16.

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Seduta sotto il mio solito frondoso albero vicino al Conservatorio dei fiori, al riparo dai raggi del sole e da sguardi indiscreti me ne stavo con i piedi scalzi sull'erba e con la schiena comodamente appoggiata sul solido tronco. Aprii il sacchetto con miei bagel e finii lì il mio pasto, tirai fuori un libro dalla mia borsa e cercai il segno di dove ero arrivata a leggere. Accarezzai la copertina soprappensiero passando le dita tra le scanalature dorate del titolo, quel gesto familiare di solito mi aiutava a tranquillizzarmi ma quel giorno sembrava completamente inutile.

Ero ancora particolarmente stranita dall'atteggiamento di Brian, mi sembrava che mi trattasse proprio come se fossi una delle sue personali bambole giocattolo, gli piaceva giocare con me ma poi dopo un po' che lo faceva si stancava e mi accantonava in un angolo, come si fa di solito con i giocattoli vecchi. Quando era stufo di una ne prendeva un'altra e giocava con lei, dimenticandosi di tutte le altre lasciate in un angolino. Eravamo solo questo per lui: bei corpi con cui giocare a suo piacimento, ragazze abbastanza piacevoli con cui passare il suo tempo.

Rimasi a fissare il cielo completamente sdraiata sul prato con il sole che mi lambiva le gambe, adagiata sul fresco e piacevole prato assorta completamente dai miei pensieri.

A volte ma ne stavo lì senza fare niente proprio come in quell'esatto momento o senza la concentrazione giusta per fare una qualsiasi cosa, anche la più banale. La suoneria del mio cellulare mi riscosse da quel rilassante torpore in cui ero piacevolmente sprofondata, giudiziosamente guardai lo schermo prima di rispondere per evitare spiacenti sorprese. Era semplicemente Beth, così spinsi il tasto verde e accettai la chiamata senza indugiare oltre.

«Pronto, Beth?» domandai con un filo di apprensione, non avevo pensato al fatto che forse poteva non essere lei, anche se il telefono era il suo.

«Sì, sono io. Dove te ne sei andata?» chiese più curiosa che preoccupata, ormai sapeva che a volte per sbollire la rabbia avevo bisogno dei miei tempi e soprattutto dei miei spazi.

«Ti serve qualcosa?» non gli avrei svelato qual'era il luogo in cui mi rifugiavo quando volevo stare da sola, se qualcuno l'avesse saputo poi non sarebbe più stato così segreto.

«No, in effetti no. C'era qualcuno che ti cercava e che avrebbe bisogno di parlarti...» interruppe la frase lasciandola in sospeso, usando quel suo solito tono vago e ingenuo che in realtà voleva dire molto. Potevo immaginare benissimo chi era che mi cercava e con sincera verità preferivo starmene un po' da sola a riflettere, in sottofondo sentivo la voce di Brian come ovattata e non capivo esattamente cosa stava dicendo, ma poco mi interessava poi tanto quello che aveva da dire.

«Non ho voglia di parlarci...» chiarii subito il concetto, prima che potessero accampare una qualsiasi altra scusa per cercare di convincermi a vuotare il sacco. «Tra poco vado a casa, ma tienitelo per te mi raccomando. Comunque oggi non lavoro, ti trovo lì?» mi sarebbe piaciuto molto passare del tempo con lei, dato che ormai era così raro averla un po' per me negli ultimi tempi.

«No, passo in biblioteca devo cercare un libro che mi serve con urgenza. Ci vediamo per cena?» propose senza far trapelare le sue opinioni divergenti, sapevo che con certezza quasi assoluta cosa le girava per la testa, lei avrebbe voluto che io parlassi con quel ragazzo. Nell'ultimo periodo mi aveva spesso spinta verso di lui, ma non era semplice aprirsi ad un'altra persona come pensava Beth, mi serviva il mio tempo e poi come avrei potuto frequentare una persona che era solita non badare ad etichette e definizioni? Che dopo aver salutato una ragazza, la sostituiva dopo pochi attimi con un'altra?

«Ok, a più tardi allora...» acconsentii senza dire nient'altro.

Dopo aver chiuso la chiamata, riposi il cellulare di fianco a me e rimasi ancora per qualche ora sdraiata nella pace più profonda, dopo essere riuscita ad allontanare da me ogni tipo di pensiero, la mia mente era completamente sgombra. Restai ad osservare silenziosamente lo scorrere della vita delle altre persone: c'era chi andava di fretta e non si guardava mai attorno troppo preso dalle proprie cose per farlo, chi invece passeggiava con più tranquillità senza avere in mente una meta ben precisa, senza fretta ne urgenza, chi correva per scaricare lo stress della giornata cercando di buttare fuori i pensieri più sgraditi.

Mai più come prima (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora