Ave Cesare

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Ero scazzato quel giorno
non avevo voglia d'uscire,
affrontare il sole,
la gente,
le code alla metro,
l'accento stridulo delle vecchiette piemontesi ai video poker.
Per non parlare degl stronzi-blu, così li chiamavano,
in giro per le strade sulle loro carrozze.
Non avevo voglia
di dire "grazie",
fingerermi comprensivo,
magnanimo
solidale
spirituale...
Uscì di casa.
Andai all'automatico.
Comprai un pacco da venti e
passai davanti la chiesa.
Due settimane prima la facciata cadeva a pezzi, distrutta, con l'intonaco che si staccava dal resto e si metteva a volteggiare nell'aria.
Come la danza triste di un Trobriandese ubriaco nelle notti di maggio. Ora splendeva di un giallo acceso, con tanto di foglioline d'oro ai lati delle porte. Dio era là dentro. Doveva esserci per forza.
Intanto correva l'ottavo anno di crisi. I barboni s'erano arredati i viottoli. I vecchi s'impiccavano negli scantinati delle case, giorno dopo giorno, nel silenzio di tutti.
Dovevano essercene appesi in migliaia per il collo, nelle belle cantine della bella Italia.
Bella ora, anche la casa del Signore!
Giunsi finalmente allo spaccio.
Comprai una bottiglia di Barbera,
una confezione da sei,
ne aprì una per strada
e tornai a casa.

Ero ubriaco quando scrissi questa "poesia" .
Ero ubriaco perché mi sembrava la strada più semplice per giungere alla pace, e la pace, si sà,
non basta mai.
Quattro mura mi dividevano dal mondo ma dentro ero il RE.
Come l'uccello in gabbia.
Una gabbia di platino!
Le bottiglie vuote sul tavolo
facevano l'inchino quando passavo; le buste di ganja...fremevano.
Allora girai una canna. La fumai. Poi una altra. Una sensazione mi pervase. Una sensazione di strana quiete. Per un attimo fui felice.
Libero dalle congetture del tempo.
E mi sembravano stupidi
quegli omuncoli pelosi fuori che sbraitavano e s'agitavano e s'mazzavano.
Così idioti,
così sprecati,
così pericolosi.
Scleravano per non far cadere la baracca. Ma la baracca cadeva lo stesso. Alla fine cadeva sempre.
Ognuno col suo lavoro,
il suo conto in banca,
la moglie e i figli e il cane e il gatto e il canarino in casa,
l'mmagine da promuovere.

Cos'hanno loro che io non ho! Cosa!
Perché ci riescono a vivere,
senza sforzi né rimorsi,
a destreggiarsi nel mare di merda,
a saziarsi di quella merda.
e godersela e desiderarla.
Come ci riescono.
Dio.
Ti prego.
Dimmelo.
Impazzisco.
Come.
Come.
Come cazzo ci riescono!

"L'una vicina all'altra
si muovono
le marionette;
senz' occhi
senza bocca
senza orecchie,
e sono come lo zero
nell'infinita conta
di una moltiplicazione".

Li bestemmiai.
Tutti.

I Poeti Sono Degli Infami BastardiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora