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La lezione era iniziata da poco ma a me sembrava già passata un'eternità da quando il professore aveva iniziato a spiegare, ad essere sincera non sapevo neanche quale fosse l'argomento trattato. Se avessi dovuto dire dove si trovava la mia testa, in quale dimensione parallela fosse, non avrei saputo dirlo perché il caos regnava sovrano tra i miei pensieri.

Alla mia attenzione bastava poco o niente per svanire nel nulla e non c'era verso di applicarmi su una qualsiasi cosa, anche la più banale e meno impegnativa che fosse stata. Sembrava come se la mia testa avesse avuto qualcosa che non andava, come se funzionasse solo in un'unica direzione che io cercavo costantemente di deviare, intrattenendola con qualsiasi cosa non si riferiva a quella sera passata insieme.

Il problema era che non c'era verso di prestare attenzione a niente altro, quindi sentivo la testa piena di cose ma era come se fosse stata vuota.

Spesso, forse anche troppo, controllavo il cellulare sperando in un suo messaggio.

Nei giorni passati a volte ci eravamo scritti ma ormai avevamo perso quell'audacia e quella spensieratezza, i nostri messaggi erano innocui più un accertarsi l'un l'altra che tutto andava bene. Forse da una parte era meglio così, avevo bisogno di conoscerlo meglio e raffreddare un po' l'atmosfera che c'era stata tra noi mi avrebbe dato modo di farlo senza correre o affrettare troppo le cose.

Ad un certo punto mentre ero immersa nei miei pensieri, non so come ma la mia attenzione si concentrò sulle parole del professore.

«Elinor, la figlia maggiore, il cui parere era così efficace, possedeva una capacità di comprensione e una freddezza di giudizio che la qualificavano, anche se a soli diciannove anni, a dare consigli alla madre, è le davano la facoltà di contrapporsi, con vantaggio per tutti, all'avventatezza di Mrs. Dashwood che conduceva generalmente all'imprudenza. Aveva un cuore eccellente, e i suoi sentimenti erano forti, ma lei sapeva governarli, una qualità che la madre doveva ancora imparare, è che una delle sue sorelle era risoluta a non imparare mai.»

Riconobbi subito a cosa appartenevano quelle parole, era un romanzo che avevo letto molto volte sempre con un vivo interesse e mi riscossero da quello stato di torpore in cui ero piombata.

La voce bassa e cavernosa del professor Wilson era in contrasto con la dolcezza di quelle parole, ma destavano comunque in me quella stessa sensazione della prima volta che le avevo lette. Ogni altra cosa scomparve ai miei occhi, come se non ci fosse mai stato altro a turbare i miei pensieri e ogni singola molecola del mio corpo era protesa all'ascolto.

Cercavo di capire di cosa si stesse parlando in particolar modo, dato che non avevo ascoltato neanche metà di quella che era stata la lezione e mio malgrado in un secondo momento avrei comunque dovuto recuperare.

Dal quel poco che riuscivo a capirne il largo discorso del professore trattava della tematica portante dell'intero romanzo. Quell'argomento rispecchiava in tutto la mia situazione e mi faceva sentire presa in causa in prima persona. Il contrasto tra la razionalità di Elinor e l'emotività di Marianne era la perfetta rappresentazione della "guerra" che mi imperversava dentro, rendendo confuso e scuotendo il mio animo.

«Il romanzo è un chiaro tentativo di esaminare con cura di particolari e in maniera approfondita le due sorelle, ma ad un certo punto succede qualcosa che fa traballare tutto. La scrittrice non è più certa chi deve far prevalere tra la ragione e il sentimento» fece una pausa. Scrutò ogni singolo centimetro dell'aula come a verificare che tutti gli stessero prestando il giusto ascolto. «Chi sa descrivermi la figura di Marianne? Dovreste saper rispondere tutti dato che ve ne avevo assegnata la lettura tempo fa...»

«Era generosa, amabile e interessante; era tutto, eccetto che prudente» le parole mi uscirono da sole senza che io potessi fermarle e appena le pronunciai me ne pentii subito. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di me, non ero solita partecipare in maniera così attiva interloquendo con il professore ma ormai era fatta e non potevo tornare indietro. Anche lo stesso signor Wilson parve particolarmente stupito della cosa e non se lo fece ripetere due volte dal continuare ad interagire con me, approfondendo meglio l'argomento.

Mai più come prima (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora