Al risveglio, nella mia testa regnava sovrano il caos. Un groviglio inestricabile di pensieri e domande, sembrava prendersi gioco di me. Alzandomi dal letto, per poco non caddi a terra. Inciampando goffamente nel tappeto. Evitai di imprecare, tanto non sarebbe servito a niente. Da sempre ero una persona sbadata e goffa. Ma mai ai livelli a cui ero arrivata da qualche giorno.Dalla cabina armadio estrassi un reggiseno sportivo, con un paio di leggins scuri. Li indossai entrambi. Recuperai il mio unico paio di scarpe da ginnastica, nascosto nel fondo dell'armadio. Ne possedevo un solo paio. Dato che non amavo particolarmente correre e fare attività fisica.
Da qualche parte avevo letto che la corsa faceva bene alla mente. Ci divertiva, aumentava la nostra autostima e ci faceva sentire bene e positivi. Nello stesso articolo c'era anche scritto che aiutava a gestire gli attacchi di panico, dell'ansia e della depressione. Se era davvero così, allora perché i medici prescrivevano ancora farmaci? Perché non consigliavano invece una bella corsa? Più sana delle mille controindicazioni dei farmaci? Forse perché eravamo una società consumistica. Basata sulle apparenze, più che sulla sostanza. Le pubblicità ci mostravano oggetti che credevamo di dover possedere. Influenzando le nostre menti. Bersagliate costantemente da messaggi subliminali. Ci costringeva a credere di aver bisogno di una data cosa. Ma alla fin fine risultava un desiderio così effimero. Fine a se stesso.
Non ci fidavamo più dei cari vecchi rimedi della nonna. Avevamo bisogno di qualcosa di tangibile. Che risolvesse in men che non si dica il nostro problema. Non potevamo aspettare l'effetto benefico di un rimedio sano.
Legai i capelli in una coda alta, evitando che con il sudore si appiccicassero alla fronte. Prima di scendere al piano inferiore, mi infilai una vecchia e comoda felpa e gli auricolari dell'iPod nelle orecchie. Lasciai un post-it sul frigo per avvisare Beth. Se si fosse svegliata prima del mio ritorno, non sarebbe stata in pensiero.
Avevo bisogno di tempo per stare sola. Ascoltando semplicemente i miei pensieri. Trovando un modo per riordinarli e dargli un senso.
Da quando avevo incontrato Brian, niente era più stato come prima. Lui mi confondeva in ogni modo possibile. La mia mente era confusa. I suoi gesti mi confondevano. I suoi modi di fare ambigui. Le sue parole. I suoi messaggi Tutto ciò che lo riguardava era un enorme mistero per me. Intricato e difficile da decifrare. Scatenava in me una curiosità nuova. Mai sperimentata. Forse ero attratta dal fascino del mistero. Sicuramente non da lui. Era quello che rappresentava ad attrarmi: l'impossibile, il bello e dannato, l'ignoto.
Non mi sarei mai comportata come una stupida falena, attratta dalla luce. Sapevo che con lui ci si poteva solo bruciare. Avrebbe fatto troppo male. Dovevo evitarlo ed ero pienamente in grado di farlo. Per me non significava niente. La mia testa dura però, sembrava non comprendere appieno il messaggio. Il mio cuore invece mi diceva che era giusto così. Dovevo smettere di formulare pensieri su di lui. Avevo già sufficienti problemi da risolvere. La lista era lunga, non mi serviva aggiungere altro.
Certe domande continuavano imperterrite a tormentarmi. Perché si era comportato in quel modo? Aveva evitato il mio sguardo, come se gli avessi tolto l'aria dai polmoni. Forse avevo sbagliato qualcosa? Mi accadeva spesso di essere inadeguata. Di fare la cosa sbagliata o di dire la cosa sbagliata. A volte anche tutte e due insieme. Nello stesso momento. Perché era sempre così scostante ed irritante? E perché nell'istante dopo diventava una persona quasi gradevole? Non sapevo rispondermi.
La domanda che più mi faceva arrabbiare era, perché stavo ancora pensando a lui? L'unica cosa intelligente da fare? Allontanarmi da qualsiasi cosa lo riguardasse.
Senza rendermene conto, ero arrivata davanti al Conservatorio dei fiori. Un vero gioiello dell'architettura e uno spettacolo per gli occhi. Ero sempre stata affascinata da quella struttura immensa e di eccezionale bellezza. La sua storia mi affascinava. Un ricco uomo d'affari, James Lick, aveva ordinato la serra ma morì prima della sua costruzione. Le parti rimasero chiuse per decenni nelle casse. Finche non furono messe in vendita nel 1877 e in seguito vennero assemblate a San Francisco. Nella sua lunga storia, l'edificio aveva subito vari danni. Per un lungo periodo di tempo venne addirittura chiuso.
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Mai più come prima (#Wattys2016)
ChickLitAllison Martin. Occhi verdi come smeraldi. Pelle candida come la neve. Un'infanzia difficile alle spalle che l'aveva resa più forte. Non aveva perso la fiducia nelle persone, come avrebbe fatto chiunque. Ma in se stessa. Imparò troppo presto che un...