«Pensi che ora potrei togliermi questa cosa dagli occhi? Sono stanca di non vedere nulla...» mi lagnai per staccarmi da lui, adoravo stare tra le sue braccia ma iniziavo a sentirmi a disagio e sentivo il suo sguardo su di me anche se non potevo vedere.«Puoi tenerla ancora qualche altro minuto per favore? Fallo per me...» lo chiese in una maniera talmente gentile e inaspettata che non potei oppormi.
La sua mano era ancora saldamente stretta alla mia e non accennava a lasciarla, mi guidò lungo un sentiero sterrato e non riuscendo a vedere dove mettevo i piedi avanzavo piano e con cautela. Senza la sua guida attenta e i consigli su dove non mettere i piedi, sarei di certo inciampata e caduta a terra.
Man mano che avanzavo avevo notato il cambiamento del vento che da leggero che mi scompigliava piano i capelli, era mutato in una brezza pungente e la potevo sentire distintamente sulla pelle.
Annusando bene potevo avvertire l’odore della salsedine, nel più totale silenzio potevo ascoltare il ritmico e costante movimento delle onde. Mi aveva portata al mare?
Senza rendermene conto mi ero fermata, non sapevo se l’avessi fatto con intenzione o se forse era stato Brian a farlo. Anche lui però era immobile di fianco a me e senza preavviso lasciò la presa sulla mia mano, io rimasi completamente sola e smarrita in quel buio provvisorio.
Poco dopo avvertii una lieve pressione sui fianchi e capii che non mi aveva abbandonata, si era solo spostato dietro di me e mi avvolgeva nuovamente in un dolce abbraccio. Teneva le mani posate sulla mia pancia e io mi accaldai come sempre mi succedeva in sua presenza.
«Pronta?» nella sua voce distinguevo una crescente euforia.
«Posso aprire gli occhi ora?» ero incredula di poter di nuovo tornare a vedere dopo tutto quel tempo. Armeggiò piano con il nodo del foulard e quando finalmente lo tolse potei ammirare un panorama stupendo.
Il tramonto dipingeva ogni cosa con il suo manto dorato e la distesa d’acqua che avevo di fronte rifletteva quel colore che pareva oro fuso.
Quel posto era semplicemente fantastico, perfetto in ogni suo minimo particolare, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire perché ci trovassimo lì.
«Perché siamo qui?» domandai timorosa di non aver capito una qualche attinenza che quel posto potesse aver avuto con me. Mi voltai verso di lui lasciandomi alle spalle quel panorama che per quanto bello potesse essere, risultava inutile e insignificante in presenza di Brian. Nei suoi occhi leggevo un’emozione che non riuscivo a tradurre in parole, era come se ci fosse qualcosa di non detto fra noi, qualcosa che ancora mi teneva nascosto. Decisi che per il momento l’avrei ignorato, ma entro la fine di quella serata avrei capito cos’era.
«Ti piace?» mi colse alla sprovvista dato che ero sovrappensiero, il sorriso che mi rivolse avrebbe potuto sciogliere persino il Polo Nord.
«Molto davvero, ma non capisco...» ammisi.
«Di solito vengo qui quando ho bisogno di pensare, di chiarirmi le idee su qualcosa o su qualcuno, di sbollire. Vengo anche a riflettere quando faccio cazzate e ultimamente ci vengo spesso...» mi strizzò l’occhio e io non potei fare altro che sorridere, forse quello per lui era un goffo tentativo di chiedere scusa.
«Cos’è il tuo posto segreto questo?» chiesi. Annuì semplicemente con la testa con un sorriso sornione stampato sulle labbra. «Perché vieni qui così spesso?» azzardai a domandare, speravo che almeno per una volta mi parlasse apertamente.
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Mai più come prima (#Wattys2016)
ChickLitAllison Martin. Occhi verdi come smeraldi. Pelle candida come la neve. Un'infanzia difficile alle spalle che l'aveva resa più forte. Non aveva perso la fiducia nelle persone, come avrebbe fatto chiunque. Ma in se stessa. Imparò troppo presto che un...