• 3 • Melodia

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Sabato mattina, niente scuola.
Dopo il lungo silenzio del pomeriggio scorso, Eren non avrebbe più voluto passare un momento come quello.
Si sentiva a disagio al solo pensiero.
Si alzò dal letto, e scese le scale.
Come ogni buon sabato mattina, preparò il caffè per Mikasa, e due tazze di latte per lui e Hanji.
'I biscotti' si precipitò a prendere un pacchetto chiuso di biscotti alla vaniglia con gocce di cioccolato, la cosa più dolce che avesse mai mangiato. Afferrò poi, un altro pacchetto di biscotti, bianchi senza aggiunta di un sapore in più. Eren non si chiedeva neanche più per a Hanji piacessero così tanto. Si era arreso quando le aveva fatto provare uno dei suoi, e poi lo aveva sputato via.
Leggermente rivoltante per Eren.
Sistemò i suoi biscotti e quelli secchi di Hanji sull'isola della cucina. Dove facevano spesso colazione.
Prese una tazza lunga in porcellana, di un rosso scuro. Era la preferita di Mikasa, si versava sempre il caffè lì.
Anche se lei diceva semplicemente che era una "stupida tazza".
Versò il caffè dentro la "stupida tazza" di Mikasa, senza aggiungere zucchero o dolcificante. Neanche del miele.
Poi versò il latte dentro le tazze, e sistemò tutto sull'isola accanto ai biscotti.
In quel momento, Mikasa era appena entrata in cucina, e afferrò la sua tazza che aveva già adocchiato da lontano.
Poco dopo di lei, arrivò Hajii che prima di ogni altra cosa si precipitò su i suoi biscotti. Saltellando, si avvicinò allo sgabello, e iniziò a mangiare i biscotti dopo averli immersi nel latte.
Eren, con tutta calma beveva il suo latte e mangiucchiava più biscotti possibili.
-Pronto per oggi?- gli chiese Hanji con gli occhi sognanti. Mikasa la guardò, e scansando il suo sguardo sul ragazzo attendeva la sua risposta.
-Credo, di sì- un intero biscotto occupò la sua bocca, anche se gli era quasi impossibile masticare.
-Bene allora preparati! Fra poco andiamo- lo avvertì la donna, finendo il suo latte e dirigendosi verso la lavastoviglie, con fra le mani la tazza vuota. Poi salì di nuovo le scale, e scomparve sempre saltellando.
-Non preoccuparti, sarà bravo se Hanji te lo ha proposto- Mikasa prese parola interrompendo i pensieri di lui. Lo conosceva bene. Meglio di quanto si conoscesse lui stesso.
-Lo so- sospirò posando la tazza sopra il marmo grigiastro -ma se sono io ad non essere adeguato?- le chiese preoccupato.
Una smorfia contrariata prese possesso de suo viso -ti fai troppi problemi- borbottò -sei abbastanza bravo credimi...- una sua mano gli accarezzò la spalla.
Eren abbassò la testa per guardarla, mentre lei alzò la sua. Erano più che cugini, erano come fratelli.
Nessuno dei due aveva i genitori. Non più. E anche se Hanji li aveva accolti sotto la sua ala, loro due si erano fatti forza a vicenda. Sempre e solo loro.
L'uno era l'ancora dell'altra.
Eren annuì, con un sorriso che Mikasa ricambiò appena.

Si era già preparato. Una maglietta a righe bianche e nere, una giacchetta verde scuro, che faceva risaltare i suoi occhi, e dei pantaloni neri. Semplici e comuni. Era pronto.

Sentiva una strana pressione, mentre Hanji lo aspettava in macchina.
Scese le scale, e vide Mikasa sul divano -tu non vieni?- le chiese sulla soglia della porta. Lei scosse la testa -vi aspetto qui...- il suo sguardo perso nella tv di fronte a lei, mentre un telefilm che segue spesso veniva appena trasmesso. Infondo, anche lei aveva le sue passioni.
-Okay!- si voltò e aprì la porta, -buona fortuna- la sentì urlare, -grazie- le urlò lui con un sorriso. Uscì di casa, e raggiunse Hanji alla macchina.

Era una casa ampia e spaziosa all'apparenza. Forse un po' cupa e triste.
I muri scuri e grigiastri rendevano l'abitazione tetra e malinconica. Ma Eren non si era mai fermato alle apparenze.
In contemporanea, lui e Hanji scesero dalla macchina e si avvicinarono alla porta.
Hanji suono il campanello, e poi aspettarono. Dopo un po', a Eren venne un gran dubbio che ci fosse qualcuno in casa.
Ma proprio in quel momento, la porta si aprì, mostrando una dolce e indifesa anziana.
I capelli bianchi, raccolti un un grazioso chignon su cui dei fiori di stoffa rosa e viola erano accuratamente posizionati. Una giacchetta abitata e un vestito bianco, su cui c'erano disegnati fiori di varie sfumature di rosa.
-Salve Signora Hun!- salutò allegramente Hanji come suo solito. La donna le sorrise -signorina Zoe, da quanto tempo- la accolse in un caloroso abbraccio, mentre Eren si sentiva fuori luogo da quel dolce abbraccio.
Si sistemò meglio gli occhiali, anche se poteva benissimo stare senza.
Dopo quel lungo abbraccio, la donna lo guardò col fare sorpreso e curioso.
-Signora Hun, lui è Eren Jaeger. Siamo venuti...- Hanji stava per spiegare il motivo del loro arrivo. Ma la donna la interruppe -siete venuti per lui...- il suo tono era rimasto dolce e intuitivo.
Si scanso da davanti a loro, concedendogli il passaggio verso l'entrata dell'abitazione.
Hanji inclinò la testa, ringraziando. Mentre Eren rimase stupefatto dall'arredamento, mentre un leggero suono invadeva il suo udito, e sicuramente, anche quello delle altre due donne.
Una canzone. Una canzone dolce e leggera, bellissima. Ma c'era della malinconia in quelle note suonate più che bene.
Il pianista, doveva essere lui. L'uomo che gli avrebbe insegnato tutto sullo strumento di cui tanto ambiva la conoscenza.
Ma quella melodia. Quella melodia distoglieva ogni pensiero. Ogni dubbio. Ogni domanda.
Rendeva la mente vuota, e la riempiva con parole silenziose e inespresse.
Come si può trasmettere tanto con niente? Se lo sarebbe chiesto, ma solo alla fine.
Il leggero vociferare dietro di lui, lo avvertiva che solo lui si era accorto dell'immenso aiuto, della tristezza, e della dolcezza che quelle note esprimevano.
Lentamente percorse il lungo corridoio, guidato dalla sua curiosità e l'udito.
Una porta socchiusa, mostrava appena la luce che illuminava la stanza. Spalancò lentamente la porta, mostrando l'interno d'essa.
Il parquet, di un legno chiaro. La finestra, simile alle vetrate di una serra. Accanto, un pianoforte a coda, completamente nero.
E un ragazzo, lì. Seduto sullo sgabello, con la schiena rigorosamente rigida e dritta.
Le sue dita viaggiavano agili sui tasti, in modo lento, raffinato, e delicato.
Sembrava che non toccasse neanche i tasti del pianoforte.
Il suo sguardo era crucciato, pensieroso e triste. Eren era rimasto incanto.
Dalle sue mani, la melodia che producevano. Da lui.
E in quel momento, la melodia diventò ancor più triste e malinconica, proprio quando sembrava sul punto di morire, e sembrava stesse trovando il lieto fine. Si fermò di colpo, le sue mani erano ferme. Ed Eren si chiese perché si fosse fermato così bruscamente. La sua espressione tramutò in una inespressiva. Vuota, e senza sentimento.
E in quel momento, il giovane notò una fasciatura al polso sinistro.

Il viso dell'uomo si alzò proprio in direzione del ragazzo, -chi diavolo sei?- chiese diretto

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Il viso dell'uomo si alzò proprio in direzione del ragazzo, -chi diavolo sei?- chiese diretto. Eren non sapeva che rispondere, si sentiva in panico.
Si rese conto di essere proprio al centro della stanza, a pochi metri da lui e dal suo sguardo glaciale.
Dopo un po', non era riuscito a dargli risposta.
L'uomo sulla trentina si alzò in piedi. Eren si sentì ancora più alto del solito, data la bassezza dell'uomo. Ma il suo viso era a pochi centimetri dal suo.
I suoi capelli neri avevano un taglio simile a quello militare. Rasati, nella parte inferiore, ovvero dalla nuca alle zone circostanti alle orecchie, mentre le ciocche superiori erano abbastanza lunghe da sfiorare la punta delle orecchie e presentavano la riga a destra.
Le braccia erano abbastanza muscoloso, 'chissà come deve essere sotto la camicia' pensò. E quando si rese conto dei suoi pensieri, iniziò ad arrossire come una dodicenne.


Shalve gente dello spazio manghistico! :D Cosa state facendo di bello? IOH in questo momento sto cavalcando un Panda-Pony *-* rincorro un arcobaleno per tutto lo spazioooo! Perciò se percaso vedete una strana cometa, sono io XD

-Ma perché un Panda-Pony..?
-Perche shi! Io può U-U

Cosa ne penshate del capitolo? Vi piashe?
A Levi Sì, me lo ha confessato con la sua espressione più dolce.... simile a quella di quando deve pulire :3
Gli si sono illuminati gli occhiii *x*

Occhei! Okkei! Okkey! Okay! Ok! LOL

Uɴ Sᴇᴍᴘʟɪᴄᴇ Tᴏᴄᴄᴏ || 𝐋𝐞𝐯𝐢 𝐀𝐜𝐤𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 || ERERIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora