Akiko insistette a lungo. Voleva a tutti i costi tornare sulla terraferma, a Porto Orange. Il biglietto lasciatole dalla criminale talvolta sembrava prendere fuoco nella sua tasca o nello zaino dove lo conservava segretamente. Era come se fosse una presenza costante al suo fianco, che la spronasse a scoprire di più. Di più.
Per quale motivo una persona che aveva tentato più volte di ucciderla le avrebbe dato appuntamento? Forse per qualche scopo infausto? Perchè proprio a lei? Come poteva sapere che nel futuro si sarebbe presentata la necessità di rivedersi?
Ma gli interrogativi che vagavano nella sua testa, rimbalzando da una parte all'altra del suo encefalo, producendo un fastidioso e persitente rumore, dovevano momentaneamente rimanere senza risposta. A volte, è proprio l'attesa a suggerire la scelta migliore.
C'era solo un problema. Lei odiava aspettare. L'attesa era qualcosa che non si conciliava con la sua vitalità e impulsività.
《E così ci getteremo di sotto alla scogliera》disse Filla.
Akiko annuì distrattamente, continuando a vagare in lungo e in largo con il pensiero, lo sguardo fisso su un punto all'orizzonte.
《Vedi che non mi stai ascoltando?》
Akiko si riscosse e guardò Filla, il quale sembrava abbastanza scocciato, e anche un po' divertito.
《Scusa Filla, ero distratta. Dicevi?》
Filla sospirò:《Me ne sono accorto. Comunque ti propongo quest'accordo. Rimaniamo altre due settimane qua, sulle isole Orange, poi torniamo sulla terraferma》.
Due settimane? Era decisamente un tempo troppo lungo.
《Mi sembrano tante due settimane,》 disse Akiko, dando voce al suo pensiero, 《però va bene, anche perchè mi sembra più che giusto che tu possa fare ciò che eri venuto a fare su quest'isola, ovvero cercare tracce di Pokemon Leggendari. Ma tra due settimane precise torniamo a Porto Orange, d'accordo?》.
Filla acconsentì con un sorriso, soddisfatto della conclusione delle trattative. Finalmente si sarebbe potuto dedicare alla ricerca dei Leggendari, avvistati l'ultima volta proprio sulle isole Orange, un tema che lo interessava e intrigava fin da bambino.
Poi guardò Akiko e la vide pensierosa e forse un po' preoccupata per qualcosa del quale lui era completamente all'oscuro, e una lieve preoccupazione si fece strada in lui.E due settimane passarono. Passarono lente, furono estenuanti a causa della loro lentezza.
Per Akiko fu una tortura, anche se non poteva negare di essersi davvero divertita.
Purtroppo Filla non aveva trovato molti indizi riguardanti i Leggendari, ma non si era scoraggiato, ben sapendo che il suo era un compito tutt'altro che facile.
Si erano allenati a lungo e avevano visitato dei bei posti.
Tuttavia, quando Akiko mise piede sul molo di Porto Orange, tirò un sospiro di sollievo, ovviamente accompagnato dall'immancabile brivido adrenalinico che le percorse la schiena e che stava a indicare quanto lei fosse eccitata.
《Sai Filla, vorrei tornare nel bosco dove siamo quasi stati colpiti dal coltello la prima volta. Ho bisogno... di verificare una cosa.》
Filla la guardò male, forse pensando che fosse impazzita tutta insieme.
I suoi occhi marroni trasudavano scetticismo e apprensione.
Akiko ridacchiò, divertita dalla sua espressione un po' sconcertata:《So che tu pensi che io sia diventata pazza. Ma... fidati di me. Dobbiamo tornare lì》.
Filla annuì, piano:《Non so cosa tu debba fare... ma mi fido di te, Akiko》.
Si avviarono lungo la strada maestra, soleggiata e piena di vita.
C'erano bambini che scorrazzavano o mangiavano gelati, giovani che passeggiavano o scherzavano in allegria, anziani a passeggio sereni e rilassati. Un miscuglio di età e colori, di pensieri ed emozioni.
Akiko ci mise un po' per sentirsi a proprio agio in mezzo a tanta gente: sulle Isole Orange, a causa dei luoghi decisamente contenuti, non si verificava mai un grande affollamento di persone. Forse sarebbe stata una delle cose che le sarebbe mancata di più di quelle isole: la calma e la possibilità di immergersi nella natura più incontaminata, accompagnata in quel dolce e rilassante percorso solo dai suoi Pokemom. E da Filla, ovvio.
Via via che procedevano, Akiko cercava di intrattenere una conversazione con Filla, per mascherare e soffocare l'agitazione che le metteva in subbuglio lo stomaco.
《Akiko, a me puoi dire tutta la verità, lo sai》disse ad un tratto Filla, interrompendo un breve momento di silenzio.
Akiko lo guardò interrogativo.
《Oh, non fare quella faccia,》 continuò il ragazzo, 《sai benissimo di cosa sto parlando. Sono due settimane che qualcosa ti preoccupa. Sei impaziente e molto pensierosa. Ed ora vuoi che torniamo nel luogo dove quasi ci hanno ucciso. Non pensi che ci sia bisogno di una spiegazione?》
Akiko non rispose subito, ma ponderò la risposta con calma. Avrebbe dovuto confessare i suoi sospetti e le sue preoccupazioni a Filla? O forse sarebbe stato meglio aspettare, almeno finchè non avesse scoperto qualcosa che le avrebbe reso tutto più chiaro? Pensò un po' e poi le parve meglio così; avrebbe aspettato, per non allarmare inutilmente il ragazzo.
《Devo solo verificare una cosa. Se trovo qualche indizio che possa rendermi le cose più chiare, ti spiegherò tutto. Credimi, c'è tanta confusione anche all'interno della mia testa》.
Filla alzò le spalle in un gesto rassegnato. Ormai sapeva bene che Akiko era irremovibile riguardo alle sue decisioni.
Giunsero infine in quel tratto di sentiero dove erano stati attaccati per la prima volta. I ragazzi andarono avanti e indietro, frugarono in ogni cespuglio, scrutarono e presero in considerazione ogni minimo dettaglio. Tuttavia nè Eevee e gli altri Pokemon percepirono qualcosa, nè Akiko e Filla trovarono ciò che poteva fare al caso loro.
Dopo qualche oretta, quando il sole era alto in cielo e il calore che diffondeva raggiungeva la sua intensità più elevata, si sedettero all'ombra dei rami di una grande quercia, cercando un po' d'ombra e un po' di sollievo dalla caluria estiva.Eevee ad un tratto sollevò la testa. Akiko avvertì, come in un deja-vu, il rumore di alcuni ramoscelli spezzati. Si voltò verso il folto del bosco.
Ciò che vide emergere dalla selva era ben diverso da un coltello o uno Zoroark minaccioso. Erano due ragazzi, sorpresi almeno quanto loro di trovare allenatori in quella zona e a quell'ora del giorno.《Ciao!》salutò Akiko, rivolgendo un sorriso amichevole nei confronti degli sconosciuti.
Essi erano un ragazzo e una ragazza, piuttosto alti e magri, lui più alto di lei. Era palese che fossero fratelli, se non gemelli: stesso fisico, stessi capelli neri e ondulati, stessi occhi scuri, quasi neri.
《Ciao!》rispose la ragazza, ricambiando il sorriso.
Filla e Akiko si alzarono per presentarsi.
《Salve, io sono James, lei è Jasmina. Siamo allenatori in viaggio per allenare i nostri Pokemon》il ragazzo strinse la mano prima ad Akiko e poi a Filla.
《Io sono Filla》.
《E io sono Akiko. Lei è Eevee, la mia inseparabile amica》.
《Un'Eevee shiny?,》Jasmina strabuzzò gli occhi, mostrando stupore, 《è bellissima!! Non mi era mai capitato di vederne una!》
Akiko accarezzò il sofficie e argentatao manto della sua
amica:《Che ne dite se facciamo qualche lotta e mangiamo qualcosa insieme? Per conoscersi meglio?》.
《Ci sto! Sto letteralmente morendo di fame》disse James, sedendosi poi a terra, seguito a ruota dagli altri.
Akiko esitò. Non le era sfuggito quel lampo, fugace, furtivo, che aveva attraversato gli occhi di Jasmina e anche di James nel momento in cui aveva presentato Eevee. E malgardo la ragazza si fosse mostrata stupita nel constatare che il Pokemon fosse uno Shiny, ad Akiko era parsa subito una finzione. Jasmina in qualche modo sapeva, si aspettava di trovare uno Shiny. Ad Akiko lo sguardo dell'altra ragazza le era parso quello di un cacciatore che finalmente ha trovato la sua preda, ma che, paziente, si mette in posizione d'attesa, per sorprenderla nel momento migliore.
Alla fine, dopo un attimo di esitazione che le parve infinito, si sedette.I ragazzi chicchierarono un po', per conoscersi meglio. Poi decisero di mangiare qualcosa, e ognuno estrasse dagli zaini panini, frutta e quant'altro.
Ben presto furono disposti su un telo bacche di ogni genere e dimensioni, panini, acqua fresca, biscotti e miele.
Poi Jasmina pescò un contenitore dal suo zaino e lo aprì, liberando nell'aria una dolce fragranza.
《Sapete, noi veniamo da Kalos. La specialità della regione sono i Pan di Lumi. Prendete, assaggiateli. Sono buonissimi》.
Filla e Akiko accettarono e ciascuno addentò quella squisita leccornia.
Akiko spalancò gli occhi, sorpresa dalla bontà di quelle paste così particolari. Ingoiò il primo boccone:《Sono davvero buonissimi!》.
Addentò nuovamente il Pan di Lumi, e lo sguardò le si appannò. Sbattè più volte le palpebre.
Forse tutto era un errore. Fu colta da un dubbio improvviso, che, maligno, si fece strada nella sua mente.
Erano stati stupidi. Stupidi e imprudenti.
Ogni parola formulata nel suo pensiero, benchè non venisse pronunciata, le rimbombava in testa, facendole fischiare le orecchie.
Eevee.
Si sentì stanca, infinitamente stanca. Sentì che qualcosa la trascinava verso il basso, verso il fondo di un baratro oscuro che del fondo non aveva nemmeno traccia. Precipitò, giù, giù.
Perse i sensi e tutto divenne nero.
STAI LEGGENDO
Viaggio
RandomQuesta storia parla dell'incredibile mondo dei Pokemon, delle avventure che gli allenatori vivono, guidati dall'amore e dalla passione per queste creature. Akiko è una ragazza di sedici anni, che finalmente può realizzare il suo più grande sogno: in...