Capitolo 13: Resta.

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Capitolo 13

"Resta"

Mancavano pochi giorni all'Eurovision Song Contest e ci davano già tutti per vincitori.
Non so perché i media avevano tutta questa fiducia in noi; non so se l'avevano perché erano di parte o perché credevano veramente in noi e nella nostra canzone.
Rimarrà sempre un mistero.
Anche Gianluca e Piero credevano nella vittoria, io un po' meno perché non volevo illudermi e poi c'era Anna che diceva che se non avremmo vinto, avrebbe dato fuoco al locale.
La solita scema.
Anche se ultimamente era un po' cambiata nei miei confronti; aveva iniziato a inventarsi scuse per non fare l'amore, non era più coccolona come prima e, cosa più importante, non riusciva più a guardarmi negli occhi.
Cercava sempre di evitare il mio sguardo, come se avesse qualcosa da nascondere.
Le chiedevo sempre se andasse tutto bene e puntualmente rispondeva di sì.
Ma io ero convinto avesse un altro o che Tommaso l'avesse ricontattata.
Non lasciava un attimo quel dannato telefono, così da non darmi l'opportunità di spiare i suoi messaggi.
Ero andato via per tre giorni da Bologna ed ero andato nuovamente a Marsala per il compleanno di mio nonno. Avevo preso nuovamente la cioccolata fondente di Modica per sciogliere un po' il cuore della mia dolce metà e per strapparle nuovamente un sorriso.
Arrivai a casa, in tarda serata, e appena aprii la porta trovai Anna seduta sul divano con vicino delle valigie.
A quella vista, il mio sorriso si spense pian piano al pensiero di ciò che temevo.

<<Ciao>> disse lei alzandosi dal divano.
La guardai confuso e dissi <<Ciao>>
<<Come stai?>>
<<Che significano quelle valigie?>> dissi guardandole e ignorando la sua domanda.
Sospirò e disse <<Devo parlarti, Ignazio>>

Ignazio.
Mi aveva chiamato Ignazio.
No Igna, no amore, no orso, ma Ignazio.
Significava che le cose si stavano mettendo male.

<<Che succede Anna?>> chiesi con tono rigido.
Abbassò lo sguardo, fece un sospiro e disse <<Torno a Firenze dai miei, Ignazio>>

Accennai un sorriso e dissi <<Amore, va bene. Non c'è nessun problema, no?>> 
Cercai di rassicurarmi, non pensando al peggio, e le accarezzai la guancia, ma lei prese la mia mano e la scostò.
<<No, Ignazio, forse non hai capito. Non torno più, rimango a Firenze>>
<<Non...capisco, Anna>> 
Cercavo ancora di non capire.
<<Non so se è il caso di continuare la nostra storia, Ignazio>> disse guardandomi negli occhi <<Io non voglio più stare con te>> 
Sentii la terra tremare sotto ai miei piedi.
<<Anna, che stai dicendo?>> dissi incredulo e spaventato.
<<Quello che ho appena detto. Io non so se ti voglio più al mio fianco, Ignazio>> 
Continuava a ripetere il mio nome, come se non lo conoscessi, mentre il mio corpo iniziava a sudare freddo.
<<Anna, tu non sai quello che dici! Stamattina mi hai scritto che non vedevi l'ora di vedermi e adesso torno a casa e mi dici che non vuoi più stare con me! Ma sei sicura di quello fai?>> cercai di farla ragionare, mentre il mio tono era aumentato e le mie mani iniziarono a tremare.
<<Sì che lo so, cazzo!>> urlò.
<<E perché vuoi lasciarmi?>> urlai.
<<Perché mi soffochi!>> urlò nuovamente.
<<Io ti soffoco?>> dissi con tono normale.
<<Sì, dannazione!>> continuava a tenere il tono alto <<Mi soffochi! Mi stai addosso! Sono giorni che non mi lasci respirare, che continui a guardarmi e a chiedermi se va tutto bene! Sì, sto bene, cazzo!>>
<<Questo è perché mi preoccupo per te!>> tornai ad alzare la voce.
Ero terrorizzato, tutto il mio corpo tremava.
Avevo una gran voglia di avvicinarmi a lei, di abbracciarla, di baciarla e di dirle che si sbagliava.
<<Io non voglio tutto questo, non voglio che tu mi stia addosso!>> disse col magone <<Io non ti voglio più>> una lacrima le rigò il viso, mentre la lama affilata e gelida della sua voce mi passava da parte a parte, perforandomi il cuore e poi l'anima.
<<Io non ti voglio più. Ne ho abbastanza>> bisbigliò, come se parlasse più a se stessa che a me.
Si calmò, ma restò a testa bassa, con la schiena curva, come un animale ferito.
Davanti a me non avevo una donna stanca del proprio uomo; davanti a me avevo una donna confusa, in grado di non capire ciò che stava facendo.
Regnava il silenzio in quella stanza, quando il rumore di una sirena le fece alzare lo sguardo cercando i miei occhi.
Aveva gli occhi rossi e gonfi.
Se lei davvero non mi voleva, non ci sarebbero state quelle lacrime ad annebbiarle la vista.
<<Non è vero>> sussurrai, lei mi guardò smarrita <<Non ti credo, Anna>> mosse le labbra, intenta a rispondere, ma io non le diedi modo di farlo e continuai <<Tu sei confusa, e dovremmo capirne il motivo. Ma non vuoi lasciarmi. Non è vero che non mi vuoi più>>

Un amore straordinario || Il Volo || Ignazio BoschettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora