Filla si distese sull'erba, soddisfatto.
Si era ripreso dai vari dolori che lo avevano tormentato in quella settimana.
Forse un miracolo era stato quello che Haruna e suo padre li trovassero, distesi in fondo a quel fosso, feriti e sfiancati.
Dallo schiaffo di Akiko erano passati 8 giorni, ma nonostante questo ogni volta che ripensava a quel gesto gli formicolava la guancia.
Era forse stata colpa sua, se era rimasto svenuto per tre giorni? Se si era gettato in quell'inseguimento e in quel folle combattimento? Tutto ciò era avvenuto per Akiko. Perchè Filla non avrebbe mai permesso che nessuno le facesse del male.
Poi ripensava al fatto che Steave e Jack avevano rapito Akiko per attirare lui, sapendo quanto la ragazza contasse per Filla.
E avevano centrato nel segno.
Per lui Akiko contava davvero tanto e, anche se quello schiaffo era stato del tutto immeritato, gli faceva piacere.
Perchè in qualche modo anche ad Akiko importava di lui.
Era innamorato?
Oh sì, cavolo se era innamorato.
Il flusso dei suoi pensieri fu bruscamente interrotto dall'arrivo di Nick, che gli si gettò sopra, quasi fosse una piscina umana.
《Ahi!,》gemettè Filla, 《mi sei atterrato sulla pancia come un sasso!》.
Nick ridacchiò, ma poi si fece improvvisamente serio:《Ma quindi è vero che ve ne andate?》.
《Sì, Nick.... vedi io e Akiko ci siamo messi in viaggio... principalmente per viaggiare. Ma non temere, sulla strada del ritorno passeremo a trovarvi》.
Dicendo così Filla spettinò con una mano i capelli del bambino, che tuttavia lo fissava ancora malinconico.
《Dai, andiamo a giocare a calcio!》disse il ragazzo e subito Nick si rianimò, seguendo il suo nuovo amico, che inevitabilmente sarebbe entro poco partito verso chissà quali luoghi.L'indomani Filla e Akiko erano pronti per ripartire, per riprendere quel loro viaggio. Era il dodicesimo giorno dopo lo spiacevole incontro con i bulli e Akiko era impaziente di andarsene da quel posto. Non che fosse stata male, anzi, le dispiaceva tantissimo dover lasciare Haruna, Nick e i loro genitori, ma era come se la sua voglia di conoscere le impedisse di rimanere statica, ferma nella stessa situazione.
Era stata la sua lotta continua per ben 16 anni. La vita le sembrava troppo monotona e aveva sempre fatto di tutta per impedirle di rendersi tale.
Amava il dinamismo, era quello che si suol dire "un vulcano attivo".
Così in quel momento triste si ritrovava a scalpitare impaziente.
《Passeremo a trovarvi sulla via del ritorno, non vi preoccupate,》disse Akiko sorridendo, 《vi siamo immensamente grati. Non so cosa avremmo fatto senza di voi. 》
Haruna sorrise a sua volta:《È stata una fortuna per noi incontrare persone così gentili e divertenti.》.
Le due ragazze si abbracciarono strette, rimpiangendo di doversi lasciare dopo la nascita di un'amicizia così grande, quale era la loro.
Akiko e Filla si inerpicarono per un sentiero collinare, dopo aver salutato anche gli altri membri della famiglia, e averli ringraziati innumerevoli volte per la loro gentilezza.
Il loro obiettivo iniziale era quello di raggiungere la costa e proseguire verso Sud, costeggiandola. Tuttavia nel corso di quella settimana, Filla e Akiko avevano preso una decisione di comune accordo.
Akiko, infatti, desiderava raggiungere le Isole Orange e prendere parte alla Lega Pokemon che vi si svolgeva e Filla aveva sempre sognato di visitare quelle isolette così belle e caratteristiche. Di conseguenza, si stavano ora dirigendo verso la più vicina città portuale.Già camminavano da qualche ora, quando, stanchi, decisero di sostare brevemente sul sentiero, tuttavia non prolungando troppo la loro sosta.
Avevano intenzione di giungere entro breve alle Isole Orange: la lega sarebbe iniziata di lì a un mese, e ancora Akiko doveva conquistare le quattro medaglie dei quattro capipalestra delle isole.
Avevano quindi intenzione di giungere entro la mattinata del giorno dopo alla città portuale.
Akiko era distesa sull'erba con Eevee acciambellata sul ventre.
Finalmente si erano rimessi in viaggio. Era stata una mezza tortuta aspettare, ma soprattutto aspettare e temere per Filla, sperare che si rimettesse, che si risvegliasse.
Odiava aspettare.
《Sai, Filla, mi piacerebbe vedere il Torneo della Megaevoluzione. È una novità di Kalos e sono davvero curiosa di indagare più a fondo》.
Il ragazzo si fece subito più attento:《Sì, ne ho sentito parlare. Se ci sbrighiamo ce la facciamo a vedere qualcosa. Comincia tra 2 giorni》.
Furono interrotti da una serie di schiocchi, somiglianti a teneri ramoscelli infranti da un piede incauto e pesante.
Eevee raddrizzò subito le orecchie, come allarmata.
Si agitò inquieta e saltò giù dalla pancia di Akiko, annusando l'aria sospettosa.
《È meglio andare via》disse Filla.
La ragazza si limitò ad annuire e rapidamente presero le loro cose e si rimisero in marcia.
Eevee, dalla sua solita posizione, sulla spalla di Akiko, continuava a scrutare il bosco che circondava i lati della strada sterrata. Percepiva qualcosa.
《Probabilmente siamo tutti paranoici》 si disse Akiko. Ma dopo le esperienze vissute, aveva tutte le ragioni per stare sull'attenti.
Proseguirono tutto il giorno con passo spedito, percorrendo molta strada. Verso le cinque si imbatterono in un vecchio camioncino, guidato da un simpatico vecchio.
Quando ebbe salutato i ragazzi e appreso che si stavano dirigendo al porto, fu assai contento di offrir loro un passaggio.
Il signore era diretto alla città più a sud di quella che era la meta di Filla e Akiko. Lasciò dunque i due amici nei sulla via principale che portava al Porto e li salutò amichevolmente.
La strada, sterrata, proseguiva per un breve tratto, per poi ridiscendere un pendio ripido alla cui base si stendeva la città, bella e splendente nella luce della sera.
Tutto sembrava tranquillo, ma Eevee ancora non si era calmata.
Udì un fruscio, debole ma esistente, provenire da un punto indefinito alla sua sinistra.
Fece appena in tempo a lanciare un grido, 《Eeevaaaaaaii》, prima che qualcosa fuoriuscisse dalla boscaglia, sibilando.
Akiko si lanciò in avanti, placcando Filla alle spalle, poichè era poco più avanti di lei. Finirono entrambi a terra, evitando la cosa sibilante,che si conficcò nel terreno pocò distante dai ragazzi.
La ragazza attese qualche secondo, cercando di udire qualcosa che segnalasse la presenza di qualcuno - o qualcosa. Poi Filla bofonchiò qulche parola incomprensibile e gemette e solo allora Akiko si rese conto di essere distesa su di lui e di avere pure un braccio piantato nelle sue costole.
Si alzò lentamente e si avvicinò allo strano oggetto che aveva attentato alla loro vita.
《Davvero Akiko, grazie tante, mi hai rotto una costola》gemette Filla, massaggiandosi un fianco.
《Penso che mi ringrazierai presto. Vieni a vedere》.
Quelli che era rimasto conficcato in terra, era un coltello, o meglio, un coltello da lancio. Era completamente nero, compresa l'impugnatura che si confondeva quasi con la lama. Sembrava appena abbozzato nella roccia, ma Akiko notò che la lama era affilata, e probabilmente anche tagliente.
Chiunque aveva lanciato quel coltello, lo aveva fatto per ferire.
《Andiamocene Filla》Akiko scattò in piedi urtando contro il compagno.
Entrambi cominciarono a correre verso la città, fuggendo da quel luogo che celava chissà quali pericoli.Era ormai sera e i due ragazzi erano seduti al tavolino di un bar. L'aria era fresca e piacevole.
Il bar era fiancheggiato sulla parte sinistra da un vicolo buio, cieco, che portava all'uscita sul retro del locale.
Ad Akiko sembrò quasi di intravedere una sagoma nell'ombra, che sembrava ergersi minacciosa.
Quasi le andò a traverso il frullato che stava benevendo. Quasi non si stupì quando sentì il familiare sibilio di un coltello lanciato e, prontamente, sollevò lo zaino, parando il colpo.
Il coltello vi rimase conficcato.
Stavolta la ragazza scattò verso il vicolo dal quale era partito il colpo. Rimase ferma, immobile di fronte all'oscurità, cercando di intravedere qualcosa.
Poi si sentì tirare per un braccio e si voltò di scatto. Era Filla.
《Sei matta, Akiko? Andiamocene di qui!》.
Lasciarono i soldi sul tavolino e si diressero, velocemente verso il porto, guardandosi ansiosamente le spalle.Finalmente erano seduti nella sala interna del traghetto, diretti alle isole Orange. Erano ancora piuttosto sconvolti dall'accaduto, e il cuore di Akiko ancora batteva all'impazzata.
《Dovremmo denunciarlo alla polizia》.
Filla aveva parlato con un fil di voce, quasi timoroso che il misterioso attentatore fosse in agguato.
Akiko storse la bocca:《E credi che ci crederebbero? Che crederebbero a due ragazzini? E poi cosa potrebbero fare? Inseguire un fantasma che lancia coltelli?》.
Filla alzò le spalle:《Varrebbe la pena provare》
《Vedremo》 fu la risposta della ragazza.
Rimasero ancora in silenzio, seduti sui divanetti del traghetto, luno di fianco all'altra, tuttavia senza parlarsi.
《Non ti ho ringraziata, per oggi. Probabilmente mi hai salvato la vita》 disse ad un tratto Filla per rompere il silenzio.
Akiko sorrise dolcemente, fissandolo, e facendogli venire le farfalle allo stomaco:《Ho solo ricambiato il favore. Se non sbaglio, contando la volta del fiume e del rapimento, siamo a due contro uno per te. Ancora ho molta strada da fare》.
Filla avrebbe voluto ribattere, dire che no, non era vero, al fiume era stato vaporeon a salvarla, non lui, che non aveva fatto nulla di speciale. Che era innamorato di lei. Ma la ragazza, sopraffatta infine dal sonno, si addormentò, appoggiandosi a Filla, involontariamente, prima che il ragazzo raccogliesse il coraggio necessario.
Filla sorrise, rabbrividendo al contatto della guancia di Akiko sulla sua spalla.
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Viaggio
RandomQuesta storia parla dell'incredibile mondo dei Pokemon, delle avventure che gli allenatori vivono, guidati dall'amore e dalla passione per queste creature. Akiko è una ragazza di sedici anni, che finalmente può realizzare il suo più grande sogno: in...