34.

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"Ignà prendila in braccio. Dobbiamo portarla subito in ospedale!" urlò Piero in preda al panico mentre prendeva le chiavi della macchina.
Ignazio, senza esitare un attimo, si avvicinó ad Azzurra che era ancora seduta a terra.
La prese in braccio per poi dirigersi di corsa in macchina del suo amico.
Quei momenti furono alcuni dei più ansiosi della vita di quei tre ragazzi.
Piero che guidava come uno spericolato tra le strade di Bologna diretto all'ospedale.
Azzurra che soffriva per quelle fitte alla pancia che con il passare del tempo aumentavano.
Ed infine c'era Ignazio che cercava di dare forza alla ragazza, di rassicurarla, ma lui era il primo di cui ne aveva bisogno.
Lui era il primo che cercava forza.
Lui era il primo che cercava coraggio.
"Azz resisti." le disse semplicemente.
Cercava di assumere un tono pacato e tranquillo.
Cercava di dimostarsi forte di fronte alla ragazza, ma quelle parole uscirono solo accompagnate da un singhiozzo.
Azzurra, in risposta, si limitò solo a prendergli la mano e a stringerla per alleviare il dolore.
Una volta in ospedale, le infermiere misero subito la ragazza su un lettino.
"Ignà ho paura..." sussurrava tra le lacrime lei.
"Andrà tutto bene." la rassicuró lui sorridendole ed accarezzandole la guancia, ma anche lui aveva paura.
"Ho paura per il bambino." ammise Azzurra.
"Ce la farà, fidati." le disse Ignazio con le lacrime agli occhi.
Lui non sapeva mentire.
Semplicemente non ci riusciva e quella ne era la prova.
Ed Azzurra lo sapeva bene.
Proprio per questo sorrise tra le lacrime, seguita a ruota dal ragazzo.
Improvvisamente Ignazio fu spostato bruscamente dal lettino da un infermiere che gli impediva, in seguito, di seguirli.
"Lasciatemi passare!" urlava il ragazzo.
"Resta fuori ragazzo. Non puoi entrare."
"Cazzo! Io sono il padre di quel bambino!" continuò poi, ma niente.
Nessuno sembrava dargli ascolto.
Finché...
"Faremo il possibile. Vedrai che andrà tutto bene." cercò di rassicurarlo il dottore.
"Quante volte avete ripetuto questa frase ad altre persone solo per rassicurarle?! Ammetta che lei è il primo che sa che non andrà tutto bene!" sbottó Ignazio.
"Prima hai guardato la tua ragazza e ti sei comportato allo stesso modo.
Le hai detto quelle parole per darle forza, ma sai benissimo che quella forza manca anche a te. Perché?" cercò di farlo ragionare il dottore.
"Ho solo paura." ammise Ignazio.
"Mi dispiace, ragazzo. Più tardi farò sapere qualcosa a te e al tuo amico."
Piero. Da quando era entrato in ospedale si era subito precipitato a chiamare i genitori di Azzurra.
In quel momento Ignazio si mise nei loro panni.
Una sola telefonata.
Una sola telefonata per far sparire quel sorriso dal loro viso.
Una sola telefonata per farli precipitare in ospedale.
Dopo un'oretta i due ragazzi videro il dottore avvicinarsi.
"Allora?" gli chiese Piero alzandosi di scatto dalla sedia su cui era seduto.
"Per il bambino non abbiamo potuto fare niente. Quando la ragazza è arrivata era già morto. Mi dispiace." rispose lui guardando i ragazzi.
Piero sbuffó per poi passarsi una mano tra i capelli nervosamente.
"Era il mio bambino, cazzo!" urlò invece Ignazio piangendo ed incominciando a dare calci ad una sedia.
"Ragazzo calmati." cercò di farlo calmare il dottore.
"Come faccio, eh? Me lo spiega?! Ho perso il mio bambino! Lei come si sentirebbe al mio posto?!" ma l'uomo si limitò solo a rivolgergli uno sguardo triste.
"C'è dell'altro, vero?" gli chiese Ignazio singhiozzando, aspettandosi il peggio.
Il dottore sospirò per poi rispondere.
"La ragazza è entrata in coma."

Il bambino non ce l'ha fatta ed Azzurra è in pericolo di vita.

Ed ora?

SmileOfMarsalaPrince

Sei la mia scommessa persa [Ignazio Boschetto]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora