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La settimana dopo io e Mason ci siamo incontrati e abbiamo parlato più volte. Ma all'improvviso scomparì. Non lo vidi per i successivi tre giorni. Non si era fatto vivo a scuola. Nessuna chiamata. Nessun messaggio. Aspettavo una sua spiegazione, ma niente. Non potevo negare di sentire la sua mancanza, eppure ci eravamo appena conosciuti.

Entrai nel bagno delle ragazze e osservai il mio riflesso allo specchio. Quel giorno ero struccata e sembravo uno zombie, così mi sciacquai il viso per rinfrescarmi. Quando rialzai lo sguardo, vidi Tiffany alle mie spalle e sussultai per lo spavento.

"Mi hai spaventata."

"Tu." Disse, fulminandomi con lo sguardo. "Stai alla larga dal mio ragazzo."

"Faccio quello che mi pare." Non avevo idea di dove avessi trovato il coraggio di risponderle in questo modo.

"Senti, ragazzina. Allontanati da Mason o ti farai molto male." Mi lanciò uno sguardo furioso. "Spero di essere stata abbastanza chiara." Non appena finì di parlare, lasciò il bagno. Non sapevo cosa pensare. Cosa avrebbe potuto farmi se non avessi fatto come voleva lei?

Uscii dal bagno e andai via da lì, dove nessuno avrebbe potuto trovarmi.

"Hey", sentii alle mie spalle. Mason. Per poco non trasalii per la spavento. Non si era fatto sentire per tre giorni e in quel momento se ne era uscito con un 'hey'.

"Idiota", dissi sbuffando. Scoppiò a ridere e io lo ignorai continuando a camminare.

"Qualcuno è di cattivo umore oggi", commentò. Non gli risposi e scappai via prima che potesse rendersene conto.

Uscii da scuola e corsi a prendere il pullman, ma qualcuno mi afferrò il braccio. Di nuovo lui.

"Lasciami", urlai. Mi bloccò i polsi, impedendomi di respingerlo. Per fortuna, non c'era nessuno che conoscevo ad assistere alla scena.

"No. Prima mi dici cosa hai", ribatté con il fiatone. Doveva essersi messo a correre per trovarmi. Eravamo davvero troppo vicini. Deglutii rumorosamente, cercando di tornare in me.

"Non puoi sbucare dal nulla e far finta di niente", dissi arrabbiata. "Non ti sei fatto vivo per tre giorni."

"Avevo da fare." Questo fu tutto quello che riuscì a dire, ma non era sufficiente come spiegazione.

"Cosa?" Abbassò lo sguardo e non rispose. Forse erano affari suoi, non avevo nessun diritto di mettermi in mezzo, ma avrei comunque voluto una spiegazione più valida di 'avevo da fare'. "Ho capito." Detto ciò mi liberai dalla sua presa e salii sul pullman.

Quando arrivai a casa, andai direttamente in camera sbattendo la porta alle mie spalle e uscii in terrazza. Era l'unico posto dove potevo rimanere sola con i miei pensieri, e soprattutto lontana da Mason. Stavo seriamente prendendo in considerazione l'idea di piacergli almeno un po', ma capii di essere stata soltanto una stupida a credere anche solo un momento che ci tenesse a me. Mi aveva detto che Tiffany era solo una sua amica, ma quali amici si baciavano in quel modo? Così iniziai a pensare che stesse giocando con me, che volesse soltanto prendermi in giro e ferirmi.

*****

Aprii gli occhi sbattendo più volte le palpebre e capii di essermi addormentata sulla panchina fuori, pensando a Mason. Notai subito che era buio, si era già fatta notte. Mi alzai lentamente mettendomi seduta e, quando vidi un'ombra riflessa per terra, mi alzai di colpo voltandomi. Mason era in piedi appoggiato sullo stipite della porta.

"Che ci fai tu qui?" sbottai spaventata. Fece spallucce.

"Avevo bisogno di parlarti."

"Chi ti ha aperto?" Domandai con uno sguardo perplessa.

"Nessuno, mi sono arrampicato." Lo disse così tranquillamente come se fosse normale arrampicarsi sulle case altrui.

"Cosa?!" Aggrottai le sopracciglia. "E da quanto tempo sei qui?"

"Tanto da sapere che parli nel sonno", esclamò ridacchiando. "Sei tenera mentre dormi." Lo ignorai consapevole che mi stesse fissando dritto negli occhi.

"Mason.. devi andartene." Sapevo che stava soltanto giocando con i miei sentimenti.

"Lo vorrei anche io, ma ogni piccola parte di me me lo impedisce. Non riesco a starti lontano." Nel sentire quelle parole ci fu qualcosa dentro di me che mi fece venire i brividi. Mi si avvicinò lentamente e, ad ogni passo, il mio cuore batteva sempre più forte.

"Vieni con me", sussurrò a pochi centimetri di distanza dal mio volto. Non potevo. I miei genitori, soprattutto mio padre, non me lo avrebbero mai permesso. Non erano neanche al corrente che stessi frequentando Mason Davis.

"Non posso", rifiutai, abbassando lo sguardo.

"Non puoi o hai paura?" Lo guardai riflettendo un istante per poi scegliere di lasciare da parte i brutti pensieri e alla fine lo seguii. Era folle. Non avevo mai fatto una cosa del genere, ma ero felice e questa era l'unica cosa che contava.

Mi rivolse un sorriso e mi afferrò la mano. Poi scendemmo insieme in giardino e iniziammo a correre mano nella mano. Poi, non so come ci riuscì, ma mi trascinò di nascosto sul retro di un pick-up. Alla guida c'era un vecchio signore che non si era nemmeno accorto della nostra presenza. Tutto sembrava così follemente irreale, e allo stesso tempo era meraviglioso.

Lo vidi alzarsi in piedi e mi porse una mano. La afferrai e lui mi trasse immediatamente davanti a se. Guardai meravigliata le luci della città, con un sorriso enorme stampato sul volto. Ad un tratto sentii le sue mani posarsi delicatamente sui miei fianchi e seguii ogni loro piccolo movimento. Alzai lo sguardo mentre il vento mi scompigliava i capelli.

"Lasciati andare", mi sussurrò all'orecchio.

"Mostrami qualcosa", dissi portando le mani in aria. Chiusi gli occhi per godermi quella sensazione di libertà.

"Se hai coraggio vieni un po' più vicino", sussurrò. Il cuore mi batteva all'impazzata. I miei occhi si incastrarono nei suoi e il nostro respiro diventò una cosa sola. Poi il mio sguardo si abbassò sulle sue labbra, che in un attimo si posarono dolcemente sulle mie.

Non ero proprio sicura del modo in cui mi sentivo a riguardo. C'era qualcosa nel modo in cui si muoveva. Mi faceva sentire come se non potessi vivere senza di lui. Mi prendeva completamente.

Tutto era perfetto in quel momento.

I Want You To Stay [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora