Capitolo 19: Un amore straordinario.

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Capitolo 19

"Un amore straordinario"

Dicembre 2017.

Era passato un anno dalla scomparsa di Anna ed io non mi ero ancora ripreso.
Avevo provato milioni di volte a reagire, a rialzarmi, ma fallivo miseramente; ricadevo sempre in quella immagine di lei, sul letto di quell'ospedale, senza vita e puntualmente le lacrime iniziavano a scendere, come un fiume in piena e le mie urla echeggiavano tra le mura di quella casa che avevano visto nascere il nostro amore. Urlavo il suo nome, la chiamavo in continuazione, come se quello mi aiutasse a riaverla tra le mie braccia o a farmi star bene, ma stavo peggio e mi faceva sentire incredibilmente solo.
Piero e Gianluca mi stavano costantemente accanto, mi aiutavano in ogni mio momento di debolezza, consolandomi e spronandomi a reagire; loro erano riusciti a farlo, con qualche piccola ricaduta, ma erano tornati a sorridere, ma per loro era diverso, loro non avevano perso la donna della propria vita.
Il sorriso riuscivo a trovarlo solo sopra al palco, davanti alle nostre fan, ma era un sorriso finto, di quelli che fai per galanteria o per dovere ma, come ho detto in passato, io non ero bravo a mascherare le mie emozioni e le fan mi scrivevano in privato dicendo che si accorgevano della mia sofferenza e, anche loro, cercavano di tirarmi su il morale.
Avevano tutti una gran pazienza e un gran cuore, ma non potevo vivere per sempre nel dolore e soprattutto facendo impazzire gli altri, così, alla fine del nostro tour mondiale, presi una decisione: di fare una pausa di un anno.
Decisi di partire per un lungo viaggio, lontano dagli stress del lavoro e dalla quotidianità.
Decisi di fare una follia, decisi di andare a Bergen, in Norvegia, a piedi.
Avete letto bene, volevo andare a piedi; non avevo niente da perdere e avevo un anno intero per poterci arrivare.
Volevo evadere da tutto e da tutti e volevo riuscire a liberarmi dal quel dolore che mi perseguitava da un anno o poco più.
Non volevo le comodità dell'aereo, il lusso di un hotel a cinque stelle, volevo vivere "on the road", godendomi dei paesaggi, dormendo nel primo hotel che trovavo e fare un'esperienza fuori dal normale.
La cosa incredibile è che più mi allontanavo da Bologna e più sentivo di star bene, più sentivo che quel dolore spariva, passo dopo passo, giorno dopo giorno.  
Ebbi alcuni momenti di debolezza durante il viaggio ma, nonostante tutto, riuscii ad arrivare a Bergen. Ci misi poco più di un mese, arrivai pochi giorni prima di Natale.
Ricordo che poco prima di approdare, mi apparve in sogno Anna, ma con un'immagine diversa; aveva un vestito bianco a pois arancioni, mi tendeva la mano e mi diceva di vedere la neve. Ricordo che mi svegliai di botto e andai sul ponte del traghetto, subito dopo vidi il lontananza il porto di Bergen accompagnato da un magnifico paesaggio innevato.
Rimasi sorpreso, un po' per il sogno e un po' per il quasi raggiungimento del mio obiettivo, non sapevo se urlare o piangere dalla felicità, ma ricordo che stavo bene, che ero spensierato e non mi sentivo così da molto tempo.

Quel viaggio mi aveva cambiato e lo capii dal sogno che feci poco prima di approdare.
Era come se tutto quel dolore e quel rimpianto, li avessi lasciati in ogni città che avevo attraversato, e ad ogni sofferenza lasciata, riprendevo la felicità che mi apparteneva.
Io non volevo dimenticare Anna, dovevo solo riuscire ad accettare la sua morte e riuscire a farla andare via, perché sapevo che la stavo trattenendo a me con la mia sofferenza, sapevo che ad ogni mio pianto, era vicino a me ad implorarmi di sorridere, ma quel sogno mi aveva fatto capire che finalmente ero pronto a lasciarla andare. Quel sogno dove la ritraeva viva e felice, come se anche lei avesse fatto quel viaggio al mio fianco e fosse contenta di essere arrivata, sapendo che da lì a poche ore avrebbe esaudito il suo sogno di vedere l'aurora boreale.
Ero andato a Bergen per quel motivo, le avevo promesso che avremmo visto insieme quello spettacolo della natura e così avevo fatto, avevo mantenuto la nostra promessa.
Avevo un fatto un viaggio di trentadue giorni solo per lei, il mio angelo dai riccioli d'oro.
Ma se non avessi mai fatto quel viaggio, non avrei mai avuto il coraggio di scrivere un libro sulla nostra storia e di far sapere a tutti quanto il nostro fosse un amore straordinario.

Alla mia piccola Annerì.
Ti amo, detto col cuore.

Tuo, Ignazio Boschetto.

FINE.

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Siamo giunti alla fine di questa storia, ma non disperatevi, ci sarà l'epilogo.
Lasciate i penultimi commenti :)
Un bacio :*

.P.S. Ascoltatevi la canzone, ho preso spunto da quella per scrivere il capitolo e ci sta da dio con tutta la storia.

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