e questo fece in modo che tornassi in me.

"Scusa, stavi dicendo?" Ero così stanca e scombussolata, che non stavo nemmeno ascoltando la mia amica.

"Ieri ti ho vista con Davis." Io gli dissi subito di abbassare la voce. "Voglio sapere tutto." Mi guardò divertita.

"Non c'è nulla da sapere", ribattei raccogliendo i libri dal mio armadietto. Infatti era così, non era successo niente di importante. Insomma, mi aveva solo restituito l'anello e poi era sparito. "Abbiamo solo ballato, fine."

"E...?" Insistette.

"Poi sei arrivata tu e con la frase 'allora è lui il ragazzo dei tuoi sogni' hai rovinato tutto!" dissi ridendo, ma lei si posò una mano in faccia imbarazzata.

*****

Durante la lezione di biologia, continuai a scarabocchiare il quaderno degli appunti, annoiata dalla lezione. Sentii vibrare il cellulare e notai che mi era appena arrivato un messaggio da un numero sconosciuto. Afferrai il telefono di nascosto e aprii il messaggio.

'Devi stare attenta durante la lezione' 

Aggrottai le sopracciglia e subito dopo mi guardai attorno, ma tutti stavano facendo altro. Nessuno di loro sembrava prestare attenzione a me. Ma allora chi era stato a mandarmi quel messaggio? Pretendevo una spiegazione. Continuai a rileggerlo più volte e, come se mi avesse letto nel pensiero, ne seguì un altro.

'Affacciati alla finestra, principessa'

Mi affaccio fuori dalla finestra e lo vedo lì, in piedi, con la schiena appoggiata al muretto. Mason Davis se ne stava con le braccia incrociate a fissarmi con un sorriso, come se fosse una cosa normale spiare una persona di nascosto. Come diavolo faceva ad avere il mio numero? Digitai velocemente una risposta.

A Mason:
'Da quanto sei lì a spiarmi?'

Da Mason:
'Da qualche ora...'

Mi affacciai alla finestra e lo vidi ridacchiare da solo. Scossi la testa sorridendo. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo.

A Mason:
'Tu sei pazzo'

Da Mason:
'Sì, pazzo di te'

Dopo aver letto quel messaggio ero talmente confusa che non sapevo cosa pensare. Tutto questo non aveva senso, era irreale. Era successo tutto così in fretta che non mi ricordavo neanche più come aveva avuto inizio. Inoltre la campanella era suonata da qualche minuto e neanche ci feci caso. Lo capii quando Sam spuntò alle mie spalle.

"Amber Smith, puoi spiegarmi perché Davis è venuto a chiedermi il tuo numero di cellulare?" Disse lei incrociando le braccia al petto.

"Cosa??" Rimasi scioccata, mentre lei attendeva una mia spiegazione. "Io non lo so, non capisco."

"Ti rendi conto che Mason Davis ci sta provando con te?" Esclamò eccitata.

"Ti ricordo che lui sta con Tiffany", ribadii. Di una cosa ero certa. A Mason Davis non sarebbe mai piaciuta una come me, e poi eravamo troppo diversi in tutti i sensi. A lui piaceva circondarsi di persone, era popolare e aveva tanti amici, io invece preferivo starmene per conto mio perché non ero molto abile nel conversare con gli altri. Stavo in un mondo tutto mio. "Scusa, ma ora devo andare."

Uscii da scuola e mi accorsi che il pullman era già partito. Così mi ritrovai costretta a tornare a casa a piedi. All'improvviso sentii un tuono e iniziò a piovere velocemente. Perché succedeva sempre tutto a me?! Un'auto si fermò accanto a me e sentii il rumore del finestrino che si abbassava, ma continuai a camminare facendo finta di niente.

"Salta su", disse una voce che ormai avrei riconosciuto ovunque. Sarei dovuta salire in quella macchina con uno sconosciuto? Beh, in realtà non era proprio uno sconosciuto, sapevo il sul nome. E poi stava piovendo quindi mi avrebbe fatto davvero un grande favore.

"Grazie", dissi salendo in macchina. La sua macchina era davvero costosa e la cosa non mi sorprendeva affatto. Un bel ragazzo doveva avere una bella macchina.

"L' ultima volta non siamo riusciti a presentarci." Si voltò verso di me. "Io sono Mason."

"Amber." Ricambiai il sorriso. Ed ecco che subito dopo piombò il silenzio assoluto. "Allora.. tu e Tiffany..", dissi per rompere il ghiaccio. Continuò a tenere lo sguardo dritto sulla strada.

"È solo un'amica", mi interruppe. Alzai le sopracciglia.

"Quindi tu baci in quel modo le tue 'amiche'?"

"No." Si schiarì la voce. "È complicato."

"Quante ragazze hai baciato?" chiesi curiosa.

"Non saprei, ho perso il conto" ridacchiò. Abbassai lo sguardo delusa dalla sua risposta, ma lui non poteva vedermi. "E tu?"

"Nessuno..." Si voltò sorpreso verso di me.

"Davvero?" Aveva l'espressione di uno che faticava a crederci.

"È così strano non aver mai baciato nessuno?"

"No, mi sembra solo strano che nessuno abbia mai desiderato morderti quelle labbra." Mi sentii andare a fuoco le guance dopo avere sentito quella frase.

"Beh, forse perché non sono bella."

"Questo lo credi tu." Mi si dipinse un sorriso stupido sul volto.

"Per me il primo bacio è qualcosa di speciale, non lo darei mai al primo che passa", spiegai, mentre lui sorrise pensando a ciò che avevo detto.

Qualche secondo dopo, non so perché ma iniziai a tremare. Inizialmente credetti fosse a causa sua, ma dopo mi ricordai di aver camminato sotto la pioggia.

"Hai freddo?" Chiese, notando che mi strofinavo le mani sulle braccia.

"No, sto bene", mentii.

"Certo, come no." Si tolse la felpa e me la passò. Inizialmente esitai un momento ad indossarla, ma poi il suo profumo mi invase le narici.

"Grazie."

Qualche minuto dopo accostò davanti a casa mia, e scoprì che abitavamo vicini. Io in realtà lo sapevo già. Prima di scendere mi tolsi la felpa per restituirgliela.

"Tienila pure se vuoi", disse riferendosi alla sua felpa. Annuii lasciandomi sfuggire un sorriso. Feci per scendere dall'auto, ma lui mi afferrò il braccio fermandomi.

"Aspetta." Mi si avvicinò lentamente e mi lasciò un bacio sulla guancia. "Ciao principessa." Pensai che non mi sarei mai più lavata quella guancia. Ma subito dopo ritornai in me.

"Smettila di chiamarmi in quel modo", ribattei. "Non sono una principessa."

"Infatti sei la mia principessa."

I Want You To Stay [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora