Scopata in solitaria

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Quattro di notte.
Siamo in due
su questo letto
e fuori è niente,
non c'è niente,
manco l'aria;
è tutto qui dentro,
sotto le lenzuola.

Quattro di notte.
Il tuo piede mi sfiora
penso a scopare
non dovrei,
sò che non dovrei,
è tardi
abbiam vissuto
abbiam bevuto..
hai mal di testa!
cazzo...
eppure ci penso.

Poi qualcosa accade,
manco fosse il nulla,
qualcosa accade sempre.
Il sapore di salato in bocca
fra le labbra
sul palato;
impastato profumo di pelle nell'aria.
Ci provo...
infilo una mano,
《cazzo fai?》dici《 Non c'ho voglia!》
《Ah no?》
《No》
《Avevo capito di si!》
《Hai capito male》
《E adesso che ci faccio con questo?》mi tocco.
Lei manco si gira.
《E io che ne sò. Buttaci del ghiaccio sopra, fatti una sega, vedi tu! Insomma, a tutti gli effetti... cazzi tuoi no?》.
A sto punto mi alzo.
《BENE》...《allora vado》
《vai dove?》
《Ah segarmi no?》
《Ah...mi penserai?》
《Cosa?》
《Mi penserai? Mentre ti seghi?》
《Eh che cazzo ne so baby. Ci provo》
Lei non risponde.
Vado in bagno,
chiudo la porta.
《Jo?》
《sì?》
scoreggia...
poi ride,
una risatina isterica
e morbida al contempo.

Quattro di notte.
Batto la ritirata;
mentre fuori i barboni sgraffignano tonno marcio dai bidoni, e il tonfo dei coperti che si chiudono scandisce a ritmo le ore
della notte.
Siamo vermi.
Tutti.
Nessuno escluso.
Vermi viscidi e umidi che strisciano sul ventre della terra.

Mi siedo sul cesso;
solo, sconfitto, esausto
a cazzo duro nella tenebra,
armoniosamente
riprendo la mia rivincita.


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